Attacchi di panico e di claustrofobia

Manuela

Mi presento sono una donna di quasi 38 anni e da maggio dell'anno scorso sto vivendo un periodo di forte stress, nel giro di pochi mesi ho provato due cicli di fecondazione assistita, entrambe andate male, e in seguito io e mio marito abbiamo intrapreso il percorso dell'adozione. Inoltre non ho una buona situazione lavorativa e tutto ciò si ripercuote sul mio stato d'animo sempre agitato e ansioso ma la situazione peggiore è che sto soffrendo di attacchi di panico e di claustrofobia soprattutto in aereo. Ho sempre viaggiato tanto e non ho mai avuto problemi ma adesso anche solo pensare di salirci mi provoca palpitazioni, tremori e forte sudorazione...tutto ciò è molto limitante e vorrei poter tornare a vivere serenamente. Grazie

13 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile Signora,

considerata la sua situazione complessiva, è comprensibile che l'angoscia si manifesti con modalità nette e specifiche, com'è - al giorno d'oggi - la aerofobia (molto diffusa, soprattutto in Italia).

Sul tema specifico posso consigliarle intanto di leggere il mio libro PAURA DI VOLARE (Franco Angeli editore, 2013) dedicato proprio a chi soffre della paura dell'aereo. Più in generale, nelle situazioni come la sua, sarebbe necessario avere la possibilità di una vera e propria psicoterapia, perché la paura dell'aereo è un segnale di una situazione più ampia.

Cordiali saluti.

Buon giorno, Sig.ra Manuela. Dalle brevi, ma consistenti notizie che ci fornisce, è assai evidente che i sintomi di cui ci parla siano da attribuire a una situazione di ansia, di sensazione di non-certezza rispetto alla propria progettualità. Quindi tutto appare vago, aleatorio e poco gratificante. A fronte di tutto questo, però, esiste la Sua capacità decisionale: è assolutamente da condividere la scelta di optare per l'adozione, se non altro rispetto alle ansie di attesa. La Sua passione per i viaggi, poi, rivela una vivezza interiore, un'energia. Che, però, in questo momento, rischia di essere usata, inconsapevolmente, nella " direzione del proprio danno". Le consiglio di rivolgersi ad un/una psicoterapeuta, con cui elaborare questi sintomi e i propri vissuti. Un percorso, per altro, utile, anche in vista di un'adozione eventualmente realizzata.

Cari saluti.

Gent.le sig.ra Manuela,

è chiaro che la situazione in atto le ha provocato un forte stato ansioso, che non essendo stato subito curato, è sfociato in attacchi di panico e claustrofobia. Proseguendo potrebbe anche incorrere in depressione se non prende delle contromisure. Trattandosi di una ansia situazionale (dovuta cioè alla particolare situazione che sta vivendo) e non ad altri fattori, a mio parere, potrebbe essere sufficiente una terapia psicologica di sostegno alle difficoltà che sta vivendo, oltre alla opportunità di contatti con amici e familiari a patto che non si parli sempre dello stesso problema. Più che altro dovrebbe, insomma, distrarsi e non rimanere concentrata sulle sue difficoltà. Richieda quindi subito una consulenza psicologica per avviare un percorso di sostegno e superare le attuali difficoltà senza bisogno di ricorrere a terapie farmacologiche che non mi sembrano indicate in questo caso.

Saluti affettuosi.

 

Come lei stessa sostiene sta vivendo un momento particolarmente stressante e forse si sente “chiusa” in una situazione difficile da fronteggiare. Ciò che può esserle utile è capire il modello a circolo vizioso del panico, riportato di seguito.
A fronte di una minaccia soggettivamente percepita si sperimenta ansia che determina la sintomatologia (tachicardia, sudorazione, difficoltà respiratorie, senso di svenimento, ecc). L’interpretazione erronea dei sintomi (sto male; sto per avere un altro attacco; sono debole, ecc.) incrementa l’ansia che a sua volta incrementa i sintomi e le interpretazioni erronee. L’evitamento e l’attenzione selettiva (controllo delle variazioni fisiologiche dell’organismo) sono agiti come comportamenti protettivi che producono effetti contrari a quelli che si vorrebbero raggiungere.

Il primo passo da compiere è considerare l’ansia come una nostra amica, cullarla, non è il pericolo, ma ci fornisce solo informazioni essenziali. Se la trattiamo così l’andamento è fisiologico, cresce un po’, come quando sosteniamo un esame, e poi ritorna ad intensità basse. L’altro passo è concentrare l’attenzione sul compito o distrarla.

E’ bene, comunque, rivolgersi allo psicoterapeuta prima che si acuisca il disagio.

 

Al di là delle situazioni contingenti, anche stressanti, che possono aver scatenato quei sintomi, gravosi da sopportare, che lei riferisce, questi denotano tuttavia che qualche area interiore complessuale, fino a ieri 'dormiente' ma irrisolta, può essere stata nella realtà attuale indotta ad emergere. Quelle situazioni contingenti - come sappiamo - sono quelle che attraversano 'normalmente' la vita, quelle come altre: non attribuirei loro l'origine dei suoi disturbi. La cosa positiva è che quel che sta accadendo, con segnali eloquenti di necessità e urgenza di cambiamento di lei stessa, le offre l'occasione per affrontare e risolvere nodi antichi ma tuttavia ancora attivi che ostacolano il suo equilibrio e il suo benessere. Il tramite, la guida oggi meglio indicata ad accompagnarla in questo percorso è data da una terapia psicoanalitica. Un cordiale saluto.

Gentile signora,

i disturbi d'ansia rispondono molto bene alla psicoterapia perchè riconoscono alla base dei fattori psicologici per lo più inconsci che è compito dello psicologo psicoterapeuta riconoscere e neutralizzare.

Le segnalo al riguardo articoli sugli attacchi di panico che può trovare sul mio sito professionale o al link http://www.psicologi-italia.it/psicologia/attacchi-di-panico/1254/attacchi-di-panico-cura.html.

Con un approccio integrato strategico breve-gestaltico le terapie generalmente ottengono risultati consistenti e stabili in tempi brevi.

Cordiali saluti

 

 

Dott.ssa Valentina Sciubba

Dott.ssa Valentina Sciubba

Roma

La Dott.ssa Valentina Sciubba offre supporto psicologico anche online

Salve in merito alla sua richiesta, provi ad approfondire in privato, con un collega nella sua città, o in gruppi di persone che hanno provato la fecondazione assistita, poichè questo evento è importante, faticoso, doloroso e gioioso è una situazione ricca di emozioni e complicazioni affettive ed emotive. Parlarne con persone che la stanno vivendo o con un collega, può aiutarla a gestire la situazione che vive in questo periodo. Spero di esserle stata di aiuto, cordiali saluti.

Cara Emanuela,

il periodo che stà vivendo è sicuramente stressante, così come è ansiosa l'attesa prima e durante la fecondazione assistita e ora per il nuovo percorso intrapreso. Alcuni miei colleghi hanno già risposto sulla necessità di non focalizzarsi troppo sui sintomi fisici e di non spaventarsi rispetto a reazioni nuove o a pensieri nuovi.

Sicuramente una parte dell'idea che Manuela aveva di se stessa, si stà modificando profondamente, accettare un nuovo modo di essere madre non è semplice, implica come donna una quantità infinita di nuove fantasie e la paura che queste siano inutili. Il discorso meriterebbe una riflessione più approfondita, ovviamente, ma le indicherei di non arrabbiarsi con se stessa per questi segnali, di cercare di fare attività fisica per scaricare un po di tensione e di aprirsi il più possibile alle persone che le stanno vicine, senza temere di essere inadeguata.

Ogni segnale il nostro corpo ci dà, ha un senso in funzione del periodo in cui siamo, ma non è "contro" anche quando sembra limitante. Forse in questa fase non se la sente di volare perchè questo implica lasciarsi completamente andare nel vuoto e delegare a qualcun altro la guida.....può essere uno spunto riflessivo.

Chieda aiuto, ha già iniziato, buon percorso.

Salve Manuela,

non è infrequente che situazioni di ansia/panico come la sua si presentino in persone in precedenza "indipendenti" e che si spostavano senza problemi.

Da quanto scrive in questa fase sembra sottoposta ad un notevole impegno fisico, emotivo e mentale, e già solo questo a volte suscita apprensione e crea stress. Probabilmente tutto ciò va ad incidere su un "terreno" già in qualche modo sensibile per dinamiche precedenti, più antiche. Spesso il panico e l'ansia anticipatoria vengono molto alimentati dalla ricerca spasmodica e, diciamo, perfezionistica di sicurezza rispetto al futuro e ai possibili rischi che esso potrebbe comportare.

Il suo organismo le sta lanciando dei segnali che sarebbe utile accogliere e comprendere. Quando si è troppo in una certa dinamica di paura, però, spesso è molto più agevole farlo con un aiuto, perché da soli può non essere facile; inoltre, quando la paura non c'è o è minima, si va spesso a cercarla per controllare se essa è lì... e così la si ri-evoca e si teme, (fifa intensa!), di perdere il controllo...  Forse una quota di instabilità potrebbe averla generato, se questo è il caso, anche l'uso di eventuali ormoni; è noto che essi possono avere riverberi anche sul sistema nervoso, e quindi, sulla psiche. Infine, forse una sua importanza potrebbe averla anche l'attaccamento a questo obiettivo di un figlio.

Una volta data la giusta importanza ai segnali di disagio, comunque, essi avranno svolto il loro compito... e ritrovare un equilibrio migliore sarà molto più semplice e consequenziale, anche perché l'autocomprensione è fondamentale per gestire le proprie energie e decisioni.

Cordiali saluti.

 

Manuela, mi rendo perfettamente conto della delicata situazione e della sofferenza che portano ansia ed attacchi di panico con tutte le sensazioni collegate!  una risposta, come dire fisiologica e mentale, ad un problema di più ampia portata e che potrà risolvere chiedendo ausilio ad uno specialista della sua zona,  un terapeuta di coppia! La risposta a queste problematiche passa attraverso ed almeno, due canali, uno che prevede l'apprendimento di specifiche tecniche per far fronte alle crisi ed in qualche misura dominarle e l'altro, come detto prima, ad un lavoro di coppia!  l'esperienza lavorativa mi porta a dire, intanto, che il panico non va preso come un nemico ma come un essere che non conosce altra lingua se non quella delle brutte sensazioni che prova, parlate, in pratica due lingue diverse! il risultato è che la comunicazione è estremamente conflittuale! wolf, come mi piace chiamarlo, vuole dirle qualcosa ma lo fa usando la sua lingua, purtroppo!  quelle delle emozioni, molto forti e difficilmente controllabili! il compito sarà quello di entrare in contatto con queste dinamiche e cercare di comprenderle! dovrà imparare anche questa lingua e nel frattempo usare tecniche per controllare quelle "scariche emotive"!  mi sembra di capire che la problematica sia anche di altro tipo, ossia una problematica di identità, se così vogliamo definirla! sia il lavoro che i figli rientrano nella sfera della identità e per questo le consiglio un terapeuta di coppia! vedrà che saprà ben consigliarla! ma deve farlo ora, ora che le sue emozioni sono nel pieno, ora che le acqua sono agitate per fare i conti con se stessa e ripulire il mare della nostra vita! i sintomi che descrive, poi, sono classici del panico e , paradossalmente, questo deve tranquillizzarla, il suo amico/nemico ha un volto, a voi dare ora anche un nome alla bestia o, ripeto, a wolf!!Spero di essere stato chiaro, per qualsiasi cosa, non esiti a contattare me o i colleghi!

 

Gentile Manuela, 

come lei stessa scrive il periodo di forte stress che sta vivendo la sta portando somatizzare l'ansia probabilmente legata a dei temi che hanno a che fare con la sua fase di vita (il desiderio di la maternità, la delusione per i tentativi di inseminazione falliti, l'adozione).

nonostante immagino che stia ricevendo un supporto per la procedura di adozione, le consiglierei di intraprendere un percorso di psicoterapia individuale, al fine di risolvere al più presto queste preoccupazioni per evitare che l'ansia si generalizzi e diventi invalidante.

un caro saluto

resto a sua disposizione per eventuali altre info.

Dott.ssa Simona Guglielmucci

Dott.ssa Simona Guglielmucci

Roma

La Dott.ssa Simona Guglielmucci offre supporto psicologico anche online

Credo che le vicissitudini del momento non possano non produrre ansia e di stress. Saresti anomala se non li avessi. Ma passeranno con l'evoluzione delle cose, magari con l'adozione.  Noi differenziamo tra ansia di stato e ansia dintratto. Un incontro con un buon psicoterapeuta ti aiutera' a imparare a contrastare i sintomi.Quello che non deve esserci è l'attacco di panico sull'aereo e in genere nei loghi chiusi. Questo è un meccanismo che si crea e si mantiene attraverso i suoi tentativi di debellare il problema. Una volta collaudato la vittima ne è prigioniera e rischia di coinvolgere anche familiari che, nel tentativo di aiuto, contribuiscono al mantenimento del problema. Aggiungo che essendo un problema "giovane" , almeno a quanto ho capito, la soluzione si prospetta particolarmente veloce. Penso che con un massimo di 10 sedute il problema si debelli definitivamente. Auguri

Gentile Manuela, quella che Lei definisce “la situazione peggiore”  (attacchi di panico e claustrofobia)  a mio parere è la conseguenza del forte periodo stressante che sta attraversando. Sotto tutti gli aspetti emotivo/affettivo, comportamentale e razionale. Lei  ha vissuto  contemporaneamente  diverse  emozioni importanti e la loro gestione è risultata difficile.  Spesso noi ci sopravvalutiamo specialmente per quanto riguarda la capacità di riuscire a gestire adeguatamente le nostre emozioni. Il percorso dell’adozione alcune volte può essere piuttosto impervio e non privo di situazioni ansiogene!! Anche l’attuale precaria  e problematica situazione lavorativa ha indebolito ulteriormente  il suo stato psichico. Sono situazioni attualmente molto diffuse e fanno parte dell’attuale stile di vita che noi tutti – più o  meno - conduciamo ma alcune volte, purtroppo,  possono comportare delle somatizzazioni e/o vari disturbi d’ansia.

Lei desidera tornare a “vivere serenamente” e Le assicuro che riuscirà a farlo!! Ma per prima cosa deve prendersi un periodo di relax ! Un periodo in cui il quotidiano non deve essere solo stressante, solo pieno di impegni o situazioni da risolvere!! Nel menage giornaliero Lei deve  permettersi anche alcune distrazioni, alcune cose che la possano gratificare!! Cerchi di fare cose diverse da quelle che fa solitamente: faccia una piccola cosa diversa ogni giorno; footing (se già non lo fa),  passeggiate, anche brevi, in luoghi ameni (parco o altro). Ogni giorno si impegni nel cercare/pensare cosa non ha mai fatto e che le piacerebbe fare!! E la faccia!! Una visita a qualcuno, una telefonata  etc..    Esca un po’ dalla routine giornaliera di sempre. Questo è un primo piccolo passo ma La prego non lo sottovaluti; è molto importante che lo faccia con costanza e fiducia!! Nel tempo vedrà giovamenti!! Quando starà meglio deciderà se continuare o no!

Nel contempo, per quanto riguarda gli attacchi di panico e la claustrofobia, Le consiglio di rivolgersi ad uno psicologo (ASL territoriale) che potrà stabilire quale terapia sarà più adatta per Lei. All’inizio potrebbe essere utile anche la terapia farmacologia.

Con i miei auguri La saluto cordialmente.