Dott.ssa Amalia Petrone

Dott.ssa Amalia Petrone

psicologa, psicoterapeuta, sessuologa clinica

Perchè i simili si attraggono?

IL PRINCIPIO DI SIMILITUDINE

Esiste una legge in natura, la legge di similitudine, detta anche legge di cura.

Attraverso la similitudine entriamo in relazione con le persone e, ogni volta, questo incontro provoca cambiamenti in noi stessi e negli altri.

Il “similia  similibus” (i simili attirano i simili) è universale.  “Simpatia” è come chiamiamo questa attrazione. 

 

IL PRINCIPIO DI SIMILITUDINE NELLA PSICOLOGIA

Dal momento della nascita, impariamo per comparazione, confrontando le nuove esperienze con le vecchie: attraverso queste ultime, riconosciamo o no le prime.

Ciò che è simile, noto, è rassicurante, mentre ciò che non lo è provoca ansia ed inquietudine.

In tutte le situazioni cerchiamo di riconoscere ciò che abbiamo già incontrato e sperimentato (es. di quando siamo in una città nuova e la paragoniamo alla nostra).

In psicologia si parla di  “transderivazionale”, un processo di ricerca di memorie personali del passato per trovare esperienze di riferimento simili a quelle di cui si parla.

Questo a sua volta è strettamente legato al concetto di appartenenza ed attaccamento.

 

IL SIMILE NEI CONTESTI SOCIALI

L’attrazione tra simili si può sperimentare in un gruppo di persone sconosciute ad una festa.  Tra loro istintivamente attira di più la persona con aspetti che riconosciamo simili, consciamente od inconsciamente. 

Questa similitudine spesso si colloca a livelli "energetici" che sfuggono ad una consapevolezza immediata e superano apparenti diversità. 

Ed è con chi sentiamo similitudine che condividiamo la nostra esperienza, il nostro sentire,i nostri interessi.

La condivisione è uno dei motori alla base dei comportamenti che portano a riunirsi sotto bandiere, stemmi, tessere, colori politici, associazioni.

 

IL SIMILE NELLA RELAZIONE

Sempre per similitudine facciamo esperienza delle emozioni altrui.

Quanto dipende dalla memoria di stati già provati il piangere con chi piange e il ridere con chi ride?

Lo stesso accade quando “entriamo” nella narrazione di un viaggio, di un film, di un lutto, di una malattia.

Che altro è l’immedesimazione se non l’effetto di ricercare nella propria memoria ciò che già si è vissuto e che risuona al contatto con l’altro?

E la sua capacità di tenerci incollati è tanto maggiore quanto più la storia ricalca aspetti di noi .

La similitudine porta alla convivenza e alla condivisione e all’espressione di bisogni fondamentali che ci accomunano.

Il bisogno di essere riconosciuti, amati, valorizzati, guidati, il bisogno di appartenere a qualcosa o a qualcuno, di lasciare ciò che ci fa male e di scegliere consapevolmente ciò che ci farà star bene.

Nella similitudine si attiva la relazione tra “questo” che è mio e che è simile a “quest’altro” che è tuo e che messi insieme possono permetterci di esprimere quello che ognuno prova dentro di sé.

E’ in questo che il simile fa cessare le resistenze, priva delle difese: le porte dell’anima si aprono e così nel nostro vissuto può entrare quello dell’altro, ricalcando ciò che è simile in noi (è per questo che sembra che le emozioni si amplificano o che ritornino vecchi ricordi) e provocare reazione che può aiutarci a capire e comprendere.

La relazione diventa così spazio di condivisione e confronto, campo di forza.

 

LA RELAZIONE COME CURA

I simili attirano i simili e dal loro incontro scaturisce il nuovo,il cambiamento, la cura.

La relazione diventa così cura, luogo in cui accogliere, contenere e rispecchiare l’esperienza dell’altro, costruendo l’alleanza con le sue parti sane.

Il senso del curare va oltre una prestazione: è processo, non risultato, evoluzione.

A volte non sconfigge la malattia, ma aiuta nella costruzione di un suo “senso” e di una sua gestione.

Cosa cura nella relazione?

Possono curare le parole, il non verbale, la curiosità (che ha la stessa radice di “cura”!), l’ascolto, il rispetto e la sospensione del giudizio.

 Può curare l’esperienza del gruppo: perché rafforza l’ dentità  personale (“mi ha dato consapevolezza di quello che sono e di quello che potrei non essere”) e permette il confronto.

Tutto questo in  uno spazio sempre in movimento definito passo passo da ogni interazione, nel quale ci si possa fidare, percepire un futuro, allargare la possibilità di nuovi interessi e progetti

 

 

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