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Dott.ssa Alessandra Paulillo

Psicologo

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Incapacità di provare piacere

Ad alcuni risulta difficile provare piacere. Hanno difficoltà a riposarsi. Sono concentrati solo sul senso di dovere e responsabilità e il piacere diventa così un lusso non necessario, tanto da non occupare mai il tempo libero pensando a loro stessi. 

Infatti, la maggior parte delle persone reputa sprecata una vita votata al piacere. La nostra positiva reazione al mondo è spesso ostacolata dalla diffidenza, come se il piacere ci possa portare verso vie pericolose, farci dimenticare i nostri doveri e i nostri impegni e persino corrompere il nostro spirito, se non viene controllato.

Le persone che non si permettono il piacere hanno difficoltà a dire di no alle richieste degli altri, per timore della disapprovazione e rinunciano così alla loro libertà individuale.
L"io ideale" viene costruito sulla base degli insegnamenti spesso errati dei nostri genitori che rimangono poi delle linee direttive fissate dentro di noi. Assorbiamo anche gli atteggiamenti dei nostri genitori rispetto ad un nostro cattivo comportamento e questo 'super io' rimane dentro di noi anche da adulti; questo non consente all'adulto di vivere serenamente il piacere, perché provare piacere scatena il senso di colpa.

Nella nostra cultura il piacere è stato confinato in una posizione secondaria rispetto al potere. L'uomo moderno pensa che padroneggiare il mondo e dominare il sé sia la meta del piacere, ma è solo un'illusione! 'Il piacere è la forza creativa nella vita, l'unica forza abbastanza possente da opporsi alla potenziale distruttività del potere'.

Teorie sul piacere

Una nota affermazione del massimo esponente della Bionergetica A. Lowen dice: ' Un totale coinvolgimento con ciò che si sta facendo è la condizione essenziale del piacere' e ciò avviene 'quando ci si identifica con un'attività, si ottiene una riuscita libera e spontanea. Il piacere è il fluire di questa riuscita'.

Per Lowen il piacere è intimamente legato al corpo: quando i movimenti corporei fluiscono liberamente si prova piacere. Questo significa respirare profondamente, muoversi liberamente e provare le sensazioni corporee pienamente. Per poter sentire il proprio corpo è necessario essere autoconsapevoli. Secondo l'autore, questa autoconsapevolezza è ostacolata o diminuita dalle tensioni muscolari provocate dallo stress sia fisico che emotivo; ricorda infatti che ogni emozione non liberata provoca uno stress per la muscolatura.

Inoltre, l'autore afferma che il piacere è legato all'eccitazione, che aumentando provoca appunto piacere. La qualità del movimento è fondamentale: la persona sana ha movimenti regolari e ritmici al contrario della persona sofferente, che ha movimenti scoordinati e spasmodici.
Molto spesso, la persona sofferente inibisce le sue emozioni, le controlla, le imbriglia per paura di indebolirsi.
La ragione di tanta sofferenza presente nelle persone è da ricercare, secondo l'autore, nella resistenza che si pone ad affrontare il proprio dolore, una resistenza che ci porta a non sentirci.

Il piacere secondo Freud

Secondo il padre della Psicoanalisi S. Freud, il 'principio del piacere' ha come scopo una gratificazione immediata per evitare il dispiacere, determinato da un aumento di tensione, contrariamente al piacere che corrisponde ad una sua riduzione.
Per spiegare il meccanismo attraverso il quale agisce il principio di piacere, Freud prende in considerazione il bambino: questi non è in grado di rinviare i suoi bisogni, in quanto bisogni di sopravvivenza, legati simbioticamente alla madre.
Inizialmente, la nostra vita psichica dipende dalle pulsioni, che ricercano appunto una via di soddisfazione immediata.

Nella crescita, il bambino si scontra necessariamente con la realtà e sopravviene quindi quello che Freud definisce 'il principio di realtà', un principio regolatore che spinge a rinviare la gratificazione, pur conservando l'obiettivo di provare piacere.

Il principio di piacere rimane dentro di noi sempre, desiderando la felicità, l'appagamento immediato dei nostri desideri; ma veniamo necessariamente a scontrarci con le regole morali e le tradizioni, che ci impediscono di raggiungere in buona parte i nostri bisogni interiori

Il piacere secondo la Gestalt

Secondo l'opinione della scuola Gestaltica, il piacere è legato al senso dell'esperienza: si intende con questo "l'effetto che una esperienza fa", il sapore che si sente vivendo una determinata esperienza. Quest'ultima deve essere dotata di senso, altrimenti non è possibile provare alcun piacere e si rischia di entrare in un vortice depressivo.
Inoltre, è importante considerare che l'effetto della realtà non è mai definitivo, cambia con i nostri vissuti e ogni vissuto provoca diverse sensazioni da individuo a individuo.
Secondo la psicologa Anna Ravenna, il piacere, oltre ad essere un impulso naturale al quale tutti tendiamo, è intimamente connesso al concetto di scelta, intesa come ricerca nella realtà di elementi che provocano in ognuno di noi una soddisfazione.

 
Il piacere secondo Goleman

L'autore de "l'intelligenza emotiva", sostiene che esista una reciproca connessione tra creatività e piacere.
Al riguardo, introduce il concetto di 'momento bianco': si tratta del momento di massima creatività, dove la persona da il massimo delle sue potenzialità, a tal punto da fondersi con l'opera che sta creando.
Il 'momento bianco' è stato denominato da vari psicologi come 'flusso', ovvero il momento dove una persona funziona al massimo. Inoltre, è stato rilevato che, al contrario di quanto si possa pensare, il cervello, in condizioni di totale assorbimento in un compito, consuma meno energia rispetto al momento nel quale una persona cerca di risolvere un problema.
Nello stato di 'flusso', la mente è libera da pensieri giudicanti e quindi meno appesantita. In questo senso, l'autore ritiene che sia di fondamentale importanza, per raggiungere il piacere creativo, astenersi da qualsiasi forma di autocritica.

caso clinico

Una donna di circa 50 anni chiede di incontrarmi. Si tratta di una donna piacente, intelligente, con un modo di parlare calmo e chiaro. Fa di professione la psicologa.
Dice di aver chiesto di incontrarmi perché ci sono dei nodi che vuole assolutamente risolvere, perché le provocano la sensazione di vivere sempre sotto stress.
Mi racconta che non riesce mai a rilassarsi, a trovare un attimo per lei; perfino la notte, se non con l'aiuto delle gocce, non riesce mai a dormire profondamente. Si sveglia numerose volte e ha grandi difficoltà a riprendere sonno.
Tutte le mattine si sveglia presto per accompagnare la figlia a scuola, ma anche quando potrebbe rimanere nel letto, "sente come una molla che la fa scattare in piedi."
Tutta la sua vita è in funzione dei figli, della casa, del lavoro.
Per se stessa non prende nulla, o almeno molto poco, lo stretto necessario, e quando avviene, ne segue spesso una sorta di senso di colpa.
Dà tutta se stessa per compiacere le persone care, soprattutto i suoi figli; è una madre affettuosa, disponibile, sempre presente per accontentare i lloro desideri.
Abbiamo dovuto affrontare un difficile percorso per arrivare a farle sentire il suo valore. Pur essendo infatti una donna di grande spessore, lei non si riconosceva, non si permetteva il piacere.
Abbiamo capito le cause antiche di questa resistenza, determinata da genitori, e soprattutto da una madre che non l'aveva mai valutata, se non riguardo l'aspetto fisico.
La sua ossessiva donatività verso gli altri derivava dal suo bisogno fortissimo di accettazione: doveva assolutamente essere buona con tutti per fare in modo di essere considerata.
Non si poteva permettere di pensare a se stessa, di accontentare un suo desiderio, di provare piacere solo per lei, perché così facendo correva il rischio, naturalmente inconscio, di non piacere più agli altri e di perderli.
Dopo un cammino di conoscenza di sé, di riconoscimento del proprio valore, è arrivata piano piano, con grandi resistenze, a riconoscersi come persona, a permettersi di esistere anche per provare piacere.
Stiamo ancora lavorando, ma ho visto grandi cambiamenti in lei: riesce a dormire meglio, a dire dei 'no' agli altri, a concedersi dei momenti solo per lei e soprattutto, l'aspetto più importante, non deve necessariamente piacere a tutti!

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