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Dott.ssa Maria Greco

Psicologa, Psicoterapeuta

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Dott.ssa Maria Greco

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  • Lecce

Sociofobia: come uscirne?

Salve, sono una ragazza di 22 anni e credo di soffrire di sociofobia. Leggendo forum sul web e guardando video su YouTube, mi sono rivista molto in tutti quegli atteggiamenti descritti da chi soffre di sociofobia.
Sono sempre stata molto chiusa di mio, sono introversa, non parlo tanto di me, non prendo quasi mai l'iniziativa, sono insicura, molto timida in genere. Non mi piace questo mio modo di essere, mi piacerebbe essere più sciolta e disinvolta, per questo soffro molto. Da un paio di anni la situazione è peggiorata. Non si tratta di semplice timidezza, ho proprio paura di certe situazioni sociali, mi viene l'angoscia al solo pensiero. Andare all'università è una di queste situazioni, forse perché non ho stretto particolari rapporti con nessuno, conosco qualche collega così, non tanto bene da avere rapporti di amicizia. Quindi l'idea di andarci, mi mette di malumore, perché non mi sento a mio agio.

Uscire a mangiare fuori è un'altra situazione tipo. Non mi piace essere osservata mentre mangio, non riesco nemmeno ad avere una postura corretta da seduta, sono perennemente in ansia. Anche in famiglia, in realtà, con gli zii e cugini ho un po' la stessa sensazione.

Ho paura in genere degli ambienti troppo illuminati, preferisco i locali a luci basse. Evito gli sguardi e anche le conversazioni che già immagino imbarazzanti. Tendo ad isolarmi, uscire poco perché non me ne viene proprio voglia, pensando già che mi sentirò a disagio e non starò bene. Ho spesso la sensazione di essere guardata con occhi strani, credo sia perché quando sono in tensione l'espressione del mio viso cambia e si nota. Parlo poco, anche se questo fa parte del mio carattere, ma quando sono a disagio con altri, parlo ancora meno e dico cose senza senso. Ho proprio difficoltà a relazionarmi con le persone e loro lo vedono. Non riesco a fare nuove amicizie in generale, sono asociale. Ho amicizie dei tempi delle scuole medie e del liceo. In genere sono sempre molto triste ed insoddisfatta della mia vita. Vorrei fare tante cose ma poi non faccio mai nulla. Si dice che questi siano gli anni più belli e io li sto sprecando. Sono bloccata. Vorrei tanto trovare una soluzione, perché così non posso continuare.

Ciao Chiara,

qui hai abbandonato per un pochino di tempo “la tua corazza”. Abbandonandola ti sei aperta.

... ... ... 

La considerazione che ho fatto dentro di me, leggendo la tua lettera, è che tu, nel momento in cui ti sei affidata a un’ idea positiva di chi può essere qui a leggerti, sei riuscita a compiere un piccolo “sblocco” e, quindi, a far fluire la narrazione di te e del tuo vissuto, venendo fuori come persona, con le tue difficoltà che constati.

Ma desidero spiegarmi al meglio. Perché spero possa aiutarti ad ampliare le tue riflessioni.

Tu, Chiara, come mai hai rischiato così tanto nell’aprirti qui? Solo perché cerchi una soluzione?

Sì, immagino che la voglia di modificare il tuo stato - che senti attanagliarti - ti abbia attivato a cercarla, ma immagino anche che a darti l’ulteriore spinta a scrivere e a “farti vedere a noi” (proprio tu che temi lo sguardo degli altri e fuggi quello degli altri!) debba essere stato un certo pensiero “buono e fiducioso” (pre-giudizio) sugli psicologi.  

Ha senso per te quello ti ho appena detto?

… … …

Proseguo con le mie considerazioni.

Molto spesso le cause del nostro malessere, più che le persone o i luoghi di per sé, sono i nostri pre-giudizi, ossia i pensieri o le opinioni a priori - che abbiamo o ci siamo costruiti – su noi stessi e sugli altri. Essi determinano come effetto una certa rigidità dei nostri pensieri e delle nostre emozioni che poi ci impediscono di entrare in relazione con noi stessi e con gli altri, in modo piacevole, sereno e costruttivo.

La persona non è una realtà rigida, fissa, in quanto l’essere persona implica l’evolversi come persona. La persona implica un processo dinamico.

L’essere persona consiste in quello che sento, valuto, penso, giudico, amo, detesto, credo, spero e in tutto ciò di cui sono responsabile. Tutti questi fattori, che mi fanno persona, dunque, si modificano continuamente. Tranne che io abbia congelato (bloccato) la mia mente e il mio cuore.

Il tuo cuore e la tua mente, Chiara, senti che sono congelati?

… … …

Ti invito a sperimentare parti di te diverse da quelle finora utilizzate. Potresti rischiare di sorprenderti piacevolmente. Ma, per sperimentare diversamente, devi essere disposta ad abbandonare l’idea che il mondo fuori “sia lì pronto a guardarti male!”.

Tu, Chiara, il mondo è così che lo guardi? Tu, quando guardi gli altri, li giudichi male o bene a prescindere?

Rifletti.

Le relazioni si sperimentano, cioè si vivono, e non si possono valutare a priori (cioè non senza aver prima sperimentato). Solo vivendole possiamo scoprire parti di noi e dell’altro che ci piacciono oppure non gradiamo, parti che desideriamo accogliere oppure respingere, parti che vogliamo ampliare oppure limitare. Le relazioni sono fatte di tante sfumature e colori emotivi.

… … …

Chiara, se ti rendessi conto che la paura di provare a metterti in gioco è più forte della tua voglia di cambiare lo stato in cui  sei, allora non avere timore a chiedere direttamente un aiuto professionale e lavorare con desiderio, slancio e impegno su di te.

 

Ti faccio un grande in bocca al lupo!

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Dott.ssaMaria Greco

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