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Dott. Pasqualino Lupia

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Bambino 10 anni rifiuta di tornare a scuole per norme anti-Covid

Gentilissimi,
da pochi giorni è ripresa la scuola ma mio figlio, che dovrebbe frequentare la prima media, non se la sente di tornare sui banchi.
Non ha mai avuto paura del contagio da Covid e non ha mai voluto indossare la mascherina, piuttosto non entra nei negozi o nei luoghi chiusi. Ora le sue motivazioni sulla scuola sono comprensibili: mascherina e sanificazione mani ogni qual volta si esce dall'aula, intervallo in classe e se si esce mascherina, permanenza in un'area circoscritta (recinto come lo chiama lui) e distanziamento, etc. Questo è quello che mi dice: "Ma che scuola è? Sembra un carcere. Non posso neppure prestare una matita ai miei compagni. Che senso ha tutto questo quando una volta fuori dalle aule ci troviamo tutti insieme, ci passiamo la stessa palla da basket e mangiamo i pop-corn dallo stesso sacchetto?".
Non vuole neppure continuare il suo sport preferito, il basket, perché nel primo allenamento alla fine l'allenatore ha sanificato la palla, ma poi gliel'ha ridata in mano per riporla nella cesta (sue parole: "Mamma ma l'hanno sanificata e poi me l'hanno ridata in mano per riporla, che senso ha? Le mie mani errano sporche e sudate.")
Gli ho parlato, spiegandogli che, purtroppo, oggi la situazione è questa, che tu la condivida o no. Gli ho spiegato che facendo home schooling perderebbe tutti i momenti di vita con i suoi coetanei e il bello dell'ambiente classe, ma nulla. Continua a sostenere che andrà quando queste restrizioni saranno allentate.
Cosa dovrei fare? Non vorrei arrivare alla costrizione anche perché la trovo controproducente.
Ho pensato all' homeschooling, ma in prima media forse non è adeguata.
Cortesemente vi chiedo un parere.
Cordiali saluti,

Matilda

 Gentile Matilda,

il disagio che prova suo figlio è comprensibile, data l’età e tutto il vissuto degli ultimi mesi . Molti ragazzi non hanno ben compreso e tanto meno accettato il brusco cambiamento indotto dalla pandemia alle proprie abitudini personali e soprattutto sociali. Di tutto questo, la responsabilità principale è del  “mondo adulto” che non è stato capace o sufficientemente bravo a comunicare, in modo appropriato, soprattutto con le fasce più deboli, come quelle dei bambini e degli adolescenti. L’età di suo figlio è un’età in cui la crescita individuale passa proprio attraverso l’interazione con gli altri. E’ un periodo in cui emerge  il desiderio di operosità e creatività: vuole sentirsi partecipe e impegnato in compiti sempre più difficili e attraenti. Probabilmente, le restrizioni con cui deve misurarsi minano interiormente questo processo e sono vissute come un ostacolo ai suoi naturali desideri, generando ansia e stress che alterano l’equilibrio psico-fisico. Anche il dover affrontare nuovi compagni di classe potrebbe indurlo ad un atteggiamento di chiusura verso  la scuola. Detto questo, è bene che non abbandoni il suo ambiente naturale di crescita (scuola, amici, sport etc.) chiudendosi dietro ad un “muro di vetro” (computer) freddo e privo di emozioni. L’idea dell’home schooling non mi sembra brillantissima. Provi a parlare con l’allenatore ed, eventualmente, anche con qualche insegnante, in modo da poter ideare una forma differente di porsi con lui riguardo al problema esposto. Provi anche a impegnarlo con compiti diversi dalla solita routine e lei, possibilmente, cerchi di non perdere il buonumore e l’ironia, sono sempre una potente medicina.

Per altri consigli può sempre confrontarsi (anche on line)con un professionista della salute psicologica.

Cordialmente

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