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Dott.ssa Valentina Rinaldi

psicologo, psicoterapeuta, mediatore familiare

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L'instabilità del matrimonio moderno tra cultura e biologia

L’unione di coppia e il matrimonio negli ultimi cinquant’ anni hanno subito importanti trasformazioni. Fino agli anni sessanta l’unione di due persone non aveva spesso a che fare con il reciproco desiderio degli interessati di stare insieme per “amore”. Il matrimonio era spesso uno strumento finalizzato alla riproduzione e al soddisfacimento delle necessità economiche e di forma della famiglia e talvolta dell’intera società. Le scelte del singolo e il suo reale benessere venivano sacrificati per quelli che erano i bisogni del gruppo di appartenenza e la sua sopravvivenza.

Il matrimonio era più un contratto o una società e pertanto non implicava la necessità di un progetto di vita comune. Per alcune culture il ruolo dell’amare veniva riservato all’amante, la passione e la scelta individuale di stare insieme. Se solo pensiamo al famoso romanzo di Maupassant Guy, Bel-Ami, possiamo ben comprendere come un tempo amore e matrimonio viaggiassero su due diversi binari per entrambi i sessi e questo permetteva all’unione di durare nel tempo.

Dagli anni sessanta ad oggi invece l’amore di coppia ha assunto un nuovo senso ed una nuova forma in cui il matrimonio è una diretta conseguenza dell’amore. Si tratta di un fenomeno assolutamente neonato che stiamo vivendo ancora nel suo periodo di transizione e assestamento. Infatti, paradossalmente, ci troviamo dinanzi anche ad un aumento delle separazioni. Sembrerebbe che minori siano i vincoli nella scelta dell’amore, maggiori siano le possibilità che il legame non riesca a tenere il passo con la stabilità.

Lo spostamento radicale dell’individuo come soggetto subordinato alla società ad individuo come soggetto agente per sé concentrato a crearsi uno spazio riservato alla soddisfazione dei propri desideri ha incluso in questa ricerca del benessere personale il matrimonio, il quale viene reso mezzo attraverso cui raggiungerlo e pertanto si separa dalle precedenti finalità sociali, religiose e giuridiche. Il matrimonio, quindi, diventa un altro luogo dove poter raggiungere la propria autorealizzazione, felicità e autentica autonomia.

Lo svantaggio consiste nel fatto che queste nuove regole dell’amore non sono state del tutto integrate con le precedenti che non sono necessariamente da eliminare. Integrare la libertà di scegliere con l’impegno e la collaborazione reciproca è un passaggio che non è stato ancora effettuato. La libertà di scelta si è estesa al “se non funziona più posso sempre cambiare” e questo pensiero apre a nuove possibilità di benessere da ricercare altrove. La nuova cultura del matrimonio ci a portati ad aspettarci che amore e desiderio coesistano, quando si realizza che ciò avviene nello spazio dell’innamoramento ma che con il procedere del tempo, superata la rottura narcisistica e deciso di costruire una famiglia cominciano ad occupare posizioni distanti, che per tenere vivo il desiderio e rinforzare il legame che ha dato origine a tutto non ci si deve annullare come coppia e che per superare le difficoltà quotidiane è necessaria una continua comunicazione, un riassetto dei ruoli e degli obiettivi…ecco che si apre necessariamente la situazione di crisi.

D’altro canto le trasformazioni riguardanti il senso e il motivo del matrimonio sono legate anche ad altri due aspetti che si intersecano a quelli appena descritti.

Il primo riguarda l’aspetto biologico, infatti quello che viene definito “innamoramento” implica delle attivazioni a livello cerebrale del Mesencefalo zona deputata alla vista e all’udito, che in risposta rilascia il neurotrasmettitore Dopamina  che a sua volta è legato alle sensazioni di piacere ed euforia che noi proviamo quando siamo innamorati. Ad ogni nuovo incontro e ad ogni risposta positiva del nostro interlocutore questi meccanismi si ripetono e si rinforzano. La Dopamina entra sempre più in circolo aumentando il desiderio dell’altro e altri due neurotrasmettitori: la Noradrenalina e la Finiletilamina che determinano l’eccitazione, l’inappetenza e l’ansia; mentre l’abbassamento di Serotonina favorisce l’insorgenza di quel sentimento di ossessione per cui ci sembra di non poter fare più a meno dell’altro. Poi il rapporto si approfondisce e entra in campo l’Ipotalamo che stimola la produzione di Ossitocina, ormone responsabile dei sentimenti di tenerezza e calore, subentra quindi il tempo delle coccole, delle carezze e del sesso che al loro volta innalzano i livelli di Ossitocina. Questo processo però, come accennavamo in precedenza parlando della breve convivenza tra amore e desiderio, non dura in eterno anzi ha una durata che varia dai 3 ai 4 anni. Dopodichè il cervello si assuefa  e non reagisce più agli stimoli.

Ecco dunque giungere la “rottura narcisistica” e la comparsa dei difetti, delle difficoltà e delle incompatibilità che rompono il primo strato di illusione e fanno si che la persona inizi a rendersi conto che la relazione con il partner non è poi così romantica e idilliaca come sognavano. Dopo questo primo periodo, fungono da collante gli aspetti in comune che spesso portano alla decisione di avere un figlio. Le ricerche a questo punto di mostrano come al terzo, quarto anno di età del bambino nella coppia spesso compaia la crisi e la decisione di rompere il matrimonio.

Il secondo e ultimo fattore coinvolto è il cambiamento della distribuzione del potere nella coppia. La filosofia patriarcale è una gerarchia piramidale di potere. Chi sta al vertice (il padre) ha il potere assoluto, gli appartenenti a categorie intermedie ne hanno meno (madre) e chi occupa la categoria successiva, alla base della piramide (figli), non ne ha per nulla, o quasi. Nella Roma antica il padre esercitava il diritto di morte sulla moglie e sui figli. Sono passati secoli, la situazione è mutata sostanzialmente, tuttavia la giurisprudenza ha considerato le donne cittadine subordinate agli uomini fino a pochi decenni fa (Es. suffragio universale, effettivo e stabile in Europa solo dal 1946).

Anche se le cose sono cambiate, l'ineguaglianza tra i sessi si insinua tra le coppie come una nebbia sottile. Il non sentirsi uguali, deteriora l'armonia nella relazione coniugale, chi si sente inferiore si carica di risentimento verso colui o colei (esistono anche situazioni invertite) si sente superiore. Questo fenomeno si presenta soprattutto in culture come la nostra, dove la coscienza dell'IO è molto sviluppata. Quando una parte deve subire un potere che non accetta, con umiliazione, il sentimento di amore iniziale evolve in odio. Nelle famiglie dove è presente l'eco della passata cultura patriarcale, le donne sono soggette ad una doppia regola morale che nega a loro il diritto ad una vita sessuale piena e appagante e, contemporaneamente, lascia l'uomo libero di soddisfare i suoi desideri. In un passato prossimo, soprattutto nella società borghese, la castità della femmina rappresentava un valore economico ragguardevole nel mercato del matrimonio, dove i genitori si avocavano il ruolo di negoziatori.

Un  eco del passato è rappresentato dalla gestione del patrimonio o/e delle entrate della famiglia, esercitata sovente attraverso il controllo della proprietà da parte del maschio. L'opposizione della compagna si manifesta frequentemente con il rifiuto della sessualità, con il pretesto di una indisposizione più o meno temporanea; l'uomo, come reazione, ricerca il piacere sessuale al di fuori del matrimonio. Queste situazioni creavano nella donna una dipendenza tale da rendere più difficoltosa la presa di decisone della separazione per non parlare dei valori e delle tradizioni che influenzavano pesantemente scelte di questo tipo, rendendole quasi inimmaginabili se non sconvenienti.

Dopo la rivoluzione degli anni 60', la doppia norma morale è andata via via affievolendosi, soprattutto tra le persone più evolute intellettualmente, ma questo cambiamento non ha attenuato il conflitto all'interno della coppia.

Il problema continua ad essere rappresentato dalla ricerca del potere. Fino a quando il potere entrerà nei rapporti personali, ci sarà conflitto. Nonostante ancora oggi sia favorito il sistema patriarcale, non sempre l'uomo è avvantaggiato nella lotta di potere tra coniugi. Nella realtà i conflitti familiari sono risolti frequentemente in favore di chi ha l'Io più forte ed il senso di sé più sviluppato. Per tentare di salvare l'unione matrimoniale è necessario invertire la tendenza sul piano valoriale e passare, da una lotta di potere, ad una spinta propulsiva verso il sentire della coppia. Il sistema famiglia dovrà armonizzarsi cercando al proprio interno gli elementi elastici, circolari del rapporto, nella direzione del sentire, delle sensazioni, della natura, della comunità/famiglia. Al contrario, l'aspetto legato all'essere e rappresentato dalla razionalità, dall'individualità e dalla cultura dominante, non si accorda con una società moderna che, sebbene neonata, osserva la metamorfosi della famiglia cavalcare l'onda emotiva dell'amore. Questa fase di transizione, da una cultura patriarcale a quella dell'uguaglianza nel rispetto delle differenze, necessita una buona porzione di saggezza, indispensabile per non smarrire la strada nel viaggio della vita insieme.

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