Ragazzo di 15 anni ha compiuto nel corso degli anni diversi furti

Azzurra

Salve, sono l'insegnante di un ragazzo di 15 anni. E' stato ritirato dalla scuola a causa del suo comportamento in classe adesso sta seguendo con me, da solo, delle lezioni il pomeriggio a scuola per prepararsi all'esame di terza media(io non faccio parte del suo corpo insegante, sono stata chiamata appositamente per seguirlo). Durante queste lezioni mi ha raccontato che ha compiuto nel corso degli anni diversi furti, a scuola e fuori, con i quali si mantiene. Ruba cellulari e portafogli, biciclette, è persino entrato in una casa. Non mi sembra intenzionato a smettere con questo comportamento. Mi ha detto che la madre ne è al corrente e che tollera questa cosa, mentre il padre (i due sono separati) non ne sa nulla. So che alla madre in passato è stato consigliato di portarlo da uno psicologo ma lei non vuole. E' molto fiero di riuscire a mantenersi da solo e di farla sempre franca. Io sono molto preoccupata e non ho idea di quale possa essere l'atteggiamento migliore da prendere con lui. Per adesso l'ho semplicemente ascoltato cercando di non prendere un atteggiamento autoritario/giudicante ma non so se questa è la cosa migliore. Cosa mi consigliate di fare? In che modo dovrei parlargli?

14 risposte degli esperti per questa domanda

Potrebbe trattarsi di cattiva educazione. Cleptomania, o semplicemente un modo per creare un personaggio e attirare su di se attenzione.
salve non sono d'accordo per nulla sul ritiro dalla classe del ragazzo che a mio avviso va reinserito nel piu breve tempo possibile. La relazione privilegiata e duale che ha instaurato andrebbe a questo punto salvaguardata con un suo affiancamento nella classe, magari solo per alcune materie. Il problema di questi ragazzo sono molteplici e forse anche economici, ecco perche la madre non ha desiderio di rivolgersi ad uno psicologo e forse appoggia il comportamento del figlio perche non può mantenerlo lei stessa. Io opterei con un incontro con ragazzo ed entrambi i genitori, in presenza di un mediatore familiare ed assistenze sociale. La scuola dovrebbe farsi carico della gestione di questi professionisti ai quali e' possibile accedere attraverso i servizi territoriali pubblici come consultori e servizi per l' età evolutiva. Non lasci passare altro tempo ma attivi le risorse necessarie. Inoltre la scuola può anche indire dei concorsi per reperire personale in grado di gestire queste situazioni.
CArissima Azzurra, è molto bello che lei si interroghi e chieda una consulenza per interagire con un alunno, la sua attenzione è sul disagio del ragazzo. L'istituzione scolastica non sempre è all'altezza nel comprendere le difficoltà ed i disagi dei ragazzi, credo che purtroppo voi insegnanti siete chiamati ad essere esperti di molte materie, ma nessuno si preoccupa di darvi gli strumenti per interagire con i ragazzi, loro non hanno sempre bisogno di ricevere solo nozioni... In merito al suo disagio, l'unico consiglio che mi sento di dalle è quello di provare a metterlo in contatto con le sue emozioni, " cosa ha provato quando ha fatto il furto" " quando e se qualcuno l'ha scoperto" portare l'attenzione su di lui ed anche esprimere il suo disagio, quello che prova lei quando gli racconta di questi piccolo reati, paura, ansia... È vedere lui cosa prova. Il giudizio non serve a nulla, lui sa che quello che fa non va bene e se le ha detto quello che fa c'è una ragione... Forse sta chiedendo attenzione... Forse vuole essere aiutato... Ma certamente non giudicato, il giudizio crea un muro e non permette a due persone di entrare in contatto. I miei sono discorsi un po' lunghi difficili da scrivere... Comunque se lei è interessata potrebbe pensare di iscriversi ad un corso di Counsellor, potrebbe essere di grande aiuto per la sua formazione. Visiti il sito www.neazetesis.it. Chissà potrebbe essere di aiuto anche per il fururo. In bocca al lupo!
Cara Azzurra, quella che lei descrive è sicuramente una situazione molto delicata, in cui è difficile intervenire a causa soprattutto dell'atteggiamento della madre del ragazzo. Forse varrebbe la pena provare a coinvolgere il padre, per lo meno informandolo della situazione. Inoltre non parla del vissuto familiare precedente a cui questo ragazzino è stato sottoposto, che sicuramente può essere stato determinante nel formare un certo tipo di modalità di azione. La sua psicopatia può essere infatti dovuta, oltre che ad una predisposizione genetica, anche a situazioni familiari, che lo spingono verso questa direzione. Il mio consiglio è prima di tutto quello di ascoltare questo ragazzo, cercare di capire i reali motivi che lo spingono a vivere in questo modo, interagire con lui e mostrarsi forti nel fornirgli un modello che segua le regole sociali, anzichè trasgredirle, e che lo metta di fronte ai rischi che con il suo comportamento può incontrare. Non resti delusa o scandalizzata se si renderà conto che questo ragazzo non prova alcun senso di colpa, purtroppo esistono anche persone prive di morale anche se è difficile poterlo accettare. Se invece riconosce un qualche segnale di smarrimento, di cedimento o di colpa faccia leva su quello e provi a suggerire al ragazzo, rispettando i suoi tempi, la possibilità di rivolgersi a qualcuno per uscire da questo circolo vizioso, magari coinvolgendo appunto il padre in tutto questo. Oppure laddove riconosca un terreno familiare difficile può segnalare la situazione ai servizi sociali. Complimenti per il suo lavoro e per il suo genuino interessamento al caso. Spero di esserle stata d'aiuto.
Dott.ssa Gloria Baisini

Dott.ssa Gloria Baisini

Brescia

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le invio alcune veloci idee,mi contatti se desidera indicazioni più organiche. -chi la paga?intendo dire chi è il suo committente?perchè è chiaro che c'è qualcuno che prende appoggio su di lei per un obiettivo.dunque intanto non siete soli,il ragazzo e lei,ma c'è almeno anche un altro. -sicuramente lei è diventata una figura che il ragazzo ritiene affidabile,poichè le ha parlato.nello stesso tempo la mette alla prova per vedere che affidamento può fare su di lei.è bene che questo possa continuare,poichè a differenza della madre lei è un esponente della società quindi riveste un significato particolare aver parlato a lei. -fino a che c'è parola,si evitano gli acting out che nell'adolescenza sono il modo di interrogare l'altro che non c'è.e averle parlato è per lui ricondurre gli acting out che abitualmente compie,nell'alveo di un azione socalmente condivisa. -la sua funzione è fondamentale .questo lei deve saperlo.quando il ragazzo avrà consolidato il suo rapporto buono con lei,starà a lei con l'esempio e con opportune idee,far si che si sposti verso un modo differente di rendersi autonomo.più che alla pedagogia,si affidi al transfert.
Cara insegnante dalle tue parole mi sembra di capire che il ragazzo sia in grosse difficoltà, il fatto che abbia 15 anni e si stia preparando per l'esame di terza media mi fa pensare che si trova in una condizione di stallo nel suo processo di crescita e che abbia già sperimentato delle esperienza di fallimento nella scuola. Esperienze che a questa eta' sono il segnale di un estremo disagio interiore. Il suo comportamento, che indica già una tendenza alla devianza, non siamo più su un piano di trasgressione, sembra essere il suo modo per "risolvere" i problemi e le responsabilta' della vita. Bisognerebbe capire se veramente la madre avalla questo comportamento e se si' perché lo avalla, anche lei ne riceve qualcosa? E' tendenzialmente disinteressata al figlio? E'  un sistema di complicità con il ragazzo per controllarlo? Il comportamento del figlio fa paura alla madre?  Mancano tanti elementi, mancano anche informazioni sul padre su come vive la relazione con il figlio. Potresti cercare di capire se il ragazzo ha consapevolezza della gravita' del suo comportamento e aiutarlo a riflettere sulle conseguenze del perdurare di queste azioni. Da sua insegnante credo che tu possa solo offrirgli uno spazio per pensare a quanto sta perdendo della sua eta'. Coinvolgerei di più i genitori nella vita del figlio che forse soffre per la loro distanza (come mai non si impongono con lui dando un chiaro segnale di presenza e di interesse) e proporrei una terapia familiare piu' che una terapia sul ragazzo. I suoi errori sono dovuti non solo a lui ma anche al sistema familiare in cui e' inserito e al fatto che gli occhi che lo guardano, lo osservano e lo curano vedono di lui solo un ladruncolo senza altre possibilità.
Dott.ssa Francesca Mastrantonio

Dott.ssa Francesca Mastrantonio

Roma

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Gentile insegnante,lei puo fare, a mio avviso, 2 cose: ascoltarlo a fini educativi e non per farlo sentire fiero di se: Lei puo (e dovrebbe) insegnare il valore dei valori umani e morali di base per ogniuno di noi che vive libero in una società senza controlli ma spesso con penalisazzini per le malefatte commesse. Se non si è catturati o puniti non è merito del delinquente ma , o della fiducia che gli altri ripongono in lui, o della mancanza di efficienza degli altri. L'altra cosa è convincere la madre che ora si potrebbe intervenire psicoterapeuticamente, dopo, se è lasciato a se stesso, vulnerabile verso cattive compagnie, potrebbe, non per cattiveria, ma per svalutazione della gravità di qualche azione, trovarsi a fare esperienze negative che lasciano spesso un segno nella crescita e nella peronalità, che creano maggiore difficoltà di recupero.Non ha niente di cui essere orgogliosa, ne di lui ne di se. Cordialmente
Credo che lei dovrebbe valutare se è il caso di segnalare all'assistente sociale questa preoccupante situazione. In tal caso sarà il giudice minorile a indicare se è necessario un affido, oppure un percorso di accompagnamento alla genitorialità, o un altro tipo di intervento che ha come unico obiettivo la tutela e il recupero del minore.
Prof. finora si è limitata a seguirlo sul piano didattico, non sapendo che posizione assumere. In realtà lei è un'insegnate e come tale ha anche un rapporto educativo con i ragazzi. Credo sia corretto esprimere il proprio disappunto o contrarietà, considerato che il "ladruncolo" vanta le sue prodezze con la copertura della madre, per il momento consenziente. Lungi dal voler modificare i suoi propositi e comportamenti, ma d'altro canto non può peccare di omertà, nel dubbio che il suo silenzio, inteso come assenza di giudizio, venga interpretato dal suo studente, come assenso nei confronti dei furti commessi e probabili futuri.
Dott.ssa M. Piera Nicoletti

Dott.ssa M. Piera Nicoletti

Pordenone

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Gentile Azzurra, lei come insegnante credo faccia bene il suo mestiere, mi rendo conto che quando si ha a che fare con un ragazzo così in difficoltà la voglia di poterlo aiutare ad uscire fuori da certe situazioni è tanta. Credo che lei come insegnante oltre a trasmetterle i propri valori non può far molto da un punto di vista educativo rispetto ad una madre così incurante e permissiva. Quello di cui lei parla è molto grave, la mia opinione è che lei avrebbe il dovere di segnalare la cosa ai servizi sociali e/o al tribunale dei minori, chiedendo di mantenere l'anonimato per tutelare la sua relazione con il ragazzo. Ovviamente questo se è certa di ciò che sta dicendo e che il ragazzo non abbia un po' ingrandito le cose per fare colpo su di lei o attirare la sua attenzione. L'intervento dei servizi o un eventuale provvedimento del tribunale sarà sulla madre e non sul ragazzo che al massimo sarà inviato ad un supporto psicologico in qualche servizio della usl.
Gent.Le Sig.ra Azzurra, la sua preoccupazione per il comportamento di questo ragazzo mi sembra fondata e importante. Il caso necessiterebbe di un ulteriore approfondimento anche da parte delle autorità che dovrebbero tutelare i minori. Infatti, dal momento che il genitore che ne è a conoscenza non si preoccupa di tutelarlo anzi, con l'indifferenza e la tolleranza, sta rinforzando il suo comportamento, il ragazzo potrebbe introdursi in comportamenti sempre più devianti e di sfida del pericolo. Sarebbe opportuno fare una segnalazione ai servizi sociali che potrebbero costringere i genitori a fare seguire il ragazzo da uno psicoterapeuta. Nel caso ciò non fosse possibile la sua figura di insegnate che si dedica a lui, sarebbe importante come esempio positivo, da guida e punto di riferimento.
Gentile Insegnante Azzurra, ritengo che il Suo comportamento (attento ascolto non giudicante) verso il ragazzo quindicenne sia stato corretto e fin qui anche funzionale. Come Lei avrà già compreso trattasi di un ‘comportamento deviante’ in cui il ragazzo non ha la capacità di saper valutare adeguatamente ‘il rischio’ poiché ne rileva solo i vantaggi (vantarsi di potersi mantenere da solo e non essere scoperto) e assolutamente non ne vede i relativi e dannosi pericoli (es.: eventualità di un arresto con conseguenti disagi psicologi e sociali)!! L’incapacità della ‘valutazione del rischio’ nell’adolescente - oggi più che mai - è molto diffusa poiché i ragazzi si sentono attratti da comportamenti spericolati e devianti che procurano loro delle sensazioni nuove, forti ed esclusive (sensation seeking). Nel ragazzo di cui trattasi le ‘recidive di questi comportamenti’ mi fanno ipotizzare che la famiglia sia stata un carente nella formazione, in particolare la figura paterna (simbolo dell’autorità) forse completamente assente; pertanto il ragazzo è dovuto crescere un po’ troppo in fretta e per farlo ha scelto una condotta deviante che ai suoi occhi appare semplice e nel contempo emozionante e funzionale per i suoi scopi. Egli non è in grado di valutare che le sue attuali condotte potranno ripercuotersi negativamente sulla sua vita futura! Suo compito gentile signora potrebbe essere di continuare a farlo parlare e conquistare la sua completa fiducia e dopo pian, piano fargli capire che ci sono più idonei e leciti percorsi di vita meno pericolosi ma che possono divenire altrettanto gratificanti. Non è consigliabile colludere con lui, continuando ad accettare tacitamente i racconti dei suoi comportamenti devianti, senza fargli capire che non c’è condivisione né personale né tanto meno sociale! E che ciò che sta facendo ha il significato di ‘delinquere’!! Dopo queste poche righe di ipotetica interpretazione del caso da Lei prospettato Le preciso che le problematiche psico/comportamentali del ragazzo non sono di facile e subitanea risoluzione l’ideale per lui sarebbe una adeguata psicoterapia di gruppo relativa proprio a tali comportamenti devianti adolescenziali. Per questo Lei dovrebbe convincere la madre a prendere questa decisione, prima che si verifichi il danno peggiore (l’arresto). Altrimenti dovrà accettare la sua ‘impotenza’ e lasciare che il tempo da solo produca i suoi effetti, forse allora sarà più facile trovare la soluzione. Spero di esserLe stata utile e a saluto cordialmente.
Gentile Azzurra, immagino la difficoltà nel relazionarsi con un ragazzo di questo tipo; credo che abbia agito correttamente nell’assumere un atteggiamento non giudicante verso le “confidenze” del ragazzo; allo stesso tempo occorre assolutamente intervenire, in quanto nonostante pare che il ragazzo vada fiero dei suoi comportamenti antisociali, probabilmente chiede anche aiuto ed attenzione da parte di una figura adulta e autorevole. Credo che sia un ragazzo profondamente solo e fragile, ovviamente il fatto di rendersi autonomo rubando è assolutamente pericoloso cosi come ostentare quasi con fierezza questi comportamenti. I genitori del ragazzo come hanno reagito alla sospensione del figlio?e cosa significa che la madre tollera il fatto che il figlio rubi? Provi a dire al suo allievo di volere parlare coi suoi genitori (entrambi) in quanto è preoccupata per lui. In un colloquio molto informale provi a consigliare ai genitori di farsi sostenere da una figura professionale (magari possono rivolgersi al consultorio) per il bene di loro figlio; un ragazzo di 15 anni deve studiare, fare sport e uscire con il gruppo di amici, non andare a rubare. Soprattutto ha bisogno di figure adulte di cui fidarsi. In bocca al lupo.
Gentile Azzurra, sostengo il suo atteggiamento non giudicante tuttavia La invito a chiarire al ragazzo e alla stessa mamma (insieme contemporaneamente, mi raccomando) con garbo ma ferma risolutezza "i confini" e ribadire i suoi obiettivi di lavoro: ad entrambi va comunicato e ripetuto se necessario esattamente che non sono cose che La riguardano lei non è una psicologa è là per aiutarlo nella preparazione dell'esame il resto non è da condividere con Lei. questa manovra tutelerà lei da numerose eventuali complicazioni: immagini per esempio se il padre venisse in qualche modo a sapere che Lei.... sapeva...............DEFINISCA e ribadisca il Suo mandato: non servono altri complici. ;) La saluto cordialmente