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Dott.ssa Chiara Arapi

Psicologa

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Come gestire convivenza con genitori manipolativi e tossici essendo maggiorenne

Buonasera, ho 22 anni e sono una studentessa. Mi sono resa conto solo nell'ultimo anno che i miei genitori sono manipolativi, o meglio, ho preso coraggio e ho capito che non ho le colpe che mi addossano. Vivo con loro e con i miei fratelli maggiorenni. Non sono però la più grande, ma sono sempre stata definita come ribelle per avere i miei pensieri e valori e per essere positiva. Questo a loro non va molto a genio perché pensano che viva tra le nuvole, ma in realtà non è così. Amo la vita e vivere a pieno.

Hanno sempre cercato e cercano di imporre le loro idee, scegliendo qualsiasi cosa e usando il ricatto e il far sentire in colpa ed un peso noi figli se non facevamo e facciamo come dicono. Per esempio: "Tu non sai cosa è giusto, lo sappiamo noi, ascolta tuo PADRE" oppure "La vita non è fatta di momenti felici" oppure "Io ho sacrificato e lavorato per portarti qui e non ti lascerò rovinare tutto, ti abbiamo dato tutto" oppure "Tu sei la rovina di questa famiglia", il tutto urlando con tutta la voce che può uscire dal corpo di un individuo.

I miei fratelli ormai seguono le loro regole come per tenerli buoni, ma io non riesco. Sono una ragazza con voglia di fare. Quindi vivo con la pressione di voler essere chi sono o reprimermi e fare come vogliono loro. Sono totalmente in mezzo perché fanno le vittime se non faccio come vogliono e urlano e minacciano. Non mi hanno fatto mancare niente, ma questo mi sta distruggendo. Non so più come gestire la cosa. Quindi faccio le mie esperienze di nascosto e, quando lo scoprono, mi danno della bugiarda, ma io lo faccio per proteggere me stessa e iniziano a darmi della pecora nera. Cosa posso fare?

Buonasera, le sue parole raccontano una grande forza interiore, una volontà di affermare se stessa nonostante un ambiente familiare che, da quanto scrive, sembra ostacolare la sua autonomia emotiva e personale. Vivere con genitori che esercitano un controllo basato sul senso di colpa, la paura e la svalutazione può essere molto faticoso, soprattutto quando si è giovani adulti e si è nel pieno di un processo di definizione della propria identità. Lei parla di manipolazione, e in effetti ciò che descrive  (frasi colpevolizzanti, imposizioni autoritarie, negazione della sua libertà di pensiero) corrisponde a dinamiche che possono avere un impatto molto profondo sul piano psicologico. Quello che sta facendo, però, è già un atto di coraggio: riconoscere che queste modalità non sono “normali” né “meritate”, prendere le distanze interiori dal giudizio che le viene addossato, cercare strade per proteggersi. Il fatto che scelga, anche a costo di sentirsi “in colpa”, di fare esperienze per sé, è il segno di una personalità viva, autonoma, che sta cercando di emergere. Quando scrive “mi hanno dato tutto, ma questo mi sta distruggendo”, coglie con grande chiarezza una delle contraddizioni più dolorose: si può crescere in una famiglia che offre sicurezza materiale, ma allo stesso tempo impone un prezzo molto alto sul piano emotivo. È importante sapere che riconoscere questo non è un atto di ingratitudine, ma un passaggio necessario per prendersi cura della propria salute mentale. Qualche spunto per orientarsi: protebbe essere: dare valore alla propria visione! ciò che sente, ciò che desidera, ciò che pensa è valido, anche se gli altri lo screditano. Non è “egoismo” voler essere liberi, né “ribellione” voler crescere a modo proprio.
 Imparare a mettere confini interni! anche se per ora non può allontanarsi fisicamente da casa, può iniziare a costruire uno spazio psicologico più protetto. Questo significa, per esempio, riconoscere quando un attacco non parla di lei ma di chi lo pronuncia, imparare a non rispondere sempre, a non giustificarsi costantemente, a non cadere ogni volta nel tranello della colpa.
Cercare alleanze esterne! può essere utile avere persone di fiducia (amici, docenti, figure professionali) con cui poter parlare apertamente. A volte il solo fatto di essere ascoltati fuori dal contesto familiare restituisce un senso di realtà e di dignità personale.
infine, considerare un percorso psicologico! portare avanti tutto questo da sola può essere molto faticoso. Un sostegno psicologico le offrirebbe uno spazio sicuro in cui elaborare ciò che sta vivendo, rafforzare le proprie risorse interne e, gradualmente, trovare strategie per affermarsi senza autodistruggersi.

Lei non è “la pecora nera”. È una persona che sta cercando di crescere con dignità, autenticità e rispetto per se stessa, anche in un contesto che non glielo rende facile. Non permetta che il giudizio altrui cancelli questa parte viva e sana che sente dentro.
Le auguro di continuare a camminare con coraggio verso la libertà e il benessere che merita.
Un caro saluto.

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Dott.ssaChiara Arapi

Psicologa - Pescara - Teramo

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