Help me!
Salve, sono una mamma di un ragazzo di 30 anni che da pochi giorni ha perso il lavoro. Il problema non è questo, anche, ma quello che mi preoccupa di più è che sta h24 dentro la sua stanza. Amici ne aveva molti prima, faceva lo scout per tantissimi anni, poi ha lasciato per via del lavoro, non poteva conciliare entrambi. Con l'andare del tempo quegli amici rimasti hanno preso strade diverse: chi si è sposato, chi è partito per l'estero. Insomma, è rimasto con due amici, di cui uno si sposerà a breve.
Nel lavoro ha fatto amicizia con una collega più grande ma già impegnata, con gli altri no, anche perché erano in pochi. Sono davvero dispiaciuta, non riesco a vederlo sempre buttato nel letto: non guarda tv, niente libri, niente passeggiate, niente palestra, solo cellulare e gioco al pc. Stop. Però, se lo chiamano questi due amici, subito esce o li fa venire a casa.
Non ascolta nessuno, gli abbiamo parlato ma ora è così. Cosa mi suggerite? Aspettare e pazientare, anche perché ad agosto nell'ambito lavorativo è tutto fermo, magari con nuovi stimoli uscirà da questo stato. Non dormo la notte anche perché lui rimane sveglio fino a tardi per stare al pc a giocare. Ha un carattere particolare sicuramente, molto chiuso a casa, non parla di nulla a meno che non faccia domande. Non so se ha mai avuto una relazione, nulla, non dice nulla, è riservatissimo. Ma quando è fuori con gli altri è allegro.
Aiutatemi a capire cosa devo fare: se pazientare o devo davvero preoccuparmi. 🙏 Grazie
Gentile signora,
quello che descrive – il passare le giornate in camera, la perdita di interessi, l’isolamento, ma anche la capacità di rispondere positivamente a stimoli esterni (come l’invito di amici) – può essere il segnale di un momento di crisi personale, probabilmente legato alla perdita del lavoro, ma non solo. Spesso, in questa fase della vita, si sommano più livelli di incertezza: identità, direzione, relazioni, futuro.
È comprensibile che lei si senta preoccupata e anche stanca. La invito a non sottovalutare la situazione, ma neppure a forzare suo figlio a “reagire” prima che sia pronto. Questi momenti vanno accompagnati con una presenza calma, non invadente, ma costante: essere lì, anche nel silenzio, è già tanto.
A 30 anni, è importante che il percorso di ripresa parta da lui, nei suoi tempi e con la sua autonomia. Lei, come madre, può continuare a essere una presenza stabile e accogliente senza sentirsi sola in questo passaggio complesso.
Resto a disposizione se vorrà approfondire o ricevere indicazioni più specifiche.
Un caro saluto,
Paola Papini
Dott.ssaPaola Papini
Psicologa clinica e giuridica - Roma
- Ansia
- DCA
- Disagio infantile, adolescenziale e familiare
- Affettivita', difficoltà relazionali e familiari
- Depressione
- Psicoterapeuta ad indirizzo psicodinamico e relazionale sistemico