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Dott. Francesco Mori

psicologo, psicoterapeuta, sessuologo

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Sono cresciuto in un ambiente in cui gli sbagli erano considerati un male da evitare

Caro dottore o cara dottoressa, sono cresciuto in un ambiente in cui i no superavano i sì e gli sbagli erano considerati un male da evitare e non una condizione normale e, anzi, necessaria per l’apprendimento. Da bambino, inoltre, mi è spesso capitato di incontrare persone che, in caso di un errore o di una mera reazione infantile come il pianto, mi hanno umiliato pubblicamente. Il risultato è che, ad oggi, 21enne, vivo proiettato nel futuro: mi muovo e agisco per non sbagliare, per minimizzare la possibilità di errore, il che ovviamente spiega la mia ansia e le mie saltuarie (soprattutto in particolari periodi di stress) manie di controllo. Ogni appuntamento importante è accompagnato da un senso di inquietudine, di cui voglio liberarmi, perché so razionalmente che nella vita le situazioni da dentro o fuori al primo colpo saranno pochissime e che avrò spesso una seconda possibilità di rifarmi. Due eventi, di recente, mi hanno fatto male. Il primo, il non superamento dei test di medicina 3 anni fa, anche se per fortuna dopo due mesi sono stato ripescato. E il secondo, una bocciatura ad un esame molto complesso e per il quale avevo studiato molto. Questi episodi, negativi ma forse anche un po’ positivi, giacché non ho tirato i remi in barca, ma mi sono aperto al confronto, cercando un modo per prendere meglio situazioni difficili come queste, penso mi abbiano fatto crescere molto. Ci sono momenti in cui riesco a vedere la vita con chiarezza, momenti in cui dico “forse siamo fatti per sbagliare e riprovarci”, momenti in cui riesco a liberarmi dal senso di inquietudine di cui le dicevo pocanzi. E altri momenti in cui la paura del fallimento, del rifiuto e l’ansia tornano, impedendomi di godere appieno della vita in ogni sua parte, oltre che di mettercela davvero tutta nelle sfide, poiché, ho imparato anche questo, siamo i principali sabotatori di noi stessi. Penso di essere ad un ottimo punto in questo processo di allontanamento del mio super-Io asfissiante e della paura di provarci, ma come le dicevo non sempre questo senso di inquietudine mi abbandona. Eppure, i risultati finora conseguiti, mi insegnano che ho grandi potenzialità, lo sento, ma sento anche quanto la paura mi impedisca di essere in toto me stesso. Qual è il passo successivo? La ringrazio dell’attenzione.

Gentile ragazzo,

in realtà nel controllo come strategia non c'è niente di male, anzi. E' una delle qualità più sviluppate del genere umano. Il problema inizia quando è l'unica modalità di affrontare i problemi e viene eseguita in modo massiccio e pervasivo. Poiché è impossibile controllare tutto, l'eccessivo desiderio di controllo finisce proprio con il farlo perdere. Forse, se la situazione che sta attraversando mina la qualità della sua vita, dovrebbe prendere in considerazione l'idea di rivolgersi ad uno psicologo di persona.

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