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Dott. Giovanni Noè

Psicologo

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  • Corigliano-Rossano
  • consulenza online

Relazione complessa

Buongiorno, provo a chiedere qui un vostro consiglio. Convivo da più di un anno e siamo fidanzati ormai da 4. Lui divorziato con figlia di 9 anni che vive con lui a week alterni e due giorni settimana. Per fortuna cresce nel benessere, ha due famiglie molto benestanti. Dopo frequentazione prima nostra, week sì e week no incontro sua figlia ed entro nella sua vita in punta di piedi. Nei week che era con il papà magari organizzavo una gita fuori porta il sabato e poi la domenica li lasciavo soli così da stare insieme. Le volte che andavo da lui era motivo per fare cose insieme: lavoretti, disegni, pasta di sale, cinema, piscina, una torta insieme e chi più ne ha e più ne metta. Insomma penso di avercela messa tutta. Ha una madre che purtroppo la usa un po' contro il padre, solo per farvi un esempio è stata dal parrucchiere con il papà nel week da noi e lei ha comunicato che i capelli storti sono stati tagliati da me, per non parlare delle volte che mi ha aggredita verbalmente al telefono. Poco più di un anno fa lascio casa mia (data in affitto, oggi non la venderei mai) per andare a vivere insieme.

E ci sono week difficili, tra la figlia che arriva con la luna storta, che riporta le cattiverie della madre e ogni tanto ci mette del suo. Ho sempre cercato di capire e dare spazio, ma adesso comincia ad essere insostenibile la situazione. Tutti i fine settimana si parte il sabato con dirmi che gli sto sulle palle, poi antipatica e tutto quello che si può dire, per poi invece la domenica cambiare e partecipare alle gite che organizzo: dalla raccolta uova nelle fattorie, serata cinema, pigiama party con i cugini che abitano sotto e così via. Siamo stati in vacanza, ho proposto di fermarci 2 giorni in più (camping famiglia scelto per lei con animazione bambini da mattina a sera) e lei non ha fatto una piega. Un bambino penso si rotola per terra sapendo di fare 2 giorni in più di mare. Per poi venire con me in bici a comprare il gelato, poi dirmi di andarmene a casa, a che ora avrei preso il treno e lasciarla con il padre.

Rientrati a casa non mi ha rivolto la parola per 3 giorni, anzi se non sono presente fa festa con il papà, in mia presenza mutismo perché dovevo andarmene. Dopo 3 giorni si alza e mi dice che ha capito che non avrei mollato e quindi non poteva pensare di non parlarmi per sempre. Un po' mi spaventa, 9 anni. A 15? Il mio compagno ultimamente, anche su consigli dei suoi legali (in quanto purtroppo il rapporto con la ex moglie è solo attraverso coloro altrimenti sarebbe sfruttato), gli è stato detto di essere più genitore, meno amico, di farsi carico di questa situazione e affrontarla anziché fare finta di nulla. Quindi, per fortuna, anziché lasciar correre sempre, ora è un pochino più determinato, a polso duro. Ha tenuto duro anche lui 3 giorni senza lasciarla vincere. Ma so che è difficile.

Buongiorno,

grazie per aver condiviso così nel dettaglio la sua esperienza: dalle sue parole emerge con chiarezza quanto impegno, pazienza e dedizione stia mettendo nella relazione con la figlia del suo compagno, e al tempo stesso quanto questo impegno spesso non trovi il riconoscimento che meriterebbe. È comprensibile sentirsi stanca e scoraggiata.

La dinamica che descrive è piuttosto tipica in contesti di famiglie ricostituite: la bambina si trova divisa tra due mondi, sente la lealtà verso la madre e, di conseguenza, può esprimere conflitto verso la compagna del padre come se fosse un modo per “difendere” la mamma. Questo non significa che lei non stia facendo bene, ma che la bambina sta cercando di gestire, a modo suo, un conflitto più grande di lei.

Due aspetti positivi emergono dal suo racconto:

  • suo compagno ha iniziato a prendere un ruolo più fermo come genitore, riducendo il rischio che lei si trovi a fare da “parafulmine”;
  • la bambina, pur mostrando atteggiamenti di rifiuto, poi partecipa alle attività, si diverte e trova un modo per tornare a relazionarsi. Questo significa che uno spazio per costruire un legame c’è, anche se procede tra alti e bassi.

Per il futuro può essere utile:

  • evitare di forzare i momenti di vicinanza: offrire occasioni, ma senza viverle come una prova personale;
  • mantenere coerenza nei limiti e nelle regole, evitando di cedere o di compensare con troppa disponibilità: ciò aiuta la bambina a sentirsi più sicura;
  • differenziare i ruoli: il padre come figura di riferimento educativo principale, lei come presenza affettiva che può esserci senza sostituire nessuno;
  • proteggere la coppia: coltivare spazi solo vostri, così che la relazione non venga assorbita unicamente dalla gestione del conflitto con la bambina.

Un percorso di consulenza familiare può fornire strumenti pratici per affrontare queste dinamiche, così da non rimanere soli nell’affrontarle e da proteggere il vostro legame di coppia.

Se lo desidera, possiamo parlarne insieme, online o in studio a Corigliano-Rossano, per individuare strategie specifiche adatte alla vostra situazione.

Un cordiale saluto,

Giovanni Noè – Psicologo

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