Ho sempre avuto problemi a relazionarmi con le altre persone

Silvia

Ho sempre avuto problemi a relazionarmi con le altre persone, ho titt'ora pochi amici e ho passato anni (specialmente quelli del liceo) infernali. Ero sempre a casa, triste, depressa, ho pensato anche al suicidio perchè anche nei momenti di pace e tranquillità ad esempio quando nn c'era da studiare x dei compiti in classe quando tutti erano fuori a divertirsi io ero certamente in casa a guardare un film da sola o in giro con i miei genitori, i miei volevano che uscissi e che stringessi amicizia ma io non ci riuscivo perchè pur provandoci non ero simpatica alla gente, ero quella da evitare, quella brutta, antipatica e stupida. Da qualche mese tutto, o quasi, e' cambiato, esco con delle compagne dell'università che ho cominciato proprio quest'anno e devo dire che le trovo fantastiche, coinvolgenti, allegre e cosa più importante io sono simpatica a loroe nn stanno con me solo per convenienza ma perchè davvero le piaccio e vogliono passare del tempo con me. Ora usciamo anche con gli amici di una di queste, siamo un gruppetto in pratica, cosa che io non ho mai avuto. Ora si sta presentando un nuovo problema, fin ora a me sconosciuto, iperprotettività dei miei genitori. In realtà sono sempre stati cosí, se tutti i miei coetanei potevano fare qualcosa io non potevo, ora e' ancora cosí. Tra 2 sett faccio 20 anni, ho il diritto di gestire la mia vita. Loro mi autorizzano ad uscire sono il venerdí e il sabato e devo tornare non oltre l'1 e mezza, a volte anche prima. In settimana secondo mia madre nn si esce perchè si va a lavorare e xkè e' settimana (LEI va a lavorare, io ora dovrei solo divertirmi dato ke il periodo degli esami e' pure finito). Mi sento oppressa, in gabbia senza via d'uscita. Tanto se sto a casa non e' che mi metto a chiacchierare con loro e lo sanno... Dicono che sono passata dal nn uscire mai all'uscire sempre (parolone dato che nn me lo permettono mai), hanno paura che mi succeda qls, pensano che dato ke fino a poco fa nn uscivo mai io n sia al corrente ke esistono ladri, stupratori e killer e che ci sono certe zone da evitare.. A me capita tt questo quando invece i miei amici sono liberi di fare quello che vogliono e di tornare all'ora che prefersicono e senza dover neanxhe chiedere ai loro genitori il permesso per uscire (io devo farlo come minimo al mattino). Io penso che loro dovrebbero solo essere contenti che voglio uscire quando fin poco fa erano loro stessi a farmi sentore in colpa xkè ero sempre in casa e a farmi piangere. Poi sono convinti che io mi faccia comandare a bacchetta dalla gente con cui esco, che non mi imponga, che nn proponga ma i dove andare: allora ho già detto ai miei di sfatare questo mito, io propongo dove andare e gli altri mi ascolta quando faccio delle proposte e ne sono felice, certo nn sempre xkè siamo un gruppo e si devono seguire i desideri di tutti, e' normale credo accontentare tutti. Oltretutto ho una grandissima paura che i miei attuali amici si stuferanno di me che rispondo sempre di no ai loro inviti e che pian piano mi escluderanno lasciandomi in disparte e facendomi tornare ad essere sola senza amici. Quando escono e io non ci sono (a volte in settimana sopratt) lo fanno senza dirmi nulla credo xkè sanno che nn posso uscire... Mi sono persa già tantissime serate e cose divertenti e nn voglio continuare cosí. I miei lo sanno che sono responsabile e affidabile, nn mi sono mai ubriacata o cose simili. Vorrei solamente un po' più di libertà e che mia madre smettesse di dire quell'orrenda frase del “non si esce in settimana“ quando mia sorella che ha 24 anni esce sempre; mia madre giustifica questo fatto dicendo che lei ha cominciato a d uscire tutte le sere solo da quando esce con il ragazzo (e aveva 19 anni COME ME), io a tale sentenza ho risposto che il fidanzato non lo ho (perchè sono brutta non glielo ho detto...)e che quindi questo nn implica che io nn possa uscire. Ho pensato anche di trasferirmi, ma con quali soldi? Oppure di provare per un mese circa a vivere da sola, cioè affiattrmi un appartamento in città a mie spese dicendo loro che devo impaare a vivere da sola e a badare a me stessa. Peró anche qui sono sicura che nn mi lascerebbero mai fare una cosa del genere quando in realtà per legge nin puoi vietare ad un individuo di abbandonare casa propria, nessuno puó farlo (faccio giurisprudenza). Quindi vi chiedo aiuto sul come gestire questa bruttissima situazione che mi sta opprimendo giorno dopo giorno. Grazie infinite.

9 risposte degli esperti per questa domanda

Salve, il quadro che delinea non lascia immaginare nessuna via di "fuga" da parte sua. Se non le è possibile sfuggire ad una simile situazione, nè aggirare le regole, la soluzione potrebbe essere quella di imporsi adducendo le proprie ragioni. Se la via del dialogo fosse già stata tentata invano, cerchi l'appoggio e la mediazione di qualcuno che sia vicino ad entrambe le parti, e che abbia la fiducia sia sua che di sua madre.

Dott.ssa Annalisa Sammaciccio

Dott.ssa Annalisa Sammaciccio

Padova

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Gentile ragazza,

può riuscire ad ottenere maggiore autonomia solo se smette di dover chiedere il permesso per ogni cosa. Mi rendo conto che a 19 anni (quasi 20) si è ancora dipendenti, se non altro economicamente, dai genitori. Tuttavia è soltanto "lottando" un po' con loro che riuscirà ad ottenere rispetto. Gli parli apertamente. Provi a dirgli che lei non ha il fidanzato perché non può fare la vita da giovane donna che hanno i suoi coetanei (lei si vede brutta ma non credo sia questo il problema....). 

Restiamo in ascolto

Dott. Francesco Mori

Dott. Francesco Mori

Siena

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Gentile utente,

chi più di lei può sapere i diritti e i doveri tra genitorie e figli, dal momento che studia giurisprudenza? Provi quindi a far rispettare di più i suoi diritti, eventualmente e preferibilmente in modo graduale, ad es. uscendo un'altra sola volta durante la settimana e/o tornando prima, dando recapiti ecc.

Cordiali saluti

Dott.ssa Valentina Sciubba

Dott.ssa Valentina Sciubba

Roma

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Cara Silvia, comprendo le sue difficoltà legate alla sua situazione personale e familiare. Al momento mi sembra di comprendere lei fatichi a dare un senso a quanto le sta accadendo e a trovare delle possibili letture e che i disagi che vive se li stia portando con sè da diversi anni.Non conoscendo lei come persona e  molto bene la sua situazione mi sembrerebbe riduttivo quindi proporle delle possibili soluzioni Proprio per questo le consiglierei di farsi aiutare da uno specialista della sua zona, così da poter assieme lavorare su questi suoi vissuti e trovare la via che le permetta di stare bene con se stessa e con gli altri.

Le auguro davvero di riuscire in tutto questo, sicura che lei sia una persona con molte risorse.

Gentile Silvia,

Leggendo quel che lei scrive mi pare evidente il carico di tensione che sta sperimentando attualmente. Quella che sta vivendo è una fase di acquisizione di autonomia che inevitabilmente porta alla necessità di confrontarsi e scontrarsi, a volte duramente, con i propri genitori, per arrivare ad un nuovo e diverso equilibrio familiare e personale. Tuttavia, ho l'impressione che la sua situazione attuale ed il modo in cui lei la vive siano influenzati in maniera importante da problematiche che da molto tempo fanno parte di lei e della sua famiglia.

L'elevata pressione e la sensazione che lei trasmette di non riuscire a vedere al momento soluzioni possibili, mi portano a suggerirle di contattare un/una professionista della sua zona, da cui farsi aiutare per lavorare su queste dinamiche e trovare la soluzione migliore per sè, facendosi accompagnare in questa importante e delicata fase di passaggio.

Se vorrà contattarmi per una consulenza sarò lieta di incontrarla.

In ogni caso un caro augurio.

Gentile Silvia

la mia impressione, leggendo il suo toccante resoconto, è che la sua autonomia suscita nei suoi genitori grandi angosce e preoccupazioni e che il mondo esterno sia percepito all'interno della sua famiglia come carico di pericoli, dai quali probabilmente i suoi genitori stanno cercando di proteggerla attraverso queste rigide regole.

Lo svincolo di un figlio è un processo complesso che non può semplicemente avvenire con un taglio netto da parte del figlio nei confronti dei suoi genitori, magari allontanandosi fisicamente, da un giorno all'altro, dalla famiglia d'origine. Si rischia, come spiega lo psichiatra americano Murray Bowen con un'efficacissima immagine, di uscire di casa sbattendo la porta e lasciando ivi le valige, per poi essere costretti a tornare indietro a prelevarle, magari dopo anni di pseudo autonomia: si rischia cioè di fare passi falsi sulla scia dell'impulsività, lasciando questioni in sospeso che non facilitano un reale processo di autonomizzazione. 

Il mio consiglio dunque è quello di parlare ai suoi genitori e piano piano e con pazienza negoziare con loro per ottenere spazi individuali sempre più ampi. E' meraviglioso e importantissimo che lei abbia trovato una compagnia di amicizie con cui si trova finalmente bene, però quello che mi sento di dirle è che la libertà è una cosa preziosa che si impara a gestire con l'esperienza. Penso dunque che anche per lei uscire da casa e autonomizzarsi dai suoi genitori con gradualità sia la cosa migliore da fare. Se non riesce proprio a far capire ai suoi genitori di aver bisogno di spazi individuali più delimitati, se il dialogo rimane conflittuale, difficile e poco costruttivo, il mio consiglio è di proporre loro di rivolgervi tutti insieme ad uno psicoterapeuta familiare che attraverso delle sedute congiunte possa aiutare l'intero nucleo ad affrontare questa particolare fase del ciclo vitale della famiglia, che necessita di compiti specifici sia da parte dei figli che dei genitori... Un caro saluto

Cara Silvia, ho sentito in questo tuo lungo sfogo tutto il conflitto fra il tuo desiderio di sperimentarti in questa nuova vita che ti si è aperta davanti e e quello che senti come un impedimento dovuto alla dipendenza dai tuoi genitori. Per certi versi questo potrebbe essere considerato un passaggio difficile, ma del tutto naturale.

Quello però che hai adombrato sullo sfondo, e cioè il rapporto sempre difficile che hai avuto con gli altri, sembra una sorta di riflesso rispetto a quello che forse è stato anche il rapporto con te stessa.

Converrebbe che tu non lo perdessi di vista: se senti che le tue attuali difficoltà nel rapporto coi tuoi genitori non dovessero evolversi nella direzione di una tua maggiore libertà di scoprire chi sei e che cosa vuoi veramente dalla vita, sarebbe opportuno che tu cercassi qualcuno con cui confrontarti per capire meglio quali sono le tue difficoltà più profonde, quelle che ti impediscono di imparare a stare bene con te stessa.

Un caro augurio

Gent. Silvia

ciò che mi ha colpito nella sua lettera è il cambiamento (positivo) che Lei è riuscita a mettere in atto. Mi sto riferendo al passaggio da una vita di solitudine ad una vita di relazione. Però qual'è stata la motivazione che l'ha portata a tale cambiamento che i suoi genitori ora non riescono ad accettare quasi fossero rimasti ancorati alla figlia da proteggere? Lei sicuramente ha ragione nel desiderare l'autonomia però ci sono dei passaggi che sarebbero da chiarire.

Cordiali saluti

buona sera 

ci sono tante cose da capire da quello che scrivi, perchè eri sempre giù e triste perche ti sentiti invisibile di fronte agli altri, i tuoi genitori ti spingono ad uscire tu non lo fai, adesso vai all'univeristà non sei i corsi qui nella lettera ne parli poco , ti sei aperta ad un gruppo bene, ti trovi bene ma leggo delle insicurezze mi sento brutta, non sono simpatica prima ora queste persone nuove vogliono stare con me, forse dovresti capire come vivere prima tu la tua vita poi puoi affronate i tuoi con le idee più chiare, potresti cercare un lavoro dividere l'appartamento con altri studenti dividervi le spese, questo solo quando tu lo vorrai tu ti sentirai pronta ....

il mondo ti aspetta ma sei solo tu che dovrai decidere come vivertelo ....ti auguro un felice viaggio 

Dott.ssa Filomena Lopez

Dott.ssa Filomena Lopez

Roma

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