Eravamo una famiglia felice. Oggi siamo solo due genitori preoccupati

Francesco

Sono un padre in crisi. Ho una famiglia meravigliosa composta da me (anni 49), mia moglie (anni 46) due figli maschi di 21 e 17 anni ed un'adorabile femminuccia di 13 anni. Con mia moglie il rapporto è sempre stato buono e ci amiamo ancora come il primo giorno. Fino a 5 anni fa, in famiglia c'era una grande armonia poi, poco alla volta, con la crescita del primogenito le cose sono cambiate. Ha un carattere ribelle e non accetta nessun compromesso con la vita. Una cosa o gli va o non gli va, non esistono per lui le sfumature ed è così anche nei rapporti con la scuola e con la famiglia. All'inizio sia io che mia moglie abbiamo cercato in tutti i modi di fargli capire che stava sbagliando, ma non c'è stato nulla da fare. E' un ragazzo molto intelligente ed a scuola, oggi Università, potrebbe eccellere, ma non è così e dubito che sappia cosa vuole effettivamente. Da circa due anni frequenta una donna molto più grande di lui, ma non ci è dato di saperne di più. E spesso nervoso, irrispettoso delle regole in famiglia (rincasa spesso alle 4/5 del mattino) e soprattutto si sta dimostrando anche indolente. Quello che preoccupa ancora di più me e mia moglie è che anche il secondogenito sta lentamente ricalcando le sue orme. Eravamo una famiglia felice! Oggi siamo solo due genitori preoccupati di ciò che ci sta travolgendo e a volte anche fra di noi ci sono delle discussioni. Io personalmente le ho provate tutte, dalle buone alle cattive, ma nulla è valso. Peraltro mio figlio più grande non ha mai detto che vuole allontanarsi dalla famiglia, mentre quello più piccolo sta dicendo che vuole andare a fare l'Università a Milano (noi viviamo a Roma). Ho cercato di dare ai miei figli i sani valori della vita, soprattutto attraverso l’ esempio di figlio, marito e padre affettuoso, premuroso e sempre in prima linea per gli altri. Dove ho sbagliato? Cosa potrei fare per aiutare i miei figli? Per ultimo, solo come informazione, aggiungo che otto mesi fa ho avuto un infarto, ma per i miei figli sembra che non abbia avuto nulla. Ringrazio anticipatamente tutti gli psicologi per i preziosi consigli che vorranno darmi e assicuro che li metterò in atto per recuperare l’armonia in famiglia. Con gratitudine a chi gestisce questo sito che permette a tanti di poter sperare.

12 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile "padre in crisi", mi pare di capire che lei si senta in difficoltà e che le sembra di averle tentate tutte con "le buone e le cattive". Ma questo "provarle tutte" in realtà rappresenta il fallimento della comprensione. Comprensione legata ad i cambiamenti fisiologici di una famiglia che cresce e si sviluppa. Sa che cosa fa una famiglia? Cosa produce? Il Gap generazionale! Quando una famiglia funziona i figli vanno via di casa, o comunque lo desiderano! Lei sembra sia centrato sulla bella famiglia di alcuni anni fa, fatta da ragazzini vivaci ed intelligenti che scorazzavano per la casa. Ed ora non sopporta la realtà: che i ragazzini siano e stiano diventando adulti e che lascino il nido. La ribellione dei figli è strettamente legata alla diffidenza che lei nutre verso di loro. Diffidenza che le fa pensare ai suoi figli incapaci di affrontare la vita. Questa diffidenza la porta ad essere intrusivo e preoccupato mentre i suoi figli si chiudono sempre più a riccio. Ci aggiunga l'infarto che credeva avesse un effetto di riavvicinamento con delusione del tipo "sono dei menefreghisti" e la frittata è servita. La sensazione è che non è suo figlio che non sa cosa vuole ma è lei a non sapere cosa vuole e si è ripiegato nella fantasia di essere esempio e misura dei suoi figli. Ma i suoi figli non vogliono un modello perfetto ma una persona vera. Lei si nasconde dietro i problemi degli altri per mostrare una immagine di se stesso sempre pronto ad aiutare gli altri. Ma lei? lei dove è? dove sono le sue idiosincrasie? dove sono i suoi desideri per se stesso? Le consiglio di riflettere su questo e se vuole mi faccia sapere che ne pensa. ventola.marco@libero.it Cordiali saluti
Salve, credo sia importante consultare un terapeuta familiare o un mediatore familiare che possa aiutarvi nella gestione del rapporto con vostro figlio, per trovare una comunicazione efficace nel qui ed ora e che permetta di confrontarvi riguardo certi vissuti accaduti nella vostra famiglia. Una persona estranea alla vostra famiglia è una figura ideale per aiutarla a risolvere le dinamiche di cui mi ha parlato e per uscire dall'impasse genitoriale in cui si sente in questo momento. Cordialmente
Dott.ssa Samanta Menichetti

Dott.ssa Samanta Menichetti

Roma

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Gentile sig. Francesco, sono la dott.ssa Cafarelli Rispondo quindi alla sua richiesta. Proprio perchè sono una psicoterapeuta della famiglia, le posso dire che il vostro problema purtroppo non è solo il vostro e capisco quanto ne stiate soffrendo. Seguo diverse situazioni relative a problematiche che riguardano le famiglie,e quindi le esprimo sinceramente il mio parere. A me è sembrato che lei chieda dei consigli, tuttavia poichè ogni situazione è poi diversa ma soprattutto complessa non credo che occorra qualche piccolo rimedio per risolverla, in genere. Penso che per correggere delle situazioni in una famiglia, occorra che almeno i due genitori facciano qualche colloquio con uno psicologo. Se fosse interessato, mi trovate al cell.348/2458737. Grazie, e cordiali saluti.
A mio parere potrebbe trattarsi di un reazione generazionale condivisa, riguardo fenomeni sociali di difficile accettazione per un giovane, per esempio la repressione in Tibet, o altro, anche in Italia, per sua natura un giovane non comprende e non accetta che il potere sociale possa essere gestito in modo a suo vedere irresponsabile e limitante in quanto può essergli stata contestata dagli adulti la capacità responsabile (individuale) che egli proietta in quella sociale, vi sono altri aspetti che in questa sede non possono essere riportati e risolti a causa della loro complessità e che mi auguro vengano affrontati con politiche opportune onde evitare un aumento esponenziale dell’aggressività sociale.
Sig. Francesco, la sua famiglia sembrerebbe ricca di aspetti positivi, anche se, ad un certo punto, una certa armonia sembrerebbe essersi perduta. E' un classico momento di crisi che però perdura ormai da tempo. Anche la sua età (49) mi fa pensare che lei stesso, al di la delle difficoltà riguardanti la salute, sia in un periodo critico (chiamato crisi della mezza età). Probabilmente la situazione critica che la sua famiglia sta vivendo, ha più di una causa, in più di uno dei suoi componenti, e questo è difficile valutarlo per me. Però, lei dice che anche tra di voi genitori, a volte discutete. Ecco, vorrei per un istante soffermarmi su questo aspetto che coinvolge solo voi due, come genitori preoccupati, che discutono su ciò che si dovrebbe fare per risolvere i problemi della famiglia. Ora, quando due genitori discutono, vuol dire che hanno punti di vista un pò diversi. Ciò che però conta è che il messaggio che viene recepito dai figli, è quello di una "indecisionalità" dei genitori, una sorta di incapacità a prendere le giuste decisioni, che genera un clima di incertezza, nel quale fiorisce spesso l'atteggiamento "ribelle" del giovane, alla ricerca di nuovi e più soddisfacenti punti di riferimento. Ciò che invece, secondo me sarebbe bene trasmettere ai vostri figli, è un messaggio di stabilità, di accordo e di armonia, almeno per ciò che riguarda la coppia genitoriale (sia all'interno del vostro rapporto, sia riguardo all'educazione dei figli). Diciamo che, in linea di massima, è difficile cambiare la mente di un adolescente o di un giovane, facendo prediche o discorsi vari. Ciò che più conta è l'esempio che si da. Perciò il consiglio che vi do è quello di lavorare sul vostro rapporto, cercando di riscoprire tra di voi, coppia genitoriale, una rinnovata e sicura armonia, la quale vi farà riguadagnare agli occhi dei vostri figli, il potere perduto e fungerà da attrattiva per tutti. Solo così guadagnerete quella giusta autorità genitoriale, che deriva dal fatto che voi, coppia genitoriale, siete in grado di stare bene e di creare benessere per voi e per i vostri figli, i quali, verrebbero invogliati ad ascoltarvi. Invece, succede che se i genitori litigando, non fanno altro che indebolire il loro potere e la "presa" su tutti i membri della famiglia. Sig. Francesco, sento che la sua speranza e la sua voglia di aggiustare un pò le cose, sono molto forti e questo è un ottimo inizio. Perciò sono sicuro che l'evoluzione e la crescita sia della coppia che dell'intero nucleo familiare, sarà pieno di soddisfazioni. Le faccio i miei migliori auguri sia per la sua salute fisica, che per quella psicologica.
Ciao Francesco, la situazione che descrivi è complessa nel suo insieme, ma se proviamo ad immaginare di affrontarla a piccoli passi probabilmente cambierebbe questa percezione di catastrofe che hai: Innanzitutto non è detto che i tuoi figli maschi stiano vivendo le stesse situazioni, il secondo ha espresso la volontà di andare all'Università lontano da casa, il che ha anche un aspetto positivo inteso come desiderio di crescita individuale, ad esempio, nonchè di sapere quello che vuole in questo momento della sua vita. Se questa decisione per qualche motivo ti preoccupa, non significa che non sia un'opportunità da valutare per tuo figlio, prima di vederla solo come un problema. Il comportamento del primogenito potrebbe essere più preoccupante in quanto intende determinare se stesso senza assumersi completamente la responsabilità delle sue scelte. Forse più che avere notizie in merito al suo vissuto amoroso converrebbe provare a capire come mai ha questo atteggiamento verso di voi, quali sono veramente i dubbi che ha rispetto a quello che vuole ottenere da se stesso e agire di conseguenza. Solo successivamente mettere regole più restrittive a livello comportamentale. (ad esempio sugli orari di ritorno, o sugli esami da effettuare etc.) Vorrei inoltre sottolineare che l'evento traumatico che avete vissuto in famiglia potrebbe aver lasciato risposte diverse verso la vita e il modo di vivere gli affetti, in ognuno di voi e potrebbe in parte aver inciso sui problemi che riporti nella tua lettera. Hai sicuramente delle aspettative nei confronti di come si dovrebbero comportare i tuoi figli in merito e forse questo non permette loro di starti vicino come sanno fare partendo dalle loro caratteristiche individuali. Se hai necessità di stare di più con loro o di esprimere ciò che provi per loro, trova il tempo per dirglielo. Questo sarà un ottimo esempio di come si può esprimere affetto anche per loro! Se invece non riesci, domandati il perchè e forse troverai più risposte al comportamento che ti esprimono.
Salve, poche parole per riflettere un pò....intanto 17 e 21 è un età molto problematica, peraltro iniziata per il primogenito da alcuni anni,siamo in pieno trambusto adolescenziale, da non sottovalutare e approfondire con i debiti accorgimenti, anche con l'aiuto di esperti....e poi caro padre, mi chiedo se questo bisogno di famiglia perfetta dove tutto sia a posto e meravigliosamente in ordine non sia una sua esigenza per una difficoltà personale a non saper gestire "altro", viva serenamente questa diversità, questo cambiamento, quando verrà superato come è sicuro vi ritroverete tutti più forti e uniti e più autenticamente vicini.
Dott.ssa Maria Alecci

Dott.ssa Maria Alecci

Catania

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Gentile signore, immagino quanto si possa sentire preoccupato per una situazione che avverte mutare all’interno della sua famiglia. I passaggi di crescita sono eventi vitali, non sempre facili da affrontare e ci si può sentire davvero un po’ spaventati. Eppure fanno parte dell’ordine delle cose. Non posso affermarlo per certo, sto soltanto a quanto leggo dalla sua mail e le vorrei dare una mia impressione. Forse anche comportamenti ribelli, indolenti o scontrosi possono essere una forma di linguaggio, un po’ particolare, un messaggio che i figli mandano per dire che stanno crescendo e che vorrebbero il loro spazio. Ma anche il fatto che i figli diventano grandi mettono in gioco il vostro ruolo di genitori. Mi chiedo se per voi sia possibile pensare al rapporto tra voi e con i figli su basi nuove, dove ci si parla e si da voce in modo adulto alle reciproche esigenze. Dove alla protezione viene sostituita la sicurezza della relazione e del confronto. Mi fermo qua: concludo dicendole però che ogni cambiamento ha in sé il germe della crescita e del passaggio ad una condizione maggiormente in linea con la nostra vita. Sono convinto che se riuscirete a parlare tra voi e con i vostri figli di ciò che sentite senza colpevolizzarvi a vicenda probabilmente il clima famigliare muterà. Potrete poi in seconda battuta, se lo ritenete utile, anche rivolgervi ad un professionista che vi dia una mano ad affrontare questa cosa con maggiore serenità e che possa rendere più agevole la comunicazione tra di voi. Cordialmente
Non vorrei essere precipitosa, ma non le è sorto il dubbio che i suoi figli facciano uso di sostanze? Sembrano gli effetti sull'umore della cocaina. Non vorrei allarmarla di più, ma prenda in considerazione anche questo. Cordialmente
Gentile sig. Francesco, comprendo la sua preoccupazione e l'ansia certamente unita a quella di sua moglie per la situazione familiare che da alcuni anni vive come in "un mare in tempesta" e lei che si trova al timone della "sua barca" in direzione di un "porto sicuro" è spaventato che possa affondare e non portare in salvo tutti i componenti della sua famiglia. Certamente la sua famiglia sta attraversando un "periodo di crisi" in linea generale "naturale" per quella fase di passaggio della ricerca di autonomia e crescita dei figli e conseguente svincolo dai genitori: quante paure sia da parte dei figli sia da parte dei genitori che hanno vissuto per tanti anni in un porto ben protetto, sicuro e tranquillo? Non mi sento di fornirle interpretazioni o indicazioni sul da farsi perchè ogni situazione familiare richiede un approfondimento ed una comprensione specifica delle dinamiche interpersonali tra i membri della famiglia ove uno dei componenti esprime -tramite i suoi comportamenti altamente trasgressivi- un forte disagio personale e spesso anche "porta voce" di quello familiare. Il mio consiglio è di farsi aiutare da un terapeuta familiare invitando anche tutti i suoi figli ad incontrare appunto un esperto per risolvere le "loro incomprensioni". Le auguro che presto possa "navigare in una mare calmo".
Salve signor Francesco, ho letto con attenzione la vostra richiesta. Il problema che state vivendo viene a presentarsi in una fase critica per il ciclo vitale della famiglia, i vostri figli crescono e voi cominciate a rendervi conto che non siete più capaci di gestirli come una volta. Non è semplice dare consigli perché noi psicologi non li dovremmo dare, ciò che vi posso suggerire è di chiedere aiuto ad un professionista che vi fornisca gli strumenti utili per affrontare questa fase. Non dovrebbe essere un percorso lungo, se riuscirete a coinvolgere tutta la famiglia in questa nuova esperienza e ad essere motivati rispetto a un processo di cambiamento.
I figli crescono e in tarda adolescenza come il suo primogenito di solito i problemi sono maggiori di quando era più piccolo. mi rifaccio all'unico elemento concreto che mi ha fornito e cioè il suo infarto e che sembra che per i suoi figli sembra non sia successo nulla. Ora lei è un uomo ancora giovane e senz'altro i suoi figli (tutti)percepiscono che è stata sottratta loro quella sicurezza che i genitori ci saranno per sempre per loro avendo provato la paura che il padre morisse. Sarebbe naturale uno scompiglio in casa invece lei dice che è come se non fosse successo nulla. a parer mio i suoi figli, ciascuno a modo suo avendo età diverse e differenti caratteri,sta cercando di elaborare quell'infarto. suo figlio maggiore cercando conforto in una donna con più anni di lui che magari (?)lo faccia sentire al sicuro come lei faceva sentire al sicuro lui prima dell'infarto. l'altro maschio anche lui sta cercando di elaborare il suo infarto emulando le gesta del fratello. non mi avete detto niente di vostra figlia, come ha reagito una bambina di 13 anni alle soglie della pubertà? si è magari sentita in colpa per aver desiderato iniziare a vivere una vita non più da bambina e pensa che il suo infarto sia la giusta punizione per lei? come capirà è una situazione parecchio intricata, ovviamente vi suggerisco una terapia di coppia anche perchè lei non accenna a come ha reagito lei, nel fiore degli anni, ad avere un infarto e poi con tre figli a carico e come ha reagito sua moglie. Metterei in primo piano una terapia per voi due, con calma si vedrà se ne hanno bisogno anche i ragazzi (e con questo intendo anche vostra figlia).