Io e suo padre abbiamo contrasto nel metodo educativo.

Buongiorno. Sono la madre di un ragazzo di 16 anni. Io e suo padre siamo separati da 8 anni, ma ancora adesso c'è contrasto nel metodo educativo. Lui troppo permissivo e io più severa. Ma mi ritengo severa nei modi e nei toni, più che nelle azioni. Durante la scorsa primavera ho scoperto che faceva uso di cannabis e sembra che questo sia durato un paio di mesi. La prima volta che ho saputo questa cosa, attraverso la telefonata della mamma di un suo compagno di classe, era in sala operatoria, per un intervento chirurgico. Quindi ho cercato di essere morbida e dopo la rassicurazione da parte di mio figlio che quell'episodio isolato non si sarebbe più ripetuto, le cose sono riprese normalmente, ma ho sempre tenuto le antenne rizzate. Difatti i miei sospetti si sono materializzati e oltre a farsi canne, rivenderle ai suoi amici per ottenere i soldi per comprare le sue, ha mollato l'impegno della scuola ed è stato bocciato. Con un'azione comune con suo padre, ci siamo fatti aiutare in modo informale dai carabinieri di zona, facendogli prendere molta paura e sembra che la cosa abbia funzionato. Di fronte alla necessità di dare dei paletti al ragazzo, di controllare o limitare le uscite, di spronarlo allo studio, o semplicemente di far rispettare delle regole, il padre non collabora minimamente. Ovvero, concorda con le regole, ma se il ragazzo le disattende (e lo fa regolarmente) non mette in atto alcuna azione. Lo “rimprovera“ e tutto finisce lì. Il risultato è che fa quello che vuole, arriva a scuola in ritardo, non studia, va a dormire tardissimo. E' sempre fuori con gli amici, quando è a casa è sempre col cellulare, non pratica uno sport. Ha già cominciato ad avere delle insufficienze e il mio timore è che rimanga bocciato un'altra volta. Io soffro tantissimo di questa situazione, temo non solo che rimanga bocciato ancora, ma, visto che non riconosce autorità né ai genitori né alla scuola, faccia delle azioni che potrebbero portare a conseguenze. Non parla, se non per raccontare bugie su bugie e ottenere di fare quello che vuole. Usa la tecnica dello strappare il sì per sfinimento. Oppure se è un no risoluto, si rivolge al padre che lo accontenta e lo asseconda. Il padre mi accusa continuamente che se nostro figlio cresce infelice e senza voglia di fare qualcosa, la colpa è mia e dei miei metodi che dice essere punitivi. Invece io li reputo ancora troppo accondiscendenti. In pratica ottiene sempre tutto ciò che vuole. (solo che magari con me deve negoziare un po' e rinnovare le promesse di impegno). Lui desidera andare a vivere col padre. E se io lo assecondassi? Ora vive tre mesi con me e tre col padre, ma il padre ( in pensione - ha 77 anni in buona salute)interferisce continuamente, gli telefona più volte al giorno, viene sempre sotto casa per controllare i movimenti anche miei. E io sono nella situazione, che oltre ad essere sempre in ansia per mio figlio, devo giustificarmi e sopportare le continue critiche dell'ex marito. Siamo anche andati dalla psicologa che ha evidenziato i comportamenti sbagliati del mio ex, ma non si è risolto nulla. Quando mio figlio aveva 12 anni, durante una discussione, mi ha fortemente offesa e canzonata, usando il tipico metodo di suo padre. Si è beccato una violenta tirata di capelli. E' scappato via dal padre. (abita a 200 metri) La mia reazione è stata “non tornare se non chiedi scusa“ e il risultato è stato una diffida dall'avvocato del mio ex per abuso di metodi correttivi. Da quella volta, per almeno 2 anni, mio figlio ha continuato a dirmi che poteva fare quello che voleva, tanto il padre lo lasciava fare e che io non potevo impedirlo, perché, se osavo “mettergli le mani addosso“ il padre mi denunciava. Sono disperata, cosa posso fare?

Salve sig.ra Sabrina,

le consiglio di parlare con suo marito e suo figlio, definendo una linea di intenti comune.

Tenga presente che i metodi restrittivi o le punizioni non sono  strumenti utili per crescere un adolescente.

Le reazioni dei ragazzi sono spesso  spropositate. Dia più fiducia, però, a suo figlio....I ragazzi hanno bisogno di questo, per cominciare a pensare  positivo. Diversamente,la  trasgressione delle regole, da parte loro, diventa pane quotidiano.

Un caro saluto