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Dott. Enrico Ruggini

Psicologo, Psicoterapeuta

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Come posso aiutare mia figlia?

Salve, sono madre di tre figlie adulte (34-29-27 anni) . La figlia 34enne sposata e mamma di una bimba di 4 anni e mezzo e' la mia " spina nel cuore".

Figlia amatissima, e' cresciuta nell'armonia e nella comprensione, seppure dotata di un'indole non facile, in quanto timida, schiva e piuttosto solitaria fin da bimba. Ha poi purtroppo perso x una malattia improvvisa il suo amato papa' (e mio adorato marito) all'eta di 12 anni. Da quel momento il suo rapporto con me e con le sue sorelle, invece che migliorare, x certi versi e' un po peggiorato.
Silenzi ed indifferenza da parte sua. Le sue sorelle ed io non esistiamo. Anche oggi che e' diventata mamma e moglie e' fredda e distaccata. Siamo sempre noi, io da mamma e le altre due mie figlie da sorelle, ad andarle incontro...a cercare la sua presenza....e soprattutto a cercare di dare un senso di continuita' a questa nostra famiglia. Io ho ancora i miei genitori ed i miei suoceri ed abitiamo abbastanza vicini. Adoriamo la bimba, ma lei ce la fa vedere con il contagocce. Io ho il cuore spezzato.....ma la cosa che vorrei capire e': cosa posso fare x lei, mia figlia, affinche' trovi un po di pace??

Sono certa che dietro quel muro c e' la persona sensibile che ho aiutato a crescere con tanto amore.
Grazie.RR

Gentile signora, perdere il padre tanto amato all’età di 12 anni può essere un’esperienza capace di  fermare il tempo emotivo di una giovane in età puberale. A livello profondo, alcuni temi cruciali nella crescita e nella individuazione di una persona possono subire battute di arresto, sovrapporsi tra di loro, ed esitare in sistemi difensivi che in qualche modo proteggono quella persona dal dolore travolgente. Al tempo stesso possono innescare convinzioni tanto inconsce quanto radicate su cosa abbia potuto determinare quell’abbandono così doloroso, e talvolta alimentare profondi sensi di colpa, o una ridotta spinta vitale, o ancora un inconfessabile desiderio di riunirsi al padre o di non avere un pieno diritto alla propria esistenza o alla relazione con gli altri membri della famiglia. Potrei continuare a lungo con le ipotesi, ma ciò che potrebbe essere più utile sarebbe un percorso con un/una professionista per cercare di mettere a fuoco l’origine di questa condizione relazionale, che nel caso di sua figlia sembrerebbe aver esacerbato una predisposizione all’isolamento affettivo, che le possa consentire di elaborare un lutto che, a distanza di tanti anni, potrebbe essere ancora aperto. Una modalità di lavoro utile in questi casi è la tecnica delle costellazioni familiari, unita ad altri percorsi psicoterapici.

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