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Dott.ssa Alessandra Anna Maria Toni

Psicologa

Dott.ssa Alessandra Anna Maria Toni

Dott.ssa Alessandra Anna Maria Toni

Psicologa

  • Milano (Milano Centro)
  • consulenza online

Non so più chi è e chi sono

Gentili dottori, Sono una ragazza di 23 anni, fidanzata da 6 mesi con il mio ragazzo che ha 8 anni in più. Parto dal nocciolo del problema che ci ha portato ad affrontare una serie di momenti difficili in cui io ho cercato disperatamente di capirlo e risolvere insieme per vivere nel miglior modo possibile la nostra relazione e stare bene. Il mio fidanzato è un uomo molto sensibile, attento e premuroso, anche se con una bassa autostima che si porta dietro dalla sua più tenera età. È stata la prima piccola grande confessione che potesse farmi. Durante questi mesi ho scoperto dei lati di lui che lui stesso mi raccontava che non combaciavano con la persona che lui mi aveva mostrato nei gesti e che io avevo immaginato fosse. Una serie di dubbi e incongruenze che mi ha lasciato quando ha cercato di raccontarmi le sue esperienze passate. Abbiamo vissuto l’intimità un po’ più tardi perché ero io a voler attendere, lui era molto desideroso, infatti spesso notavo delle erezioni anche in momenti in cui non eravamo in intimità. Quando era arrivato il momento intimo tanto atteso, iniziano i problemi con le sue disfunzioni sessuali (prima disfunzione erettile e superata questa, eiaculazione , di cui io non capivo la natura, quando poi a un certo punto mi dice che lui aveva questo problema quando si affezionava molto a una donna e diventava importante perché il suo desiderio prima di farlo, era di sentirsi alla mia altezza e vedeva in me una donna che doveva essere soddisfatta perché temeva che il mio giudizio fosse negativo e potesse spingermi ad abbandonarlo per cercare uomini che potessero darmi di più. La sua sicurezza era compromessa anche dal fatto che mesi prima avevo avuto un flirt durato diverso tempo con il fratello del suo migliore amico fraterno per cui non nutriva simpatia perché era eccessivamente snob, dato che è ricco, a differenza sua che è un ragazzo umile, ma io lo amo per questo per la sua umiltà e nobiltà d’animo. Io avevo cercato di rassicurarlo, ma questo non è bastato. Prima di raccontarvi il vero motivo, voglio spiegarvi alcune situazioni che stavano mettendo fortemente a rischio la nostra coppia. Quando eravamo a tre mesi dalla relazione e già avevamo ufficializzato, ho notato sul suo cellulare e, poi, mi ha mostrato lui stesso una chat in cui lui aveva scritto un “hey” a una donna adulta. Questo mi aveva lasciato un po’ turbata, non tanto per il messaggio in sé, a cui non è seguita risposta, ma per la persona a cui è stato inviato, cioè una donna adulta. Lui si è giustificato dicendomi che era una signora conosciuta anni prima che gli aveva detto quando lui faceva il barista di potergli trovare un lavoro migliore se si fosse liberato un posto dove lei lavorava. Una giustificazione che ha portato avanti tanti mesi, una versione a cui io non ho mai creduto nonostante avesse giurato sulla sua mamma morta, a cui lui tiene particolarmente. Ci sono state occasioni in cui mi sono resa conto che quando ha la sensazione di perdermi si sente minacciato e agisce d’impulso. In questi mesi avevo notato che spesso strumentalizzava la morte di sua mamma in diverse occasioni, anche banali come giustificarsi per non vedere un amico, dicendogli che sta attraversando un brutto periodo dovuto alla mancanza di sua madre. Io che sono molto attenta e voglio vederci sempre chiaro per tutelarmi, non ho mai creduto a questa versione e ho cercato un modo di farmi dire la verità. Spesso ci sono tornata e lui negava tutto dicendomi che non era colpevole e non si sarebbe dichiarato colpevole di qualcosa che non ha fatto. Mi sono sentita raggirata da lui che non me la contava giusta e mi faceva male il pensiero che lui, avendolo idealizzato come il miracolo dopo le esperienze negative con gli altri uomini in precedenza, fosse uno sbaglio, un’infrazione della mia speranza di aver trovato l’eccezione che lui dimostrava e dimostra di essere. C’è stato un altro episodio che mi ha lasciato sconvolta, quando abbiamo dormito fuori e stavamo parlando del mio turbamento verso le persone trans quando lui mi confessa di essersi fatto praticare sesso orale da una donna trans in compagnia di un altro caro amico e che era stata una bravata dettata dallo stereotipo di alcuni suoi colleghi secondo i quali “le donne trans praticano il miglior sesso orale”. Chiaramente io lo interrogavo per dare una voce alla confusione e al turbamento che sentivo e notavo che le versioni non combaciavano. Visto che ero disgustata all’idea che avesse cercato una donna trans, anche se in passato e senza averlo più ripetuto, ero al punto di prendermi una pausa da lui. Sentendosi minacciato di perdermi mi confessa tutta la verità e mi dice che c’è stato in passato l’incontro con quella persona, ma non c’era stato niente perché la voce maschile e la presenza del pene lo avevano fatto sentire a disagio e inibito. Quando gli ho chiesto perché avesse mentito sulla veridicità dell’accaduto, lui mi dice che perché non avendo molta esperienza in campo sessuale, voleva sembrare ai miei occhi un uomo con esperienza. Sperava che potesse farmi piacere che avesse fatto esperienze come questa. Io però ci ho rimuginato perché devo ammettere che sono un tantino omofobica e esperienze del genere, anche se lui era spinto dalla ricerca di un’esperienza dettata dalle influenze di alcuni amici e non dal desiderio reale, minacciano la mia concezione di etero normatività. Dopo questa parte, ho più volte cercato di capire se lui avesse un desiderio per i trans o gli uomini e devo ammettere che nel sesso con me mi cerca e ha continuamente delle erezioni, non appena mi vede e mi tocca. Nel sesso non mi da la sensazione di volere altro, anzi mi aveva confessato che nella masturbazione sceglieva contenuti pornografici in cui c’era l’atto lesbico tra una donna adulta e una donna più giovane. Mi ha mostrato il sito su cui le andava a vedere e mi ha mostrato la home in cui c’erano tutti video di questo genere che dimostrava una ricerca continuativa di questo genere di contenuti. Da lì la mia ansia si era calmata. Lui però continua a non giudicare gli omosessuali, mi dice sempre che odia quelli insistenti che non rispettano l’eterossessualità di una persona quando lo è e che il resto invece non giudica perché siamo umani. Tolto questo argomento, iniziamo a discutere perché per strada vedemmo una ragazza vestita in modo provocante che si vantava di essere guardata dagli uomini. Lui inizia a dire che era normale che la guardassero non perché fosse bella, ma perché si vestisse a poco di buono, rivolgendosi a lei con parole dispregiative. Lo stesso disprezzo che non ho ascoltato quando si parlava dei trans. Quando io arrabbiata per l’accaduto li avevo giudicati, lui mi riprese dicendomi che sono semplicemente persone che non stanno bene nel loro corpo e che non bisogna giudicare in nessun caso. Quando gli ho fatto notare la contraddizione con quella ragazza, lui mi ha detto che non era possibile che io giustificassi quella ragazza che, per lui, era solo in cerca di attenzioni e che il giudizio sul modo di vestire non può reggere il confronto con chi non si sente a proprio agio in un corpo sbagliato. Poi quando ha visto il mio disaccordo su questa cosa, lui ha iniziato a notare che dal mio punto di vista li difende perché penso che a lui piaccia questa categoria. Quando ha capito questo, ha iniziato a dirmelo “tu pensi che io li stia giustificando perché mi piace la categoria. Uno non li sto giustificando, due la categoria non mi piace. Lo dico solo perché non c’è differenza, diversamente da ciò che pensi tu, tra lo schifo che fa una donna eccessivamente scollata e qualcuno che si snatura perché non si accetta.” Abbiamo fatto pace, avevamo deciso di andare avanti ma per farlo completamente avevo bisogno di chiudere una situazione rimasta in sospeso, su quella donna adulta. Avevo falsificato delle conversazioni in cui quella signora mi diceva che non gli ha mai offerto lavoro e che lei lo conosceva per altri motivi. Gli ho teso un tranello in cui lui è cascato e mi ha spiegato che quella donna in realtà era molto conosciuta nel suo quartiere proprio per la sua fama di essere una poco di buono. Mi ha raccontato che l’ha cercata prima di ufficializzare con me perché lui non l’aveva mai fatto con nessuno, era vergine e questo è il segreto inconfessabile che si è portato dentro per anni e che con me non voleva emergere. Quando ha avuto la sensazione di perderei davvero per questo fatto lui me l’ha confessato. Mi ha detto che aveva cercato quella donna non perché volesse tradirmi o avesse desiderio per lei, ma proprio perché la vedeva come uno strumento per fare esperienza, anche se di fatto non c’è stato niente, nemmeno un incontro. Mi ha detto che non sentendosi all’altezza di me lui doveva fare esperienza per stare al passo con me. Perché non esisteva che lui mi rendesse insoddisfatta e che io lo potessi lasciare per la sua inesperienza. Sono rimasta scioccata. Mi ha lasciato con così tanti interrogativi che è difficile quando vengono a bussare la porta della mia testa con riflessioni che non trovano un punto di incontro con i pensieri ossessivi che mi sono creata. Come posso leggere quanto accaduto? Come si traduce questa sua inadeguatezza, la sua scarsa autostima? In questo momento ho paura che lui desideri altro, se lui ha avuto questo blocco perché in fondo non gli piacciono le donne? Io come posso fare? Ho paura che lui possa raccontarmi di nuovo bugie e che questa sia una scusa. Ormai non trovo più pace. Vado a vedere su Internet ogni articolo che possa tradire il suo orientamento sessuale oppure ho continuamente pensieri sul fatto che mi abbia scelta perché gli do pace e non perché mi ama veramente. Lui dice che in passato, nonostante avesse avuto questi problemi, mi ha rivelato di sua spontanea volontà che non ha mai provato attrazione per gli uomini, quindi nemmeno in quell’occasione ha pensato che le sue disfunzioni sessuali e l’ansia di fare l’amore con una donna fossero il segnale di una sua omosessualità. Poi dice di amarmi non perché gli do pace, ma perché mi ha scelta. A favore di quanto detto, ha aggiunto che in passato ci sono state donne che gli sono state vicino offrendogli pace, ma non le ha mai volute perché non ha sentito per loro di impegnarsi seriamente e a fare pace con se stesso per loro come è successo con me perché a detta sua io sono speciale e una donna come me non la troverà mai perché a suo dire non esistono più. Mi chiedo come posso fare chiarezza? Voi come giudichereste questa situazione? Attendo vostro gentile riscontro, Cordiali saluti

Cara Mercedes,

Grazie mille per aver espresso con tanta apertura e profondità il momento complesso che sta vivendo. La sua lettera rivela una grande capacità di osservazione, un desiderio sincero di comprensione e una sensibilità emotiva che non tutti possiedono. È evidente quanto tenga alla relazione e quanto impegno abbia investito per comprenderne le dinamiche più sottili. Senza dubbio, ciò che sta vivendo è confuso e destabilizzante. Si ritrova di fronte a molte domande sul suo partner, sulle sue intenzioni e sull’autenticità dei sentimenti che prova per lei. Tutto questo la sta portando a interrogarsi non solo su di lui ma anche su di sé. Quando diventa costante, il dubbio può diventare logorante, specialmente quando ci sono temi così delicati come l’identità, l’intimità, la fiducia e l’autostima.

Dal suo racconto emerge un partner con fragilità profonde, che sembra portarsi dietro un senso di inadeguatezza radicato. La sua tendenza a nascondere, a costruire versioni parziali della verità o a cercare rassicurazioni esterne, probabilmente nasce proprio da lì: dal timore di non essere "abbastanza" e dalla paura di essere lasciato. Allo stesso tempo, però, lei si trova oggi con molti interrogativi irrisolti e ha tutto il diritto di voler fare chiarezza su ciò che sta costruendo o sta cercando di costruire in questa relazione.

Sicuramente il peso della relazione non può essere retto solo da lei, né si può continuare a cercare di decifrare e aggiustare l’altro. È importante che entrambi possiate sentirvi liberi di essere autentici, senza vivere nella paura del giudizio o nell’ansia di dover costantemente dimostrare qualcosa. In un momento così delicato, un percorso psicologico individuale potrebbe aiutarla a rimettere al centro sé stessa: i suoi bisogni, i suoi valori, i suoi confini. Spesso, è facile perdere sé stessi in una relazione, specialmente se si è molto empatici e coinvolti. Solamente quando si riprende consapevolezza di sé, è possibile capire cosa si vuole davvero: se ci si sente davvero al sicuro con l’altro e come distinguere il proprio sentire, rispetto alle proiezioni o ai timori. Se sentirà il bisogno di uno spazio di ascolto e confronto, sarò felice di offrirle il mio sostegno, attraverso il modulo di contatto presente qui sul mio profilo.

Un caro saluto,

Dott.ssa Alessandra Toni

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