Ho paura che mia figlia grande mi veda come un mostro

elisabetta

Buonasera, sono mamma di due bambine. Una di 3 e una di 2. Ho paura che mia figlia grande mi veda come un mostro. Quando tratta male la sorella, o quando piange disperatamente per la televisione, quando vuole per forza stare in braccio io mi arrabbio e inizio ad urlare, non faccio altro ma urlo addosso a lei. Subito dopo sto male, piango, non dormo la notte e mi metto nel letto con lei e l'abbraccio forte. Ho paura che possa pensare che sono un mostro che la tratto male, che non le voglio bene, che le possa fare del male (cosa che non ho mai fatto e mai farò ). Purtroppo quando perdo la pazienza urlo e sfogo la mia rabbia urlando. Ho paura che non mi senta abbastanza madre

15 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile Elisabetta,

due bimbe piccole sono impegnative da gestire e può capitare che la fatica e lo stress (anche il dormire poco) possano aver abbassato la sua soglia di tolleranza e di resilienza (capacità di far fronte positivamente agli eventi stressanti) per cui mette in atto comportamenti aggressivi (a parole). Tuttavia, è importante cercare di modificare il comportamento, poiché la bimba rischia di confondersi nel ricevere due messaggi tra loro così contraddittori (urla e poi abbracci durante la notte) e, quindi, di non capire cosa voglia da lei la mamma. Inoltre (lasciando stare i sensi di colpa che non aiutano ma, anzi, rendono le cose ancora più complicate), sarebbe opportuno chiedersi il perché di questa rabbia, da dove arriva, perché con una bimba si e con l'altra no. Le consiglierei di confrontarsi con uno psicologo che la aiuti in questo percorso di comprensione. 

Cordiali saluti

Cara E.,

nel rapporto tra genitore e figlio sono normali i momenti in cui ci si ritrova in opposizione, momenti in cui ad esempio il genitore deve mettere delle regole al comportamento del bambino, insegnandogli come vivere bene con gli altri e con se stesso.

Sono momenti in cui è giusto alzare un po’ la voce, rimanendo nel limite del rispetto per il bambino, si tratta quindi di trovare il giusto equilibrio, ogni mamma troverà la soluzione più adatta a gestire i momenti di conflitto, considerando le caratteristiche che rendono unico il rapporto tra la madre e ciascuno dei figli.

 Potrebbe essere utile un approfondimento con uno psicologo focalizzando l’attenzione su come Lei si sente dopo aver reagito al comportamento della figlia. Se le Sue modalità attuali La fanno sentire male e Le tolgono il sonno può provare a modificarle con il supporto di un esperto, imparando nuove strategie per gestire il conflitto e lo stress che legato al ruolo genitoriale.

Un augurio di maggiore serenità!

 

Gentilissima, premesso che esser e fare la madre è il mestiere più difficile al mondo:è molto più facile esser psicologi. Premesso che quest'arte la si apprende in parte dai propri genitori, con la fregatura che se sono stati bravi abbiamo anche un ideale alto con cui confrontarci, mentre se sono stati assenti potrebbe mancare un modello da seguire e quindi ci si arrangia..mi sento di poterle dire che, come sottolineava Winnicott,...le madri devono essere "sufficientemente buone"...non perfette. Cosa vuol dire? Che una madre oltre a sentimenti di amore nei confronti dei propri figli può provare anche sentimenti negativi, avversione, rabbia...e ciò capita molto più frequentemente di quanto si pensi: se il genitore riesce a gestire questi sentimenti insegna al bambino a dir di si e di no educandolo sia all'espressione funzionale sia di sentimenti positivi che negativi. In realtà anche le emozioni che consideriamo negative così si rivelano esser protettive: se ha visto Inside Out ha più chiaro quanto scrivo. Se ad esempio la sorella maggiore è arrabbiata per aver perso le attenzioni che le venivano dedicate quando era figlia unica, ed è gelosa della sorellina minore...probabilmente con i suoi atteggiamenti cerca di attirare l'attenzione (della serie meglio che mamma mi guardi arrabbiata piuttosto che non mi guardi proprio...oltretutto se dopo si sente in colpa qualche coccolina arriva) e le fa provare la rabbia che lei stessa sente e non sa riconoscere, spiegare, gestire. Il fatto che lei urli rappresenta un modo per scaricare la tensione che si genera in queste situazioni, la rabbia che la bambina le manda e che le ritorna senza filtro in una sorta di circolo vizioso che in quanto tale può assolutamente essere spezzato. Sarebbe il caso forse di approfondire la situazione richiedendo una consulenza presso un professionista della Sua zona. Una domanda che mi sono posto però è: tra urla, televisione, bambine..il papà dov'è? A disposizione per un colloquio, Le porgo cordiali saluti.

Buona sera Elisabetta, la mamma ha un ruolo fondamentale per aiutare i propri figli a riconoscere ed autoregolare le emozioni. Dal suo racconto sembrerebbe che in alcuni momenti perde la pazienza urlando e arrabbiandosi con loro,successivamente i suoi sensi di colpa attivano comportamenti di protezione nei confronti delle sue bambine (abbracciadole). Ha due bimbe molto vicine di età ed a volte le mamme accusano un sovraccarico di stanchezza ed energia emotiva. Diventa importante: - farsi aiutare a gestire la quotidianità - trovare momenti di recupero emotivo (yoga, tecniche di rilassamento, palestra) - rivolgersi ad uno psicologo per riconoscere la sua rabbia e comprendere i diversi significati. - esercizi di consapevolezza della rabbia e dei suoi bisogni sia emotivi che fisici. I pensieri negativi emergono per i sensi di colpa di aver esagerato con le bimbe. Nel momento in cui riuscirà a gestire meglio questa situazione avrà una percezione di sé più positiva e anche le sue figlie percepiranno questo. Spero che queste riflessioni la possano aiutare ad aumentare l amore per se e per le sue figlie. Tanti saluti.

Buona sera... è da escludere che una bambina così piccola possa pensaere che la sua mamma è un mostro.

Sono le sue paure che proietta sulla piccola..., forse lei sta attraversando un periodo di sofferenza con riesce a gestire molto bene, forse avrebbe bisogno di parlare con qualcuno per trovare un senso e significato al suo malessere....

Un percorso di sostegno genitoriale che la fortifichi e l'aiuti nel compito più difficile della vita : quello di essere genitori.

Le lascio la mia mail se ha bisogno paola.toffanin32@libero.it

Dott.ssa Studio di Ipnosi e Psicoterapia Cognitiva - Dott.ssa Paola Toffanin

Dott.ssa Studio di Ipnosi e Psicoterapia Cognitiva - Dott.ssa Paola Toffanin

Latina

La Dott.ssa Studio di Ipnosi e Psicoterapia Cognitiva - Dott.ssa Paola Toffanin offre supporto psicologico anche online

Buonasera, dalle sue parole si evince una preoccupazione forte per la sua bambina in relazione a quella che lei riconosce essere una situazione fortemente stressante per lei. Lo stress è un fattore da non sottovalutare e da prendere attentamente in considerazione.

Essere mamma è porta un'importante cambiamento nella vita di una donna e in particolar modo, essere mamma di due bambini piccoli richiede un'attenzione maggiore poiché aumentano le richieste.

Lavoro nel settore dell'infanzia e con i genitori da molto diverso tempo e mi preme sottolineare l'importanza delle emozioni e il loro modo di manifestarsi, sia dei bambini che dei genitori. I bambini quando fanno i "capricci" stanno chiedendo nel modo in cui conoscono, la soddisfazione di qualche bisogno che per loro è importante ma non viene sentito. Lei non dà informazioni riguardo a questo ma, in base all'età delle sue bambine, immagino che entrambe siano bisognose del loro spazio. La bambina più grande avendo solo un anno di differenza dall'altra è possibile che abbia sentito in qualche modo uno spazio che le è stato "rubato" da qualcun'altro in un momento in cui ancora ne aveva necessità.  Ovviamente non se ne faccia una colpa ma lo esamini come dato di realtà. Questo porta in chi patisce l'arrivo del fratellino uno stress in più. 

Dall'altra parte lei, affaticata da questo è possibile che si trovi combattuta tra il bisogno di riposo, il bisogno di stare con le bambine e il bisogno di un pò di tempo per lei. Urlare e arrabbiarsi in un momento di fatica è normale ma è importante che venga colto come un segnale chiaro di "attenzione" per il proprio stato interno. E' bene in questo senso che la rabbia non diventi uno sfogo, ma che porti ad un'occasione di crescita.

L'ambivalenza emotiva (dalla rabbia, al pianto di dispiacere , all'abbraccio per riparare alla rabbia) crea confusione. La prima confusione sembra legata al suo essere mamma "se mi arrabbio non sono una buona mamma. Mi sento in colpa ... Mi pento e l'abbraccio" ... Non ascoltare e riconoscere le proprie emozioni porta a vivere uno stato di confusione, in chi li vive e in chi c'è attorno. Tutto questo genera caos.

Ci sono modi per imparare ad ascoltare quello che succede quando ci si arrabbia e quando si sente che sta per arrivare un momento di forte angoscia e stanchezza. Se si impara questo sarà possibile anche dare un modello in cui l'emozione non è censurata ma autorizzata. Arrabbiarsi è sano, essere tristi anche. Ogni emozione ci comunica qualcosa e in questo senso, è bene ascoltarla. (la invito a vedere "Inside Out" se non l'ha già fatto. Insegna molto sulle emozioni).

Il fatto che lei si fermi ad ascoltare queste paure, fa già di lei una buona madre in ascolto. Chiedere aiuto è un ottimo punto di partenza per un lavoro con se stessi. Ci pensi, sono a disposizione nel caso.

Gentile Elisabetta sento la sua angoscia che lei trasmette dalle sue parole molto importanti perchè denotano una condizione di apertura verso la richiesta di un aiuto, di un conforto che ritengo potrebbe essere per lei molto utile. Sta vivendo, credo, una situazione di stress psicofisico umanamente comprensibile a fronte del provvedere alla crescita di due figlie in così tenera età, ognuna con le sue esigenze e soprattutto entrambe molto bisognose della mamma. Loro chiedono lei deve dare in modo incondizionato, ma a lei chi pensa? Forse anche lei ha bisogno di uno spazio suo dove poter rilassarsi e prendersi cura di se stessa magari affrontando questa sua condizione di forte irritabilità/rabbia che dirige principalmente sulla primogenita rimanendo incastrata in un circolo vizioso perchè la sua frustrazione attraversa sua figlia e le torna indietro con gli interessi. Le consiglio di contattare uno psicologo per comprendere cosa vuole dire di lei la sua rabbia per poterla accogliere, ascoltare  e comprendere. Conosco bene queste problematiche, mi occupo anche di genitorialtà e so quanto possa essere facile scivolare su un terreno così impervio, ma succede a volte di cadere, importante è sapere che ci si può rialzare magari più forti di prima. Non si scoraggi ha già fatto un primo passo fondamentale: parlare del suo problema, ora prosegua. Molti auguri.

Buonasera Elisabetta, mi sembra che la prima a stare male, prima ancora che la sua piccola, sia lei. È giusto e naturale che lei si preoccupi per la serenità delle sue figlie, ma credo proprio che la loro serenità passi attraverso la sua come madre e come persona in generale. Non si senta una madre non adeguata; i sensi di colpa, poi, in generale aumentano l'ansia e non servono a risolvere il problema. Le consiglio piuttosto di prendersi maggiore cura di sé; confrontarsi con una persona cara, rivolgersi ad un professionista se necessario. La sua reazione “eccessiva“ potrebbe essere dovuta alla frustrazione di non riuscire a gestire la situazione come vorrebbe, ma un genitore è anche una persona coi suoi bisogni e le sue fragilità e solo prendendosene cura può recuperare stabilità e autorevolezza. Vedrà che a questo le sue figlie risponderanno in modo positivo. Un caro saluto.  

Buonasera, la questione che porta lei è piuttosto complessa e necessiterebbe ulteriori approfondimenti. Risulta difficile dare consigli, che sono spesso fini a se stessi, rispetto a situazioni cosi delicate. Soprattutto quando di mezzo ci sono dei minori. Le cose da chiedere sarebbero molte: come si sente lei in questo momento, cosa sta succedendo nella sua vita, che ruolo gioca suo marito nella gestione delle bambine ecc... Se posso permettermi, le consiglierei di provare a prendere contatti con un servizio di psicologia dell'asl della sua zona. Ovviamente potrebbe farlo anche privatamente ma sarebbe un'altra spesa. Credo comunque che, visto quello che descrive, sarebbe opportuno un supporto psicologico che la aiuti a gestire questo momento difficile, per lei e per le sue figlie. Spero di esserle stato di aiuto.

Buona sera signora,

innanzitutto vorrei dirle che già il fatto che si stia ponendo la domanda è una grande risorsa in quanto rimanda ad un suo mettersi in discussione rispetto al modo con cui si rapporta alle sue figlie. Dalle sue parole ho sentito una grande paura di sbagliare e di riuscire a controllare la sua rabbia e un grande amore per le sue bambine. Posso comprendere le sue difficoltà nel riuscire a gestire due bambine così piccole.. le paure, le ansie, le preoccupazioni sono tante e a volte ci portano ad agire in modi in cui non vorremmo rispecchiarci. La sua bambina non la vedrà come un mostro ma semplicemente come " la sua mamma". Quello che posso consigliarle è innanzitutto comprendere da dove ha origine questa rabbia, capire se ci sono altri modi, oltre alle urla, per provare ad avvicinarsi a sua figlia e a farle comprendere che alcune cose non vanno fatte e trovare uno spazio per se stessa per sfogare queste ansie che si porta dietro e che sicuramente influenzano il rapporto con le sue figlie. Il benessere delle sue figlie dipende dal benessere che ha lei.  La domanda è: è lei che ha paura di non essere abbastanza madre o le sue figlie?

Se avesse il desiderio di approfondire queste tematiche io ricevo a Torino o ad Avigliana.

Le auguro una buona giornata

Gentile Signora, è chiaro, dal Suo partecipe racconto, che si tratta di un problematica non risolvibile a livello individuale, ma soltanto familiare. Solo un approccio sistemico e familiare, che consideri ciascun componente della famiglia nelle sue interazioni ed interrelazioni con tutti gli altri, potrebbe se non sanare almeno migliorare significativamente la drammatica situazione. Una rieducazione psicologica dell’approccio relazionale vigente in famiglia, con una ridiscussione e ricollocazione degli episodi salienti intercorsi ed ancora attivi nel vostro ‘vissuto’ psicologico, potrebbe, presumibilmente, essere una soluzione valida per ristrutturare l’insieme della relazionalità familiare, attualmente patologica perfino nella gestione dei conflitti. L’approccio A Distanza (online, cioè via chat), previo consulto telefonico gratuito, potrebbe in tal senso essere adeguato per porre le basi per uno stile relazionale diverso e ben più costruttivo ed efficace all’interno del sistema familiare in crisi. Cordiali saluti.

Gentile Elisabetta,

la situazione che lei racconta è molto delicata e, appena possibile, è bene chieda e trovi un aiuto alla sofferenza che lei e la piccola state provando. La sua bambina ha solo tre anni ed avrebbe bisogno di un clima più sereno. Il comportamento della piccola manifesta una difficoltà a comprendere quello che le sta succedendo attorno. La presenza di una sorellina più piccola, e la mamma stanca ed arrabbiata, le rendono il tutto di più difficile comprensione. Il problema non è come la veda ... mostro o cattiva madre ... la piccola non ha ancora questa capacità, vive di certo emotivamente una difficile situazione. I suoi sensi di colpa non la aiutano.

Credo che l'aiuto alla piccola passi per un aiuto di cui ha bisogno prima lei, mamma. Nella sua email il marito e padre non è presente, come mai?

Si rivolga con fiducia ad un collega e racconti la sua situazione e si faccia aiutare.

Cari saluti

Dott. Sergio Chieregato

Dott. Sergio Chieregato

Torino

Il Dott. Sergio Chieregato offre supporto psicologico anche online

Cara Elisabetta, comprendo il suo turbamento. Il sentimento della rabbia, soprattutto se esce incontrollato, spaventa e fa male, anche di più a chi lo agisce rispetto a chi riceve lo sfogo. Le sue emozioni sono in realtà un bene prezioso perchè indicano la direzione della cura e, com'è naturale e giusto sia, vogliono uscire, mostrarsi, in questo caso per essere risanate, curate, comprese. La invito a rivolgersi a qualcuno che possa aiutarla a fare chiarezza nei suoi sentimenti, possa aiutarla a districare il groviglio di blocchi o ripetizioni, magari antichi che, proprio perchè nascosti nel profondo, possono fare paura, perchè ignoti a noi stessi. Semplicemente vanno integrati con il presente della persona e delle sue relazioni. Se le può servire sono disponibile per un primo colloquio, conoscitivo e gratuito, ma poichè vengo a Torino solo un paio di volte al mese (vivo e lavoro a Milano), mi dovrebbe contattare via e mail o telefono per fissare un momento adatto. Trova sotto i miei riferimenti

Un caro saluto

Dott.ssa Maria Giuliana Rasi

Dott.ssa Maria Giuliana Rasi

Torino

La Dott.ssa Maria Giuliana Rasi offre supporto psicologico anche online

Buongiorno Elisabetta,

innanzitutto vorrei rassicurarla sul fatto che a tutti capita di non riuscire a gestire adeguatamente la propria rabbia, e quindi di non saper nemmeno modulare ed accettare gli scoppi di rabbia e pianto altrui (come in questo caso quella dei propri figli). Il fatto di farsi domande e mettersi in discussione su alcuni comportamenti genitoriali fa di lei una mamma attenta, preoccupata per lo sviluppo delle sue bambine e guidata dal sentimento di amorevolezza che nutre nei loro confronti. Credo che potrebbe essere d’aiuto intraprendere un percorso psicologico, magari anche breve, che possa supportarla emotivamente ed aiutarla a capire il motivo delle sue reazioni in risposta ai comportamenti oppositivi e/o ribelli delle sue bambine. La rabbia è un’emozione molto forte e prepotente, che si sviluppa in maniera istintiva nelle sue componenti più “animalesche” e che dovrebbe riuscire a modulare usando gli elementi più “cognitivi” e civili che la compongono. Essa è sempre motivata dalla frustrazione di un qualche bisogno, desiderio o diritto personale, ed è un’emozione essenziale per la sopravvivenza. Non va in alcun modo repressa e negata, a se stessi o agli altri, ma va esternata nella maniera più funzionale al suo scopo, che è appunto quello di far capire all’altro che ci sta ferendo, che ci sta mancando di rispetto, che sta frustrando un nostro desiderio.. e così via. Come genitori, apprendere interiormente la gestione della rabbia è un’abilità necessaria e utilissima per poter spiegare ai propri figli la maniera più adeguata di esprimere loro stessi i loro scontenti e frustrazioni. E’ possibile che al momento le urla e i pianti siano così predominanti, forse perché questo è il modello di espressione di rabbia che le bambine vedono nel contesto familiare (tra l’altro anche il contesto esterno è sempre da tenere in considerazione).

Se non l’ha già fatto, provi a consultare un terapeuta che si occupi di sostegno alla genitorialità ed età evolutiva, vedrà che otterrà sicuramente informazioni e sostegno prezioso per il bene di tutto il nucleo familiare.

Resto a disposizione per ulteriori informazioni.

Un caro saluto.

Cara Elisabetta, è molto importante quello che riesce a dire di se stessa riguardo il rapporto controverso con sua figlia, le dico questo perché molte volte i genitori mistificano questo comportamento giustificandolo come reazione a presunte colpe dei propri figli, per cui meritano delle sgridate, delle punizioni, fino ad estremizzare, delle sculacciate.

Detto questo però dovremmo pensare come sarebbe opportuno che lei provasse a darsi delle spiegazioni riguardo questa aggressività che sembra doverla possedere, e che non fa altro che darle dei sensi maggiori di colpa. Non tanto su quello che ha fatto nei confronti di sua figlia, ma quello che avrebbe potuto fare.

Io personalmente mi sento di dirle che sarebbe bene che consultasse uno psicologo, non tanto per curare ciò che non è patologia, ma per cercare di chiarire a se stessa quello che le sta capitando, vedrà che troverà professionisti, se mai a lei più vicini che potranno darle parola e ragione di se.

Saluti