Come superare la dipendenza affettiva dovuta ad una madre narcisista?

Denisa

Bongiorno, spero qualcuno sappia aiutarmi.
Premetto che da poco ho capito che mia madre è narcisista, e che la maniera in cui mi trattava e mi faceva sentire, erano un suo problema, e non semplicemente un carattere pessimo.
In questo ultimo anno mi sono avvicinata molto ad un ragazzo che piano piano ha terminato per diventare praticamente la mia ossessione: lui per me era perfetto, vedevo solo lui bello, affascinante, e pensavo che se solo avesse smesso di essere così sfuggente e vivere con così tanta superficialità, per noi sarebbe stato tutto perfetto.

Sapevo che non sarebbe mai stato mio, nel senso che a me non ci avrebbe mai tenuto veramente, (ed era esattamente questa la cosa che più mi attraeva di lui) e che non fosse per me: fumava sigarette e marijuana, in serata si ubriacava, aveva più assenze che presenze a scuola, non gli importava realmente di nulla, e a novembre ho scoperto che faceva uso di cocaina. Ricordo che la prima volta che lo rividi a scuola, dopo averlo scoperto ci parlai per 5 minuti all'intervallo e poi appena mi girai scoppiai a piangere per un'ora intera. Non sopportavo l'idea che lui stesse male, che probabilmente aveva sofferto tanto da dover arrivare a drogarsi, e avevo l'impressione che nessuno provasse veramente ad aiutarlo. Volevo quindi essere io quella che lui voleva e di cui si fidava, anche se in realtà sapevo che non sarebbe stato possibile.
Piano piano diventò la mia ragione per alzarmi dal letto e andare la scuola, parlavo sempre e solo di lui, ovunque andavo speravo di incontrarlo, il mio mondo girava praticamente attorno a lui. Questo fino a maggio, quando decise di mollare la scuola.. quando me lo disse un suo compagno scoppiai a piangere, piansi tutta la notte, e la mattina dopo fino a quando lo rividi in corridoio: la preside aveva deciso di dargli una seconda possibilità, se non avesse fatto più assenze. Ero arrabbiata, lo insultai, ma lo abbracciai forte, ma ero tranquilla perché sapevo che c'era. Per due giorni..dopodiché è sparito ancora, e questa volta del tutto...
Non c'era nulla di concreto tra noi, parlavamo solo quesi 2/3 minuti al giorno, era tutto nella mia testa e lo sapevo, ma non riuscivo a farne a meno.
Per sbaglio un mese fa lessi un blog di una psicologa sulla dipendenza affettiva, in particolare sulla co-dipendenza, ed era esattamente ciò che io stavo e sto ancora Vivendo.
Mi ero sempre chiesta perchè i miei rapporti con i ragazzi erano più ossessioni: mi sono sempre interessati ragazzi più grandi a cui io non interessavo, e nonostante ci fosse sempre una piccola intesa, non riuscivo mai ad arrivare a nulla di concreto con nessuno..
Adesso che sono praticamente sicura che la mia maniera di vivere le relazioni come un'ossessione sia dovuta alla maniera in cui mia madre mi trattava, cosa devo fare per uscirne?
In molti articoli c'era scritto di passare del tempo soli, fare cose che appassionano etc, ma oramai questa è la terza volta che vivo una situazione in cui sono ossessionata, (e quella più grave!) non voglio accada di nuovo, ora che lui non c'è più ho momenti in cui mi sento sola e non trovo senso in nulla, alternati a momenti di vuoto o di euforia, momenti in cui mi manca e farei qualsiasi cosa per rivederlo, ad altri in cui provo disprezzo o nemmeno ci penso.
Ho paura che se faccio finta di nulla e mi impegno per andare avanti, come se niente fosse, prima o poi accadrà di nuovo, e ho paura, perché ogni volta è sempre peggio, è rivivere lo stesso dolore all'infinito, e ogni volta amplificato.

3 risposte degli esperti per questa domanda

Cara Denisa

hai ragione a dire che, se fai finta di nulla, il problema non scomparirà ma continuerai a riviverlo. Mi sembra che la tua analisi sia molto lucida e che tu sia molto consapevole dei processi che si mettono in atto quando sei attratta da un ragazzo; su un piano razionale, quindi, hai tutto chiaro, tuttavia non riesci a invertire la rotta. Questo perchè molto spesso, anche se la testa capisce, la pancia (la parte più emotiva e antica) no. Così si continua a soffrire per i vecchi meccanismi, sebbene si sappia che sono nocivi. Questo perchè è molto più difficile operare un cambiamento a livello delle parti più profonde (e spesso inconsce) della nostra psiche; ma se si vuole modificare realmente i processi disfunzionali è necessario arrivare fino a lì.

Sicuramente modificare le tue abitudini e trovare spazi in cui valorizzarti come persona potrà aiutarti a sentirti più sicura di te, tuttavia, per ottenere un cambiamento duraturo e profondo, ti consiglio di chiedere aiuto a un professionista. Puoi chiedere anche al consultorio della tua città, dove dovresti avere la possibilità di un percorso gratuito.

Dott.ssa Chiara Ostini

Dott.ssa Chiara Ostini

Milano

La Dott.ssa Chiara Ostini offre supporto psicologico anche online

Dolce Denise, sei giovane e anche se la tua ferita è profonda può rimarginarsi benissimo. E' necessario però che in questo percorso di cura ti faccia guidare da una psicoterapeuta. Devi imparare ad amare te stessa come se fossi una madre accogliente e benefica. Diventa la madre che avresti voluto avere e la figlia che sei, al tempo stesso. Se lavori bene su te stessa, ma non da sola, sarai in grado di diventare una donna libera, che si innamorerà di chi la apprezza e vuole essere presente, anzichè scegliere altri narcisisti per raggiungere l' obiettivo di essere amata da chi non è in grado di amare, nella speranza di riparare così il rapporto madre/figlia. Non si riparerà nulla perchè finirai per inseguire chi fugge e dare a chi non è in grado di ricevere.Se tua madre è presente, potresti coinvolgerla direttamente o indirettamente nel percorso terapeutico.

Ti auguro il coraggio e la determinazione di affrontare i tuoi demoni. Un bacio

Cara Denisa,

 

Dici di aver capito che tua madre non ha tanto un brutto carattere quanto una seria patologia a causa di come ti faceva sentire.

 

Quando  una madre non sa essere amorevole, ma è sempre distaccata, assente, piena di pretese, poco incoraggiante, nel bambino non si costruisce quella “fiducia di base” che è alla radice della nostra autostima.

 

Resta una più o meno profonda difficoltà  e insicurezza nei rapporti col mondo esterno e con gli altri. Resta come una ferita aperta che si tenta di guarire in altre relazioni.

Il paradosso è che si cercano proprio quelle persone che, per le loro caratteristiche  di essere sfuggenti, poco affidabili o semplicemente poco interessate, consentono di  rimettere in scena l’antica situazione in cui non ci si è sentiti amati.

 

Una “piccola intesa”, come dici tu,  fa sempre scattare un interesse ossessivo da parte tua, nonostante tu sappia di non piacere veramente a questi ragazzi più grandi.

E’ come se solo una persona veramente irraggiungibile potesse sanare quella ferita prodotta da un’altra persona, la madre, che era stata sentita come irraggiungibile e dalla quale si desiderava più di ogni altra cosa di essere amati.

 

Tu provi e riprovi in ogni occasione propizia,  come in una sorta di coazione, a conquistare l’attenzione e l’amore di chi non si interessa veramente a te. Queste persone divengono presenze ossessive nella tua mente perché c’è un grande bisogno di sanare quella ferita originaria.

 

E tuo padre? Com’è il tuo rapporto con lui?

 

Vedo che, da sola, hai trovato una possibile chiave di lettura delle sofferenze che vivi, ma per poter guarire è necessario affrontare tutti questi vissuti in un percorso psicoterapeutico.

Affettuosi saluti

Dott.ssa Maria Gurioli

Dott.ssa Maria Gurioli

Ferrara

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