Come posso aiutare mia madre a superare la chemio?

Salve a tutti;
Mia madre ha 54 anni e ha avuto un cancro al seno, nonostante il tumore sia stato rimosso, adesso sta facendo la chemio. È psicologicamente a pezzi per aver perso tutti i capelli, oltre ad essere difficile per qualsiasi donna, mia madre era particolarmente legata ai suoi capelli, li curava molto e ha sempre avuto paura che con la vecchiaia le potessero diminuire.
So di non poter fare molto ma vorrei poter fare qualcosa per farla stare meglio e affrontare questa brutta esperienza in maniera un po' più positiva. In casa nessuno ha il carattere adatto per aiutarla, mia sorella maggiore e mio padre sono convinti che stia esagerando e le parole che usano per spronarla tendono ad essere troppo dure e a peggiorare la situazione. Io, invece, non so cosa dirle perché probabilmente avrei reagito molto peggio di lei.
Vorrei davvero trovare un modo per aiutarla anche se di poco, qualcuno può darmi dei consigli?

Cara Camilla,

Sua madre si trova a dover affrontare una patologia che ha una valenza potenzialmente traumatica e stressante, perché coinvolge la sua persona nella totalità. La chemioterapia, nonostante consenta di ottenere buoni risultati in termini di prognosi, comporta effetti collaterali che talvolta possono essere percepiti dal paziente come altamente invalidanti e più dolorosi della malattia stessa. La caduta dei capelli è uno degli effetti collaterali più temuti, che presenta maggiori ripercussioni sul piano psicologico, causando un cambiamento della propria immagine corporea, che impatta negativamente sulla percezione della propria personalità e individualità.

Penso che sia molto importante per sua madre riuscire a dar voce a quei sentimenti di rabbia, frustrazione, ansia e impotenza che può sperimentare nel dover affrontare una patologia con risvolti così complessi come può essere il cancro. Sentirsi compresa, accolta e riconosciuta nelle sue paure e nei suoi bisogni penso sia un aspetto fondamentale per ristabilire una condizione di benessere psicologico.

Spesso i familiari sentono il bisogno di spronare il congiunto malato nella speranza di infondergli forza, sicurezza e positività, ma negando e allontanando il più possibile sentimenti disturbanti come la paura, l’angoscia e la tristezza, nel disperato tentativo di ristabilire una condizione di normalità. Questo però porta sua madre a non sentire riconosciuti e legittimati i propri bisogni e le proprie paure.

Penso che possa essere utile a sua madre un supporto psicologico che le consenta di ricavare uno spazio per se stessa in cui poter esprimere i propri vissuti. In molti ospedali sono, inoltre, attivi anche progetti in cui vengono svolte attività di gruppo in cui i pazienti possono condividere le proprie esperienze emotive legate alla malattia e in cui, parallelamente, sono presenti anche professionisti, che si occupano della cura del corpo (hair stylist, consulenti di immagine ecc).

Un caro saluto

Dott.ssa Ilaria Passoni