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Dott.ssa Martina Patruno

psicologo, psicoterapeuta, analista transazionale

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psicologo, psicoterapeuta, analista transazionale

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Come accettare una malattia e ricreare un rapporto con mia madre?

Buonasera a tutti,
Sono una ragazza di 26 anni, italiana, di famiglia benestante.
Nella vita non mi è mai mancato niente, nemmeno una famiglia felice.
Figlia unica, ho sempre vissuto felicemente con i miei genitori senza nessun tipo di problema, fino a pochi mesi fa.
Un anno fa io e mio padre ci siamo resi conto di alcune problematiche legate alla personalità di mia mamma.
Notavamo atteggiamenti strani, pensavamo quasi avesse iniziato a bere di nascosto tanto ci pareva allucinante la situazione: mia mamma non era più mia mamma.
In sostanza, per non rendere troppo lungo il mio racconto, dopo mesi e mesi di esami, sedute psicologiche ed esami neurologici, i medici hanno proposto ai miei genitori di effettuare un test genetico.
Dentro di me imploravo non lo facesse, ma si sa che noi figli faremmo sempre il contrario di ciò che effettivamente i genitori fanno…
Risultato: CADASIL. Ebbene sì, una Malattia genetica rara, di cui nemmeno avevo mai sentito parlare, si è lanciata sulla mia famiglia distruggendo il nostro castello di felicità.
Da quel momento qualcosa è cambiato, dentro di me ma anche dentro alla nostra famiglia.
Inizialmente ero molto scossa, quasi incapace di comprendere e di respirare, visto che io ed il mio ragazzo (con cui andrò a convivere tra un mese) sognamo una famiglia, un figlio, e l’idea di poter avere io stessa questa malattia e di poterla quindi trasmettere a mia volta a mio figlio mi distruggeva.
Poi, però, ho deciso di non dovermi dare per vinta e di affrontare a testa alta le mie battaglie, questo anche grazie al mio meraviglioso fidanzato, che non mi ha mai lasciata sola nemmeno un minuto, ed al mio fortissimo papà, la vera roccia della mia famiglia, è lui che rimette insieme i pezzi dei nostri sorrisi.
Mia mamma, invece, sicuramente a causa della malattia ma anche un po’ per il suo carattere, sembra essersi ancora più incattivita.
È diventata una persona acida, pigra, viziata e molto scortese: sembra odiarci tutti.
Io e mio papà non sappiamo davvero più cosa fare per lei, proviamo ad aiutarla in ogni modo, mentre lei si butta sempre più giù assumendo questo atteggiamento da vittima e bambina viziata che io non riesco proprio più ad accettare.
La mia vita sta diventando un incubo, passo le giornate, oltre che a lavorare, a lavare, cucinare, stirare e dare una mano in casa per aiutare mia mamma che sembra essere improvvisamente diventata totalmente svogliata, nonostante lavori ora part time.
Fino a qualche anno fa Avevo un bellissimo rapporto con mia mamma, era anche per me una confidente…ci piaceva fare shopping insieme, guardare qualche serie tv e chiacchierare per ore, mentre ora sembra essere svanito tutto, ed io mi sento così arrabbiata, così immagonata, così in colpa.
Mi sento in colpa per tutto, anche quando esco di casa.
Mi sento terribilmente in colpa se lei rimane da sola in casa, e lei non fa niente per non farmi sentire così.
Proprio domani mio padre avrà una cena di lavoro, ed io avevo da tempo organizzato un weekend via con il mio ragazzo ed i nostri amici. Lei, non essendo riuscita ad organizzarsi con le sue amiche per andare fuori a cena, poiché tutte impegnate, ha iniziato a far sentire in colpa me e mio padre chiedendoci di non lasciarla sola una sera, di annullare i nostri impegni.
Ho anche il terrore che possa compiere qualche gesto estremo, poiché una sera ha addirittura minacciato di farsi del male!
La mia vita non può continuare così.
Mi sento la mamma di mia mamma, ed io non ce la faccio più.
Se in più, oltre a tutto questo, ci aggiungiamo l’ansia per il mio test genetico, che non ho ancora avuto il coraggio di fare, capiamo tutti che non riesco più a respirare.
I miei unici momenti di felicità sono quelli in cui sono con il mio ragazzo, ovvero quando sono fuori da questa casa.
Sono contentissima di andare a vivere insieme a lui, ma allo stesso tempo mi sento in colpa anche per questo visto che mia mamma mi chiede in continuazione di posticipare il trasloco perché tutto ciò la rende più triste ancora.
Io capisco tutto.
Capisco la malattia, capisco la difficoltà, capisco perché ci sono dentro fino al collo, ma non capisco questo suo atteggiamento, non capisco questa sua cattiveria, questa sua antipatia, questa sua non voglia di affrontare le cose.
Ho anche pensato di iniziare io stessa un percorso psicologico ma non ho ancora trovato il coraggio di chiamare per prendere un appuntamento, forse scrivere mi sembra più facile che parlare.
Aiutatemi, vi prego.

Gentile Oriana,

leggendo le sue parole avverto fortemente e capisco la rabbia, la tristezza e la paura che prova. Quello che sta attraversando è molto difficile, doloroso e spaventoso, ed è importante tenere a mente che ognuno ha il suo modo di reagire a questi eventi così particolari. Proprio per questo, per aver cura di sé e del suo rapporto con sua madre, può essere di aiuto accoglierla nel suo dolore, accettare la sua reazione attuale ma anche e soprattutto sostenere se stessa. Credo sia fondamentale per lei intraprendere un percorso psicoterapeutico che possa aiutarla a dare ascolto e voce a ciò che sente, vive, a dare significato alle incertezze, dubbi, domande nonché trovare risorse dentro di sé per affrontare tutto questo.

Cordiali saluti

Dott.ssa Martina Patruno

Psicologa Clinica e dell'etàevolutiva, Psicoterapeuta, Analista Transazionale Certificato, Esperta in Psicologia Investigativa, Psicologia Forense e Psicodiagnostica applicata in ambito civile e penale.

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