Mi trovo molto insoddisfatto della mia situazione personale

Giovanni

Salve dott., innanzitutto vi ringrazio in anticipo per la disponibilità. Da un poco di tempo a questa parte mi trovo molto insoddisfatto della mia situazione personale: pur reputandomi una persona normale con una sufficiente autostima e pur avendo una fidanzata al mio fianco, mi sento abbastanza in difficoltà nello stringere relazioni solide di amicizia o almeno instaurare rapporti con gli altri. Non mi sento allontanato nè discriminato dagli altri, sono abbastanza loquace e estroverso, tuttavia c'è qualcosa che non riesco a capire nel mio comportamento per cui poche persone mostrino il desiderio di vedermi come amico. Mi sento poco “desiderabile“ (sono desiderato razionalmente, ho una buonissima famiglia e una splendida ragazza) e non riesco a impostare le relazioni come vorrei io, ovvero non dover essere costretto a farmi sentire spessissimo io per stare con gli altri. Ripeto, non sono antisociale, mi sento solo “diverso“, e questa sensazione (che mi porto appresso da quando ero piccolo) mi rende inquieto. Sto andando in terapia per questo motivo, vorrei solo chiedervi quali possono essere le motivazioni per questa mia situazione e quali approcci converrebbe adottare; inoltre, è possibile modificare la personalità, nel mio caso annullare la componente che impedisce di instaurare un rapporto al di là della conoscenza amichevole? Gentilissimi

7 risposte degli esperti per questa domanda

Salve Giovanni

Grazie per la mail che ha scritto. Le posso sicuramente dite che fa benissimo ad andare in psicoterapia, è lì deve cercare e trovare le risposte non altrove. Le nostre risposte sarebbero sicuramente meno adatte e più inefficaci. Le auguro un buon percorso terapeutico ed una crescita personale che la renda soddisfatto e contento. Saluti

Gentile,

credo sia difficile, almeno per me, dare una risposta al suo quesito ma la invito ad analizzare con il suo terapeuta quanto chiede nella mail e trovare insieme, attraverso il rapporto terapeutico che avete costruito, le opportune risposte. E' importante che la relazione con il suo terapeuta sia trasparente e lei si senta a suo agio (una condizione che le permetterà di potere porre anche quesiti come questi)

Cordialmente

Dott.ssa Giuseppina Barra

Dott.ssa Giuseppina Barra

Napoli

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Salve Giovanni, da quello che leggo sembra che ha già intrapreso una psicoterapia e mi sembra di cogliere tra le righe che fa fatica a FIDARSI anche del suo terapeuta. Sarebbe opportuno che di questo ne parlasse in terapia per consentirsi la possibilità di un cambiamento più profondo, che andrebbe a toccare sicuramente anche gli aspetti di insoddisfazione che l'accompagnano da quando era piccolo. Cordiali saluti.

Buona Sera signor Giovanni

Credo che lei abbia intrapreso già la strada giusta per risolvere la sua problematica emotiva . Deve solo avere pazienza. Le situazioni emotive che lei descrive i suoi sentimenti appartengono a tempi molto remoti << che mi porto appresso da quando ero piccolo>> quindi l'unica cosa che mi sento di dirle è di darsi tempo. Nessuno possiede le sue verità solo dentro di lei ci sono le risposte alle sue domande e sicuramente il percorso da lei intrapreso porterà buoni frutti. 

Cordialmente

Salve, se va in Psicoterapia forse dovrebbe fare questa domanda al collega che la sta aiutando, sarà molto più costruttivo di quanto pensa e sarà in grado di avere altri strumenti per agire. Comunque la personalità può essere "cambiata", nel senso che potrà adattarsi molto più facilmente ed approfondire ciò che lei pensa su se stesso. Spero che lei vada nel profondo della sua anima a vedere ciò che nasconde a se stesso inconsciamente per poter superare ciò che le fa del male. Con la speranza per lei e la gioia di averle risposto la saluto cordialmente.

Gentile Giovanni, è sostanzialmente fuori strada, mentre la risposta è evidente per la psicologia clinica: il suo atteggiamento è compensativo di un profondo e radicato ‘complesso di inferiorità’ (che no significa affatto e in alcun modo ‘essere oggettivamente inferiori’, ma soltanto ‘sentirsi soggettivamente ed emotivamente inferiori’) del quale non ha consapevolezza ma che, nel tempo, presumibilmente appunto dall’infanzia ed a partire dal contesto familiare (nel senso che di uno stile di vita e di un indirizzo che i Suoi genitori Le hanno inconsapevolmente dato attraverso il quale costruire la sua sovrastruttura ben lontana dal ‘Vero Sé’, come direbbe Winnicott), ha cercato una compensazione al senso di inferiorità sempre più diffuso e generalizzato dentro di Lei, come è inevitabile in casi del genere, costruendosi faticosamente una struttura superficiale, come una corazza, che è divenuta via via nel tempo sempre più un habitus irrinunciabile e indispensabile. Un’analisi del ‘profondo’ e un ‘lavoro sulle emozioni’ sono la soluzione, mirante a ristrutturare la sottostante base di ‘sabbie mobili’ e quindi rendere non più necessario il ‘meccanismo di difesa’ della superiorità, fondato sulla paura e sulla recitazione di (infiniti) ruoli attoriali in una vita ridotta a recita sul palcoscenico della vita, impedendole di vivere ed esternare quel calore e quella empatia che pure ribollono dentro di Lei, come confermano la sofferenza e l’inquietudine che la problematica che qui sottopone le comporta. Cordiali saluti.

Gentile Giovanni. Intanto complimenti perchè a 20 anni avere un buon rapporto con l' idea di rivolgersi ad uno psicoterapeuta e chiedere aiuto e consigli professionali in generale, depone a suo favore sia nella risoluzione del problema, sia fa pensare a buone possibilità di raggiungere buoni livelli di maturazione emotiva. Detto questo per affrontare al meglio un rapporto terapeutico bisogna fidarsi, affidarsi e saper aspettare, nonchè se il suo terapeuta le da i compitini a casa le conviene eseguirli.

Prima di decidere se un percorso sia quello giusto bisogna concedersi di percorrerlo.

Cari saluti