Dott. Pietro Mulas

Dott. Pietro Mulas

Psicologo, Psicoterapeuta

L'atleta consapevole

Ogni persona affronta la vita e le sue diverse situazioni in maniera personale: ogni individuo è unico, come sono uniche le modalità di lettura della realtà.

Il mondo esterno influisce sul mondo emotivo interno delle persone in maniera particolare e unica per ognuna di esse. L'emotività è la chiave per la comprensione del mondo, e quanto più inconsapevole sarà la persona rispetto ad essa meno sarà capace di gestire le diverse situazioni in maniera lucida e benefica.

I rapporti sociali, la coppia, il lavoro, lo sport sono parte degli ambiti di vita delle persone e essi verranno vissuti, interpretati e affrontati sulla base dei filtri emotivi particolari di ognuno.

Nello sport come nella vita di tutti i giorni l'individuo si mette in discussione, in maniera più o meno consapevole, sulla base delle sue caratteristiche emotive. I suoi giudizi interni, il suo valore, la sua autostima verranno proiettati all'esterno, non solo durante le competizioni ma anche in allenamento. Esiste quindi un mondo interno, più o meno consapevole e quindi più o meno accettato, dove i punti deboli, o meglio fragili e inconsapevoli, fanno si che si reagisca alle situazioni reali in maniera non funzionale al raggiungimento degli obiettivi, e che a loro volta influenzano il tipo e il livello degli obiettivi scelti.

La comprensione delle proprie fragilità, la consapevolezza delle proprie mancanze, porta invece all'affrontare le stesse in maniera costruttiva, e alla scelta di obiettivi che saranno di crescita, e quindi raggiungibili e superabili.

Un atleta che proietti in maniera “totale” il suo bisogno di conferma nello sport, e quindi cerchi la risposta al suo valore assoluto in esso, si costruirà obiettivi spesso irrealizzabili, e soprattutto non vedrà il suo punto debole principale, per cui non capirà nemmeno come correggerlo e di conseguenza progredirà in maniera relativa, e sicuramente ad un livello inferiore rispetto alle proprie potenzialità effettive.

Semplificando ulteriormente si può vedere come l'atleta inconsapevole letteralmente proietti all'esterno le proprie insicurezze non accettate, utilizzando come “schermo” per tali proiezioni elementi funzionali alla sua stessa insicurezza: gli avversari prima di tutto, il cronometro, i giudizi altrui, i luoghi di gara e soprattutto allenamento. Come se battendo gli avversari, ottenendo un valore cronometrico, suscitando giudizi positivi, o ricevendo approvazione nei luoghi familiari di allenamento si risolvesse in maniera quasi “magica” il bisogno di sentirsi pieni di valore. Queste son evidentemente fantasie illusorie, perché nel momento in cui la persona stessa dubiti del proprio valore nessun elemento esterno potrà modificare in maniera duratura tale giudizio.

Al contrario la consapevolezza porterà alla comprensione degli errori, e ad una visione del proprio valore e di quanto a volte si cada nell'agonismo a tutti i costi puramente per questioni di stima personale. Un atteggiamento simile porta ad una maggiore concentrazione su di sé e di conseguenza sul proprio corpo e sul suo funzionamento ottimale , con indubbi vantaggi sulle metodiche di allenamento e sulla crescita fisica e mentale. Gli obiettivi scelti saranno di conseguenza realistici e acquisiranno una prospettiva di crescita, a breve e lungo termine. In un certo qual modo si può dire che l'atleta potrà in questo modo guadagnare tempo, il “tutto e subito” proprio del bisogno di conferma verrà sostituito da un atteggiamento che appunto col tempo crei le condizioni ideali per la crescita e il raggiungimento degli obiettivi stabiliti.

Ogni sfida, ogni obiettivo, porta con se un certo grado di stress, inteso come una normale attivazione necessaria alla risoluzione delle situazioni. Lo stress è necessario per dare la giusta importanza alle situazioni, in modo da poter mantenere il focus attentivo sugli obiettivi da raggiungere. Lo stress può essere positivo o negativo: è positivo, come già detto, quando aiuta a mantenere l'attivazione necessaria, ma può essere negativo quando l'attivazione è eccessiva, e da una situazione attentiva ottimale si passa ad una situazione assimilabile ad uno stato ansioso.

In quest'ultimo caso la proiezione del proprio valore sull'obiettivo sportivo genera una situazione di stress negativo, che allontanerà l'atleta dall'attenzione su di se e sulla sua crescita ed efficacia. Egli si valuterà perennemente inefficace rispetto all'obiettivo di valore scelto, che non corrisponderà mai al proprio valore reale.

Innescando un meccanismo di confronto costante con elementi esterni: avversari, cronometro ecc. lasciando quindi il campo alle proprie insicurezze e frustrazioni, le quali allontaneranno sempre più la persona dall'ascolto di sé.

È quindi necessario che l'allenamento venga inserito in un percorso di conoscenza di sé, di consapevolezza delle proprie debolezze. La capacità di gestire piccole dosi di stress, quotidianamente, permette una presa progressiva di coscienza dei propri punti di forza e limiti, in quanto la riduzione dello stress aumenta la lucidità e la capacità di ascolto, di conseguenza permette di portare alla consapevolezza, e quindi rendere gestibili, i propri stati emotivi

Un atleta lucido e sereno è capace di identificare i propri limiti, mettendosi nelle condizioni di superarli in un percorso di crescita continuo e naturale, quindi senza forzature, se non quelle necessarie al superamento di un limite.

Si capisce bene quindi quanto possa essere utile, e a certi livelli necessario, un percorso di crescita personale con uno psicoterapeuta, soprattutto perchè tali aspetti di inconsapevolezza si esprimono nello sport ma non ne fanno parte: si esprimono anche nello sport ma fanno parte della struttura della persona.

La costruzione di una relazione terapeutica con lo psicologo struttura nella persona/atleta la possibilità di un confronto costante con i propri significati emotivi, le proprie proiezioni e i propri limiti, creando così le condizioni per una maggiore consapevolezza di sé. Tale rapporto prende le forme di un allenamento costante, e come l'allenamento segue i ritmi fisiologici e personali di stimolo, riposo e progresso, allo stesso modo la consapevolezza seguirà una strada naturale di scoprimento, lettura e comprensione del proprio stato emotivo e delle potenzialità presenti in esso.

Sogni, aspirazioni, obiettivi, sono unici e particolari per ogni persona, ma una sola può essere la strada per realizzarli, ed essa può essere costruita esclusivamente attraverso l'ascolto e la comprensione di sé.

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