Dott.ssa Amalia Petrone

Dott.ssa Amalia Petrone

psicologa, psicoterapeuta, sessuologa clinica

Come gestire l'ansia e battersi per la propria serenità?

Salve, da qualche anno soffro di un'ansia molto forte che mi causa problemi come l'alopecia, insonnia, fastidi allo stomaco, dolore al petto in alcuni momenti, tremolii e sensazione di soffocamento. Tutto parte, a mio avviso, dall'aver perso la motivazione allo studio e non aver sentito la libertà di poterlo dire a casa perché consapevole del parere dei miei genitori "tutti si laureano, devi farlo anche tu, ormai hai iniziato e devi finire". Ho provato ad andare avanti ma l'ansia è diventata sempre più difficile da gestire e la concentrazione è stata sempre meno; quando ho trovato il coraggio di dirlo ai miei genitori, mi hanno detto che "l'ansia ti viene perché non studi. Studia e ti passa." o ancora "sono tutte sciocchezze, non ci pensare" o ancora "hai tutto perché ti comporti così?". Quando ho chiesto di poter parlare con una psicologa mi è stato detto che "un'aspirante psicologa che va da una psicologa è assurdo". Morale della storia, ho smesso di parlarne e ho iniziato a mentire sugli esami. Ad un certo punto non ce l'ho più fatta, all'università c'erano le tasse da pagare e io ho dovuto ammettere di sentirmi male, di non riuscire ad andare avanti e di sentirmi in colpa per i soldi che avrebbero dovuto pagare. Ancora una volta non mi sono sentita compresa e nonostante i miei genitori siano brave persone, pagata la tassa mi hanno ripetuto (in particolare mia madre) quanto fosse alta, quanto il mio scarso impegno fosse costato e quanto adesso pretendessero impegno. Ci ho provato, ci provo da mesi ma la verità è che emotivamente mi sento esausta e vorrei scappare via. Sento di non riuscire ad andare avanti, di non riuscire a gestire il peso delle critiche e delle aspettative, di non riuscire a reggere la paura di pesare ancora, anche economicamente, sui miei genitori. A seguito di un'altra discussione ho detto che avevo preso una decisione, quella di trovarmi un piccolo lavoro, di qualche ora al giorno per sentirmi meno dipendente, per alleggerire il carico emotivo che ogni giorno mi ritrovo ad affrontare e che mi fa sperare, a 25 anni, di non svegliarmi più. Si sono imposti e mi hanno detto che il mio unico lavoro è lo studio. Non so come fare, mi sento sprofondare sempre più giù, e non riesco a trovare la forza e l'energia per risalire, ho solo voglia di lasciarmi andare a tutte le emozioni negative che sento. Credo che a 25 anni non dovrei sperare di morire per stare meglio, non so come fare per far comprendere ai miei genitori che non sono serena e che trovare un lavoro, potrebbe distrarmi da tutto questo.

Signorina Lia, gli anni che vivi sono unici e irripetibili. I genitori a volte giustificano le proprie visioni mascherandole anche loro delle loro ansie o dei loro irrisolti, credendo di "sanare" o " mettere a posto" attraverso i figli, ciò che non è stato sistemato nella loro di vita. Lo studio certo è importante e quello che stai vivendo tu potrà essere di aiuto ad altre persone un domani, se deciderai di concluderli questi studi e dedicarti a cuore aperto a chi verrà da te per conoscersi e comprendersi. Anche se i tuoi non sono d’accordo potrebbe essere davvero utile, come hai ben pensato tu, di svolgere un lavoretto per essere più autonoma e al tempo stesso valutare e magari apprezzare quello che hai già intrapreso oppure essere più decisa e avere una visione più chiara di cosa voler fare, se non studiare. Non sei più una bambina da dover compiacere ai tuoi genitori per non perdere il loro amore. Loro, in realtà, ti ameranno sempre e se tu non imparerai a seguire il tuo sentire, sarà te stessa che non amerai. E poi, da che mondo e mondo chi studia psicologia va in terapia da una psicoterapeuta, fa parte del gioco e soprattutto della tua conoscenza.

Che tu possa essere vera con te, tutte le volte che ci riuscirai. 

Dott.ssa Petrone 

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