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Dott.ssa Alessia Graziella Saracino

Psicologa, psicoterapeuta sistemico relazionale

Dott.ssa Alessia Graziella Saracino

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Dott.ssa Alessia Graziella Saracino

Psicologa, psicoterapeuta sistemico relazionale

  • Pavia
  • consulenza online

Cosa succede?

Buonasera, mi chiamo Fernanda. Ho 35 anni e da un po’ di tempo a questa parte desidero mollare tutto e andare via. Mi spiego: sono sposata da 16 anni ( si, ho iniziato presto, dopo una gravidanza inaspettata e un matrimonio obbligato) … la mia prima figlia ha 16 anni, la seconda 13 e il piccolo ha 3 anni. Lavoro da qualche tempo nell’azienda di mio padre e frequento il 2 anno di università. Il problema è che da quando è nato il mio ultimo figlio ho una specie di avversione per la maternità e la famiglia. È come se fossi stanca di questo continuo pensare agli altri e quasi zero a me stessa. La mia vita sembra quella di una pallina in un flipper: sveglia presto, figli a scuola, 25 km in auto per raggiungere il lavoro ( che non mi piace ma ho bisogno di lavorare a causa di problemi creati dai miei suoceri 5 anni fa) … lavoro, lavoro fino a sera… torno a casa e ricomincia il flipper. Tempo per studiare ( unica mia passione )… di notte. Non riesco a seguire i corsi, ho anche chiesto a mio padre di aiutarmi un pochino, di concedermi un po’ di tempo almeno per seguire i corsi, ma per lui questa storia dell’università è una sciocchezza ( anche se fino a questo momento ho tenuto una media di voti alta). Così accade ( molto, troppo spesso) che desidero andare via, lasciare i figli, mio marito, portare con me solo i miei libri e me stessa. Inoltre ho un rifiuto per mio figlio di 3 anni, non riesco ad accettare di aver messo al mondo un maschio, non so il perché. Non ho comprensibile da parte di nessuno, né dai miei, ne’ dalla mia famiglia, mentre dal mio canto non mi risparmio per nessuno. Provo malessere, è come se stessi urlando in mezzo a tante persone senza che nessuno si volti a guardare. Sono da condannare? Come posso reagire?
Grazie mille per l’aiuto

Buonasera Fernanda, dal suo breve racconto emerge un bisogno di trovare la propria strada e questo è positivo. Invece rispetto al “non accettare il suo bimbo di 3 anni” sembra più un non risolto verso la sua famiglia di origine forse è ancora troppo invischiata e non riesce distaccarsi psicologicamente. Potrebbe confrontarsi con suo marito e valutare di cercare un lavoro part-time che le possa consentire di frequentare l’università. Fernanda non si condanna nessuno cerchi di capire se è disposta a fare sacrifici per la propria famiglia che in un modo o nell’altro è un bene prezioso da accudire e custodire.
Le auguro buona serata
Dott.ssa Saracino Alessia

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