Paura di impazzire, paura di perdere il controllo, paura di desiderare di morire

Francesca

Buongiorno! Sono una ragazza di 21 anni con una vita apparentemente perfetta: non ho alcun problema concreto,nel senso che ho una famiglia stupenda con cui parlo di tutto, un ragazzo, una marea di amici e vado anche molto bene all'università. Scrivo perché sto vivendo un periodo che definirei il più brutto della mia vita: 6 anni fa ho sofferto di attacchi di panico a seguito di un lutto in famiglia e ho iniziato a farmi domande esistenziali.. Dopo aver assunto i fiori di bach e dopo aver dialogato molto con i miei genitori, il brutto periodo è passato e sono tornata a fare la mia solita vita.. Nonostante io pensassi che fosse normale vivere così, oggi mi rendo conto che non sono mai stata serena al 100%.. sentivo sempre una sorta di agitazione interna, ma ho sempre evitato di dare peso a queste sensazioni e ho continuato a pensare che le cose si sistemassero da sole e che dovevo rassegnarmi ad essere caratterialmente molto sensibile, eccessivamente altruista, perfezionista e anche un po' masochista. Purtroppo un mesetto fa circa, in un periodo apparentemente tranquillo in cui non avevo esami e non avevo praticamente nulla a cui pensare, mi sono ritrovata nuovamente a tartassarmi di domande esistenziali che oggi mi fanno sentire molto a disagio.. "Cosa c'è dopo la morte?" "Che senso ha la vita?" "Come faccio a sapere che non è meglio morire se non so cosa c'è dopo?" "Ma sono io quella che compie le azioni?" "E se mi suicido dove vado?"... Sono domande che è lecito porsi nel momento in cui non ti ossessionano, io invece sto pensando bene di farne i miei pensieri principali della giornata, al punto da sentirmi il cervello scoppiare.. Ho già fatto un'autoanalisi di fronte al mio medico curante, sottolineandole il fatto che mi sono accorta di aver usato molte energie per tirare fuori degli aspetti del mio ragazzo che lui non mostrava e che io sapevo che c'erano (cercavo l'approvazione dei miei genitori nei confronti del mio ragazzo, in quanto loro non lo ritenevano molto adatto a me perché non ha finito le scuole superiori, lavora già e abbiamo uno stile di vita diverso. I miei pensavano che avessi bisogno d'altro, ma a loro adesso piace molto e sono contenti per me), ho fatto dei sacrifici per stare dietro alla sua vita (orari di lavoro, amici che io non avrei mai scelto...) e ora che sembra che la nostra storia dopo 6 anni sia maturata forse mi sta venendo fuori lo stress.. In più non ho quasi mai abbracciato mia mamma, avevo una sorta di muro fisico nei suoi confronti e ho sempre pensato di non essere apprezzata da lei come mia sorella (in realtà lei non ha fatto nulla per farmi pensare ciò).. Aggiungo che ho proprio il vizio di preoccuparmi eccessivamente degli altri, di immagazzinare i problemi altrui come fossero miei, di non accettare momenti di sconforto e di cercare sempre la verità assoluta (ecco perchè forse penso spesso alla morte).. Naturalmente tutto ciò mi crea una sensazione orribile di estraniamento dalla realtà, di paura di impazzire, di paura di perdere il controllo, di paura di desiderare di morire per vedere cosa c'è dopo,ecc.. Io comunque sto facendo la mia vita, nel senso che sto solo evitando di studiare perchè non me la sento proprio di sentirmi sotto pressione, ma per il resto esco, vedo gli amici, alleno una squadra di pallavolo, mangio un po' di meno ma regolarmente, dormo regolarmente.. sono molto agitata la mattina appena mi sveglio perchè sono assalita dallo sconforto, ma dopo che tutti i giorni mi sfogo e piango parlando di questo momento, per un'oretta mi sento meglio.. Ho il terrore di non poterne uscire,come se il mio destino fosse scritto.. Ho fatto la scemenza di guardare degli articoli su internet che parlano delle persone che si suicidano perchè, pur avendo una vita perfetta, non accettano la realtà così com'è e sono cinici nei confronti della vita.. ecco, questo articolo mi ha fatto pensare che anch'io sono così e che necessariamente compierò quel gesto.. Mi sento come non interessata a quello che facevo prima, mi sembra di fare le cose come un robot e di non ritenere nulla essenziale per la mia vita, in alcuni momenti addirittura mi sembra di non voler stare meglio.. "Perchè dovrei star meglio?" In realtà io razionalmente ho le idee chiare sul fatto che siamo nati, viviamo e poi non si sa che succede, ma dobbiamo godere della vita proprio perchè dopo non si sa cosa c'è e qui ci sono tante cose belle.. però è come se l'ansia mi avesse creato un mondo parallelo che non mi permette di vivere serenamente e di accettare le cose così come sono.. Metto in dubbio tutto, sono distratta e mi sento l'unica al mondo che prova queste cose.. La mia dottoressa mi ha detto che ho una grande capacità di autoanalisi, che ho paura della paura e che è l'ansia a provocarmi i pensieri di suicidio, ma mi ha anche consigliato di fare una chiacchierata con una psicologa e prenderò l'appuntamento. Vi ho scritto perchè ho comunque bisogno di sentirmi rassicurata sul fatto che non commetterò folli gesti, che non si può impazzire e che non ho bisogno di farmaci o psichiatra.. Io spererei che con dei colloqui dalla psicologa, tirando fuori i veri motivi dell'ansia che probabilmente sono latenti, potrò tornare ad una vita serena, anzi imparare ad accettarmi per quella che sono e a prendere le cose diversamente.. Sono fuori strada? Grazie mille in anticipo per le risposte, mi scuso per la lunghezza della domanda.. ma credo sia meglio inquadrare bene il problema.. :)Grazie ancora

28 risposte degli esperti per questa domanda

Gent. Francesca, penso anch'io, come il suo medico, che abbia buone capacità di autoanalisi, e anche una curiosità esistenziale ed una sensibilità che sono doti potenziali. Ma per qualche motivo non sono ben orientate e, mi pare, siano governate da sue componenti depressive di un certo rilievo (le crisi di panico sono di origine depressiva). Con questo, non mi fraintenda, non sto dicendo che lei sia depressa, ma che elementi depressivi che noi tutti abbiamo siano mal gestiti. In questo credo abbia un certo peso anche la sua eccessiva ricerca di consenso da parte dei genitori. Non penso che lei sia a concreto rischio di suicidio, ma credo che davvero la sua scelta di farsi aiutare da uno psicologo sia corretta. E' giovane, e quindi con grandissime possibilità di affrontare le sue problematiche ed evitare si radicalizzino. Nei limiti della brevità di quanto scritto, spero di esserle stato di aiuto. Un caro saluto.
Buongiorno Francesca, io ritengo che possa essere molto importante e proficuo per lei intraprendere un percorso di psicoterapia. Tutte le domande che si pone ossessivamente sono di certo molto ingombranti. La capacità di autoanalisi che anche il suo medico le ha riconosciuto è di certo un buon punto di partenza, però credo che lei necessiti di fermarsi un pò a riflettere sulle sue emozioni invece di arrovellarsi eccessivamente sui vari pensieri che le affollano la mente. Buona fortuna.
Gentile Ragazza, mi colpiscono le sue parole "una vita apparentemente perfetta"; io credo che lei debba affrontare quello che si cela dietro la parola: apparentemente; la perfezione non esiste; avere dei dubbi sulla vita e sulla morte, credo sia un pensiero con cui quasi tutti ci siamo confrontati; cosa c'è di assurdo in questo ? l' ansia fa parte della vita ed è impossibile eliminarla, anzi più si cerca di contrallarla e più questa può esplodere da un momento all' altro. Alla sua età è normale avviarsi verso delle riflessioni più profonde circa la vita e che spesso sono diverse da quelle dei propri genitori. Sicuramente è appropriato un sostegno psicologico in questo suo momento di vita.
buon giorno Francesca ho letto la sua richiesta e le confermo che la sua speranza di tornare a vivere una vita serena attraverso dei colloqui di approfondimento di sé con una psicologa/o è in effetti la scelta migliore che può fare per sé. Con le sue capacità di "autoanalisi" e con la sintomatologia ansiosa descritta un percorso psicoterapeutico è la strada più utile a lei per comprendere le motivazioni di fondo che la fanno stare male e per risolverle. Si trova infatti davanti ad una fondamentale opportunità di crescita personale. Con il giusto accompagnamento può trovare il modo di riattivare le sue risorse personali e dare un nuovo senso alla vita e alle cose. A tal fine posso indicarle la dr.ssa Bruna Aniasi in Milano (339.6144263), psicologa e psicoterapeuta. Cordiali saluti,
Credo sia importante il colloquio che farà con la psicologa; è vero che lei ha una buona capacità di auto-osservazione, ma un punto di vista differente aiuta molto, soprattutto se è un parere professionale e qualificato. Cordialmente
Buongiorno Francesca capisco la preoccupazione ma concordo anche con il medico di base sulle sue capacità introspettive che le saranno utili a recuperare un equilibrio improntato al benessere. Rileggendo il suo scritto prevalgono alcuni aspetti che ritengo opportuno evidenziare: la sua tendenza a riconoscere e rispondere alle esigenze altrui. Spesso capita quando si fa fatica a riconoscere propri bisogni che poi vengono proiettati sull'altro. L'ansia, sottoforma di attacchi di panico, ha fatto emergere anche in passato che la situazione vissuta, anche se apparentemente "perfetta", non coincideva con dei bisogni evolutivi (fatti di sicurezze interne e meno di riconoscimenti esterni). L'espressione attuale di questo ipotetico conflitto inconscio sono le preoccupazioni e i pensieri che la rimandano all'accettazione dei limiti della vite (rappresentato dal limite ultimo che è la morte). Questo momento non va colto come un dramma,ma come opportunità per iniziare a vivere una dimensione nuova, più consapevole del mondo che la circondano e del suo mondo interno. Spero di esserle stato utile.
Dott. Umberto Garofalo

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Monza e della Brianza

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Cara Francesca, capita frequentemente alla tua età di avere dei momenti così faticosi, soprattutto quando si è dotati di una certa sensibilità. E’ la crescita e il cambiamento che, assieme agli eventi che accadono attorno a noi, portano a farsi le domande esistenziali che ti poni anche tu e che qui scrivi. Trovo molto importante il fatto che sia riuscita a scrivere su questa sessione e che pensi di chiedere aiuto: è segno di maturità quando si diventa consapevoli che da soli non ce la si può fare e che c’è bisogno di appoggiarsi per un po’ agli altri. Quindi sono d’accordo con ciò che senti, di rivolgerti ad un professionista che ti possa accompagnare in questo momento faticoso della tua vita, sicuramente assieme a lei/lui troverai la tua risposta alle numerose domande che ti poni e ritrovare la serenità di cui hai bisogno. In bocca al lupo!
Gentile Francesca, da quanto ha scritto si puó ipotizzare che lei soffra di un problema d'ansia. Tale problematica, per altro molto comune, non deve spavente ma nemmeno essere trascurata. L'ansia infatti è un'emozione naturale come lo sono la rabbia, la paura, la tristezza e la gioia. A volte peró "esce dalle righe" e dilaga rendendo la vita difficile. Bisogna fare peró alcune precisazioni. Possiamo infatti pensare che l'ansia sia conscia e l'angoscia sia inconscia. L'ansia infatti è una forma particolare di paura che si manifesta attraverso preoccupazioni eccessive e irrazionali verso il futuro che viene vissuto come catastrofico oppure pericoloso. L'angoscia invece è un'emozione per certi versi più complessa in quanto viene avvertita come malessere spesso anche fisico (dolori allo stomaco, inappetenza etc) ma di cui non sappiamo dare una spiegazione. Sostanzialmente "sto male ma non so perchè". Accanto all'angoscia si possono formare alcune fobie. Nel suo caso sembrerebbero essere delle fobie d'impulso. Ovvero la paura o il timore di compiere un gesto "folle" oppure di impazzire (perdere il controllo). Dalle sue parole lei sembrerebbe essere una persona molto controllata, con una buona famiglia e relazioni sociali, affettive e amicali. Nonostante ciò dalle sue parole emerge un vissuto di grande sofferenza. Essendo una persona di ottima intelligenza ha sviluppato nel tempo una buona capacità di auto-analisi. Purtoppo questo spesso non basta in quanto da soli non riusciamo a venire a capo del problema oppure ne veniamo a capo in modo parziale. La mente è l'unico organo del corpo umano che si sviluppa all'interno di una relazione e che si cura all'interno di una relazione. Questo può sembrare un limite ma in realtà è una grande ricchezza. L'auto-analisi può essere paragonata ad una persona che cerca di guardare all'interno di una casa attraverso i vetri delle finestre solo che al posto dei vetri ci sono degli specchi che rimandano costantemente l'immagine di chi guarda. L'interno resta sconosciuto. Se può consolarla nemmeno Freud riuscì nella sua auto-analisi. Per spiegarmi meglio utilizzerò una metafora. Provi ad immaginare la mente come un passino per pomodori e questi ultimi come le emozioni. Fin tanto che i pomodori-emozioni sono relativamente pochi va tutto bene ma quando aumentano per quantità e volume il passino si congestiona. Un po' come avviene nella sua mente. Il risultato sono dei "pensieri selvaggi" che scorrazzano nella sua mente turbandola.. Se posso permettermi di darle un consiglio non aspetti troppo in modo che il problema non si "incisti" ma si rivolga ad un professionista qualificato così da poter riprendere in mano la sua vita e la sua libertà pensando che gli scopi di ogni terapia dovrebbero essere i seguenti: stare bene, stare vivi, stare svegli. Disponibile per ulteriori chiarimenti
Cara Francesca, la lettera che ha scritto è molto intensa e molto ricca di spunti di riflessione. Inanzitutto mi chiedo cosa intenda per "una vita perfetta" e se forse si possa sentire per davvero autorizzata a stare male o se ritiene che possa soffrire solo chi ha unavita imperfetta; e se sì chi decide chi ha una vita perfetta. Credo che il suo malessere, il suo tentativo di cercare la verità assoluta, delle piegazioni omincomprensive forse la confondano un pò dal sentire tutte quelle emozioni negative( ansia, agitazioni, la paura...), ma anche forse non le permettano di vivere a pieno le emozioni positive (il piacere, la gioia, il desiderio... Così si può sentire confusa intrappolata in una vita non sua, come "un robot", che si chiede se ha senso di vivere. Sono tutti temi importanti, è stata molto brava ad individuarli e a chiedere aiuto. Un percorso psicologico sono sicura la aiuterà a sciogliere questi ed altri nodi che la fanno stare male e forse ad accompagnarla e a sostenerla nelle sue scelte. Francesca, lei è una giovane donna che si affaccia alla vita con tutte le difficoltà di questo incontro importante, un percorso la aiuterà a vedere anche le parti che ora le sembrano più oscure. Buon lavoro
Cara Francesca, penso che la sua idea di rivolgersi ad uno/a Psicoterapeuta sia una possibilità da perseguire. Mi pare che le domande esistenziali che si pone meritino un momento di approfondimento per fare in modo che si trasformino in una risorsa per lei, anziché in una problematica. Ritengo che come giovane-adulta stia sperimentando le criticità legate allo sviluppo di un suo progetto di vita, una via di mezzo fra un passato conosciuto e un futuro desiderabile/auspicabile ancora da "progettare". Penso che un lavoro su di sè di psicoterapia le consentirà di mettere dei confini alle sue paure e alle sue ansie utilizzando le energie che ora spende a rispondere ai quesiti da lei sopraelencati in un proprio progetto di vita. distinti saluti
Cara Francesca, quello che tu scrivi è sicuramente importante e credo che la tua dottoressa, a cui hai esposto sicuramente in maniera ancora più accurata il problema, abbia pienamente ragione nel definirti una persona riflessiva, con ottime capacità e conoscenza di te stessa e,quindi, possibilità di migliorare e cambiare. Quello che stai vivendo è sicuramente un periodo difficile, sei sopraffatta dall'ansia e dalla depressione, che ti spingono ad avere pensieri suicidari. Forse hai perso semplicemente la voglia e la volontà di focalizzarti sulle cose positive che la vita ti offre, e sicuramente intraprendere un percorso psicologico potrà aiutarti ad uscire dalla crisi in cui ti trovi, darti delle risposte, recuperare i pensieri positivi, apprezzare te stessa e quello che hai. Non vedere il farmaco, laddove ti venga prescritto, come qualcosa di necessariamente negativo, sicuramente non risolve il problema, ma, almeno per iniziare, ti aiuta a sopportare il dolore e a migliorare la qualità della vita quando non ce la fai più. Per quanto riguarda il discorso suicidio solo tu sei davvero padrona della tuo destino, voglio solo ricordarti che la vita che ci è concessa è una, una sola, è un dono, non un supplizio, e sarebbe davvero un peccato privarsene e non considerare il valore che ha, oltre al male che causeremmo alle persone che ci amano. Il mio consiglio è quello di iniziare quindi il percorso psicologico, rivedere la tua esperienza alla luce di una visione alternativa delle cose e provare a stare bene. In bocca al lupo!
Dott.ssa Gloria Baisini

Dott.ssa Gloria Baisini

Brescia

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Gentile utente, lei ha bisogno di una consulenza psichiatrica per effettuare una diagnosi precisa che consenta di intervenire nel modo più opportuno al suo caso.
Forse la vita che sta vivendo è troppo perfetta... ha 21 anni, fidanzata da 6... tutto apparentemente senza problemi. Forse il problema è proprio questo. Dove sono i problemi, le follie dell'adolescenza? I segreti con la famiglia? Avere genitori con cui si può parlare è bellissimo e molto raro, ma devono anche essere rispettati i ruoli. Alcune cose è bene anche tenerle per sè, non renderle per forza pubbliche. Questo suo aspetto caratteriale di prendersi cura deglia altri ed essere disponibile, è anche un modo per essere al centro dell'attenzione, così come il far preoccpare tutti di un probabile suicidio. Le domande sulla morte sono lecite, ma non per questo si deve preoccupare che la porteranno ad atti estremi. é stata perfetta molto tempo, ora si prenda tutto il tempo che le serve per essere "strana", senza preoccuparsi di quello che pensano gli altri. All'università si può anche prendere la libertà di saltare una sessione... anche due, se serve. pensi a cosa realmente vuole lei, e non la sua famiglia, il suo ragazzo... Parlare con qualcuno le farà sicuramente bene, ma non si preoccupi troppo dell'ansia... è il motore che ci dà l'energia per cambiare le cose: e forse ora è il momento di cambiare!!
Buongiorno Francesca. Lei ha proprio bisogno d’essere rassicurata. E’ come se chiedesse: vero che non sto mpazzendo, che non ho bisogno dello psichiatra e dei farmaci, vero che non devo avere paura visto che ho capito che è l’ansia che mi procura pensieri di suicidio…? Poi per rinforzarsi lteriormente, ha capito che è bene fare una chiacchierata con una Psicologa e tutto andrà a posto. Il bisogno d’essere rassicurata nasce da un bisono d’abbassare l’ansia e le insucurezze per ritornare alle prorie sicurezze. Dunque per questa ragione ricerca risposte rassicuranti. Guardando diversamente ed in senso più specialistico la Sua situazione, io non credo che Lei abbiamo bisogno di questo. Non credo inoltre, che sarà abbastanza fare una chiaccherata (che oltrettutto è una conversazioni che solitamente si fa fra amici, familiari o conoscenti). Credo che nella sua situazione ci voglia qualcosa di più e di diverso. La sintomatologia che Lei descrive sembra non risolversi spontaneamente nel tempo. Tenga presente, che vi sono livelli delle nostra identità più profondi, meno conosciuti e di natura inconscia e che sfuggono al controllo cosciente. E' questo il livello che nel suo caso andrebbe contemplato. L'ansia, le crisi acute d'ansia (dette l'attacchi di panico) non hanno solo implicazioni coscienti. Anzi, spesse volte, la crisi d'ansia è l'elemento coscientemente percepito dalla persona, e che indica la presenza di una conflittualità di natura inconscia (e di cui non si è consapevoli, e verso la quale non serve sforzarsi per esserlo). Dunque, perchè non provare ad aprirsi ad una conoscenza ulteriore, con uno specialista di questa materia? Se crede mi può contattare a Milano al seguente indirizzo mail: cmarangiello@tiscali.it Cordialmente
Dott. Cesare Marangiello

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Monza e della Brianza

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Buongiorno Francesca, grazie della sua lunga lettera in cui si racconta con tanta precisione, dice tutto di sé, della sua storia delle sue relazioni, dei suoi affetti e del suo studio. Si descrive come sensibile e capace di auto analisi e mi pare sia molto brava leggere i suoi pensieri. Mi ha colpito molto però uno squilibrio fra le tante cose che dice di sé e la mancanza di emozioni che non siano connesse alla paura della morte: il suicidio sembra l'unica soluzione per smettere di provare angoscia. Cosa prova per il suo ragazzo?, Per gli amici che non avrebbe scelto e che tuttavia frequenta? Per le atlete della squadra di pallavolo? Come concilia la pallavolo con la ricerca della verità assoluta? Che studi sta facendo? E' molto brava, ma ha smesso… L'ansia ha creato un mondo parallelo, bloccato in un presente immobile, angoscioso, senza via d'uscita, invivibile. Cerca scampo negli altri e si fa carico delle loro difficoltà, ma non è un buon sistema, gli altri devono essere affetti, condivisione, calore, risate, divertimento, gioia, progetti… Spera che i colloqui dalla psicologa osano ridarle una vita serena, insegnare ad accettarsi e prendere le cose in un altro modo. Non è fuori strada, mi sembra un'ottima idea - ci mancherebbe, sono una psicologa! - ma credo anche che debba accettare l'idea che se sta così male vuol dire che ci sono troppe cose nella sua vita che non le vanno bene e che dovrà cambiare. Cambiare è difficile e non basta l'autoanalisi (spietata) che lei fa di se stessa, servono riflessioni sul significato di quanto è accaduto 6 anni fa e oggi, su cosa vuol dire per lei la vita, l'amore, il lavoro, …. gli affetti. E serve la voglia di cambiare per stare bene, essere serena, amare e soddisfare i suoi desideri (Li scoprirà, vedrà!) in questa vita. Poi ovviamente bisognerà farli… i cambiamenti. Buon lavoro! e… da ex pallavolista e allenatrice, perché non gioca lei?!
Salve Francesca, se la può rassicurare le problematiche da lei descritte non portano ne' al suicidio ne' alla pazzia (che per altro si manifesta in modo decisamente differente). L'ansia che lei prova è la conseguenza di pensieri ricorrenti e invadenti sul suicidio, la morte e ciò che c'è dopo. La cosa giusta da fare è quella di andare da uno Psicoterapeuta specializzato nel trattamento di ansia e pensieri ossessivi. Cordiali Saluti
Buongiorno Francesca, Ho trovato la Sua mail molto precisa e dettagliata, il mio consiglio e' quello di recarsi il prima possibile da una psicologa, è vero che ha lavorato molto di autoanalisi ma forse è andata un po' oltre, lasci che la valutazione psicodiagnostica venga eseguita da un/una professionista. Ho avuto come l'impressione che Lei sappia già cosa aspettarsi avendo esplorato tutte le possibilita e Le assicuro che non è così. Quello a cui va incontro è un percorso di crescita interiore e di scoperta..di consapevolezza. La relazione terapeutica è qualcosa di più del dialogo tra due persone. Va oltre al concetto di "rassicurazione", sono convinta che le dara' grandi sorprese e, mi auguro, anche soddisfazioni. Un grande in bocca al lupo,
Francesca, mi sembra di capire che hai una ricaduta del tuo disturbo d'ansia di cui hai già sofferto 6 aa. orsono (l'attacco di panico rientra nei disturbi d'ansia).Il complesso di emozioni negative che vivono in te attualmente: paura, apprensione, preoccupazioni affettive e la tua autostima che dipende dalla accettazione/valutazione altrui, producono in te un'ansia eccessiva che non ti é facile gestire ed é così che entri in 'confusione'; entri in una sorta di stress psichico!! Di conseguenza anche il tuo umore mi sembra un po' flettere in senso depressivo. Pertanto ritengo che tu abbia perfettamente ragione quando infine scrivi: "é meglio inquadrare bene il problema"!! E' esattamente quello che devi fare e per farlo é necessaria la consultazione della psicoterapeuta al fine di verificare il tuo disturbo d'ansia ed approfondire la conoscenza di te stessa. Francesca sei talmente giovane ed hai delle ottime risorse personali per riuscire a risolvere il tuo problema. Auguri ed un cordiale saluto.
Gentile Francesca, nella descrizione che ha riportato mi sembra di cogliere una forte tendenza al controllo di elementi della realtà in conflitto con la sua sensazione che la sua vita sia già scritta da qualche entità superiore. Risulta sinceramente complesso poter fornirle qualche dato utile senza poterla incontrare personalmente. Questo perché i pensieri ossessivi di cui lei soffre possono essere inquadrati in differenti quadri sindromici.Si avverte comunque tutta la sua preoccupazione ma ritengo si sia mossa nel verso giusto sentendo il suo medico di base e prendendo appuntamento con uno psicologo.Un'ultima considerazione: la mia sensazione è che le sue ideazioni in riferimento al tema della morte e del destino incombente siano tentativi di fuga da una realtà che infondo l'ha emarginata facendola sentire non compresa nelle sue necessità da amici,genitori,fidanzato. Rimango a sua disposizione per eventuali chiarimenti. Cordiali saluti
cara francesca, dalla tua lunga ed minuziosa descrizione emerge come l'intensità del tuo flusso di pensieri occupi grande spazio nella tua vita e consumi molte delle tue risorse. questo mette a dur prova la tua capacità di contenere le angosce che si presentano, può essere una fase della vita, che va contestualizzata nel tuo personale percorso, anche per permetterti di rispondere alla domanda che ti fai rispetto all'attribuzione di senso di quanto ti accade. ovviamente, siamo nel campo delle ipotesi, per cui ritengo opportuno andarci cauto. di certo la tua vitalità e la attenzione all'introspezione sono risorse importanti, che necessitano di essere governate. se posso esserti d'aiuto, puoi contattarmi alla mail robertocolombo1974@libero.it ed, eventualmente, fissare un colloquio (il primo prevede solo il rimborso delle spese dello studio). ciao.
Salve Francesca, devo innanzitutto ringraziarla per aver mandato questa lettera che servirà a molti che si trovano nella sua situazione e che vi si riconosceranno. Ciò che lei descrive efficacemente e che la tormenta è emblematica delle situazioni vissute in soggetti che soffrono di attacchi di panico. Come lei dice, c'è una "vocina" dentro di lei, "un mondo parallelo" che si ostina a porle domande su chi è, cosa fa, dove sta andando. Un rimuginio interiore che lei tenta di placare, di sopprimere, di non ascoltare. Domande esistenziali che si pongono i filosofi, ma anche gli adolescenti o persone dotate di forte sensibilità. Come sarebbe lei ora senza quelle domande? "..dovevo rassegnarmi ad essere caratterialmente molto sensibile, eccessivamente altruista, perfezionista e anche un po' masochista…"E se poi dovesse diventare come i protagonisti di quegli articoli che "si suicidano perché, pur avendo una vita perfetta, non accettano la realtà così com'è e sono cinici nei confronti della vita.."? Già, il cinismo di chi ha bandito, (e vi è riuscito) dalla propria vita qualunque forma di interrogativo rivolto a sé e al mondo.E si è appiattito. Francesca, lei ha una grande sensibilità e una notevole capacità di autoanalisi: non è poco e se sa mettere a frutto questa capacità, potrà non solo modificare l'ineluttabilità di una situazione che sembra immodificabile, ma aiutarla a costruirsi come una persona nuova e consapevole. Quel tormento interiore è la sua ricchezza e il suo affanno : non lo lasci sfuggire, provi a decodificarne il messaggio e a recuperare energie nuove, da investire non più nella malattia, nel disagio, ma al servizio di una prospettiva di vita più piena e meno conforme alle aspettative altrui. La psicoterapia con un professionista preparato è indispensabile.
Dott.ssa Mirella Caruso

Dott.ssa Mirella Caruso

Roma

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Gentile Francesca, trovo anch'io, come la sua dottoressa, che lei (o meglio, tu, data la giovane età) sia una ragazza davvero molto analitica ed autocritica. Probabilmente questo atteggiamento è dettato dalla tua tendenza a rimuginare molto frequentemente, come ci spieghi, sulla vita e ciò che verrà dopo, ma come noti, correttamente, questa pratica non ti fa sentire bene, anzi al contrario ti causa una forte angoscia che sfocia nel senso di panico. Dopo un lutto in famiglia, come ti è capitato, si è molto più vulnerabili al punto che spesso emergono nella persona fragilità insospettate, ma credimi, si tratta di una reazione normale, come la negazione, la rabbia ed altri meccanismi che appartengono al lungo e complicato processo di eleborazione di un lutto. Ora però è importante per te tornare alla tua vita, per cui ascolta il consiglio del tuo medico e intraprendi un percorso di sostegno psicologico. Vedrai che attraverso il lavoro su te stessa saprai gestire l'angoscia che ora provi anche nel caso dovessero ripresentarsi momenti simili. Coraggio e, se hai bisogno di chiarimenti, contattami pure.
Cara Francesca, dal suo accorato messagio traspare proprio l'ansia di trovare una risposta a domande che le persone sensibili ed intelligenti si pongono nella vita, ma sembra proprio che in questa fase prevalga l'angoscia e i suoi pensieri non riescano a trovare un'organizzazione funzionale. Potrà sicuramente giovarsi dell'aiuto di una terapia psicologica, che l'aiuterà a ritrovare la serenità; perché se la capacità di autoanalisi è sicuramente una sua risorsa, che le sarà presziosa in questo percorso, quello che le manca in questo momento è proprio la possibilità di affidarsi ed appoggiarsi ad un esperto che la guidi in questo cammino, faticoso ma anche affascinante, verso la comprensione emotiva e l'accettazione di sè. Se desidera un'indicazione o informazioni maggiori non esiti a contattarmi. Molti auguri
Dott.ssa Francesca Fontana

Dott.ssa Francesca Fontana

Monza e della Brianza

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Gentile Francesca, penso che tu sia in grado di uscire dal tuo stato così come lo hai descritto. Devi chiedere aiuto a qualche professionista, uno psicoterapeuta, che con i suoi atteggiamenti sosterrà la tua buona volontà, la tua sincerità, nel percorso verso la scoperta della vera Francesca, una Francesca che, forse,attende di venire allo scoperto. Ti auguro un buon lavoro. Cordiali saluti.
Gentile Francesca, ho letto con partecipazione quanto dici di te, delle tue aspirazioni, del tuo modo di vivere e delle difficoltà che incontri. Una prima considerazione: le domande esistenziali sono segno di vitalità, non è necessario utilizzarle per tartassarsi, mentre possono essere uno stimolo, un punto di partenza per intraprendere un percorso di approfondimento del senso del nostro essere al mondo. È vero, come sottolinei, che questo cammino di ricerca, se fatto da soli, rischia di essere molto faticoso e di non portare a risultati significativi, come se manchi una bussola che ci indichi come orientare le nostre energie. Perciò concordo nella scelta di farti aiutare da qualcuno. Desidero rassicurarti rispetto al tuo timore di arrivare a suicidarti: sei troppo innamorata della vita per arrivare ad un simile gesto. Forse hai bisogno di cogliere la Vita che scorre sotto la coltre della vita, forse tutto ciò che hai fatto e che fai ti pare improvvisamente vuoto, ma ti assicuro che puoi ritrovare la Bellezza e la Gioia, puoi ritrovare serenità e progettualità. In un certo senso il tuo destino è veramente scritto, come quello di ogni uomo, ma non è un destino funesto: siamo tutti invitati alla felicità, basta trovare il “trucco” per trovarla. Ti sarà parso che utilizzo un linguaggio “spiritualeggiante”, forse alcuni miei colleghi ne saranno scandalizzati. D’altra parte mi sembra di cogliere che la tua domanda faccia riferimento a tale sfera, dunque credo importante tenerne conto. Se vuoi sono disponibile ad incontrarti per un primo colloquio (gratuito) nel mio Studio a Cardano al Campo. Per un eventuale contatto puoi lasciarmi un messaggio (luciano_cirino@curarti.it) o telefonarmi (cell. 340 7830539). Ti auguro Buona Vita! Cordialmente,
Ciao Francesca sei stata molto esaustiva nella tua presentazione ma tanto ancora c'e da approfondire, nella tua scelta di un terapeuta valuta anche la possibilità che sia formato in EMDR, mi sono formata qualche mese fa e penso possa essersi d'aiuto. I terapeuti accreditati sono sul sito www.emdritalia.it. In bocca al lupo.
Cara Francesca, certo che ci sono ottime possibilità di tornare a una vita serena e i tuoi problemi e pensieri, credici, sono piuttosto comuni. Le consiglierei vivamente di iniziare un percorso di colloqui psicologici e chiedi pure se necessario. Essendo psicologa a Milano conosco bene il territorio milanese e potrei consigliarle. Un caro saluto.
Cara Francesca, le questioni che lei si pone sono questioni di carattere esistenziale, che riguardano in qualche modo l'essere uomini, tuttavia il modo in cui pone a se stessa queste questioni, la difficoltà a trovare per loro giuste collocazioni nello spazio della sua mente e della sua vita, le trasforma in questioni di carattere psicologico. Quello che lei scrive fa pensare che ancora non ha scoperto che è possibile (nel senso di sostenibile e accettabile) rinunciare in parte al controllo per entrare "nella vita" che è piacevole se accettiamo che non possiamo governarla in modo assoluto. Si ricordi però che noi tutti siamo in movimento, la sua consapevolezza e le sue capacità di introspezione le danno la possibilità di orientare questo movimento verso una maggiore e più profonda conoscenza di sè e da questo primo passo possono nascere molte altre scoperte e nuove competenze. L'idea di intraprendere un percorso psicologico che la aiuti a fare questo è un'ottima idea. Un saluto