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Dott.ssa Giuseppina Cantarelli

psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista

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  • Parma
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Disturbo borderline e diagnosi

Buongiorno,
sono una ragazza di 26 anni che ha iniziato una terapia da circa un anno per problemi di ansia e depressione. Con la dottoressa che mi ha preso in cura si era instaurata una buona alleanza terapeutica e dopo le sedute mi sentivo più sollevata, anche se non avevo riscontrato miglioramenti, dato che i periodi critici hanno continuato a verificarsi.
Non ricordo bene come, ma sono incappata online in un sito che descriveva il disturbo borderline di personalità e mi sono riconosciuta immediatamente. Come se tutta la mia vita potesse ad un tratto essere spiegata: la sensazione di tradimento e di abbandono che provo nei confronti del mio partner, i repentini cambi di umore, l'impulsività, la dissocciazione, le abbuffate, la sensazione di essere in controllo e poi di perderlo completamente, la tendenza ad assolutizzare tutto, la profonda sensazione che tutti mi abbiano fatto qualcosa di brutto anche se so che non è così, i pianti, i pensieri di suicidio e soprattutto una grande rabbia, aggressiva che si scatena e non mi so spiegare.
Ho detto alla mia psicologa che ritenevo di poter avere questa sindrome, e lei, visibilmente spiazzata, dopo molti giri di parole mi ha detto che non ce l'ho, magari ho qualche tratto.
Mi sono sentita molto male perchè pensavo di aver trovato una spiegazione.
A questo punto mi chiedo cosa sia meglio fare, perchè anche se la dottoressa avesse ragione ho paura che la terapia potrebbe risentire del fatto che io sono convinta di una cosa diversa da quella che lei ritiene. Mi chiedo se sentire un diverso parere potrebbe essere sensato. Mi chiedo anche se magari riferirsi a tratti del disturbo invece che al disturbo sia un modo per evitare di incastrarmi in una diagnosi netta. So che può sembrare inutile soffermarsi sulle parole, ma io avevo provato grande sollievo nel riconoscermi in questa sindrome, come se il mio essere irrazionale e incontrollata e eccessivamente emotiva non fosse colpa mia (non nel senso che la diagnosi mi permetterebbe di sentirmi deresponsabilizzata delle mie azioni, ma mi aiuterebbe a giustificarne le cause).
Grazie a tutti dell'attenzione

Gentile Francesca,

se la sua Psicoterapeuta ha preferito evitare di etichettarLa con una diagnosi precisa, è probabilmente perchè ha ritenuto più importante concentrarsi sulla Sua sofferenza piuttosto che utilizzare un protocollo di cura standard, che ha sempre un effetto un pò spersonalizzante . Se le ha detto che lei presenta alcuni tratti del disturbo che ha menzionato , è perchè probabilmente è vero. Significa che lei presenta sintomi che sono curabili  e che non è così grave il suo quadro clinico. Il processo di cura inoltre, comporta purtroppo tempi piuttosto lunghi, e il ripristino di un buon equilibrio psichico , passa attraverso molte fasi. Il fatto che si sentisse sollevata ogni qualvolta usciva dagli incontri terapeutici rappresentava sicuramente un indizio di prognosi positivo, come quando, dopo l'inverno torna la primavera, poichè l' evento accade gradualmente : prima è solo qualche flebile raggio di sole ad annunciare il cambiamento, e poi ,via via le nubi scompaiono e il clima decisamente migliora. Il dato fondamentale nella sua relazione con la psicologa , è quella che lei definisce" alleanza terapeutica", che altro non rappresenta se non l'unione di intenti, l'accordo tra l'Io razionale del paziente( cioè la parte psichica sana che vuole curarsi) e la funzione terapeutica del clinico. La motivazione alla cura e al cambiamento da parte del paziente e la fiducia che il curante gli ispira , sono fattori importantissimi che incidono profondamente sulla evoluzione positiva del  trattamento psicologico.

Se si è trovata bene quindi , perchè non riprendere il dialogo?

Sperando d'esserle stata d'aiuto,

le invio cordiali saluti.

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