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Dott.ssa Alessandra Anna Maria Toni

Psicologa

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  • Milano (Milano Centro)
  • consulenza online

Relazione complessa

Buongiorno, provo a chiedere qui un vostro consiglio. Convivo da più di un anno e siamo fidanzati ormai da 4. Lui divorziato con figlia di 9 anni che vive con lui a week alterni e due giorni settimana. Per fortuna cresce nel benessere, ha due famiglie molto benestanti. Dopo frequentazione prima nostra, week sì e week no incontro sua figlia ed entro nella sua vita in punta di piedi. Nei week che era con il papà magari organizzavo una gita fuori porta il sabato e poi la domenica li lasciavo soli così da stare insieme. Le volte che andavo da lui era motivo per fare cose insieme: lavoretti, disegni, pasta di sale, cinema, piscina, una torta insieme e chi più ne ha e più ne metta. Insomma penso di avercela messa tutta. Ha una madre che purtroppo la usa un po' contro il padre, solo per farvi un esempio è stata dal parrucchiere con il papà nel week da noi e lei ha comunicato che i capelli storti sono stati tagliati da me, per non parlare delle volte che mi ha aggredita verbalmente al telefono. Poco più di un anno fa lascio casa mia (data in affitto, oggi non la venderei mai) per andare a vivere insieme.

E ci sono week difficili, tra la figlia che arriva con la luna storta, che riporta le cattiverie della madre e ogni tanto ci mette del suo. Ho sempre cercato di capire e dare spazio, ma adesso comincia ad essere insostenibile la situazione. Tutti i fine settimana si parte il sabato con dirmi che gli sto sulle palle, poi antipatica e tutto quello che si può dire, per poi invece la domenica cambiare e partecipare alle gite che organizzo: dalla raccolta uova nelle fattorie, serata cinema, pigiama party con i cugini che abitano sotto e così via. Siamo stati in vacanza, ho proposto di fermarci 2 giorni in più (camping famiglia scelto per lei con animazione bambini da mattina a sera) e lei non ha fatto una piega. Un bambino penso si rotola per terra sapendo di fare 2 giorni in più di mare. Per poi venire con me in bici a comprare il gelato, poi dirmi di andarmene a casa, a che ora avrei preso il treno e lasciarla con il padre.

Rientrati a casa non mi ha rivolto la parola per 3 giorni, anzi se non sono presente fa festa con il papà, in mia presenza mutismo perché dovevo andarmene. Dopo 3 giorni si alza e mi dice che ha capito che non avrei mollato e quindi non poteva pensare di non parlarmi per sempre. Un po' mi spaventa, 9 anni. A 15? Il mio compagno ultimamente, anche su consigli dei suoi legali (in quanto purtroppo il rapporto con la ex moglie è solo attraverso coloro altrimenti sarebbe sfruttato), gli è stato detto di essere più genitore, meno amico, di farsi carico di questa situazione e affrontarla anziché fare finta di nulla. Quindi, per fortuna, anziché lasciar correre sempre, ora è un pochino più determinato, a polso duro. Ha tenuto duro anche lui 3 giorni senza lasciarla vincere. Ma so che è difficile.

Gentilissima Simona,

grazie per aver condiviso in modo così dettagliato la sua esperienza, che tocca aspetti delicati della vita familiare ricomposta. Quello che racconta evidenzia bene quanta energia e disponibilità lei abbia messo per accogliere la bambina e costruire con lei momenti di condivisione. Al tempo stesso, traspare anche la fatica che vive di fronte ai comportamenti mutevoli della figlia del compagno e all’influenza che può avere la conflittualità con l’ex moglie.

È più comprensibile che si senta frustrata. Entrare nella vita di un bambino che già porta con sé una storia familiare complessa, infatti, non è mai semplice, soprattutto quando ci si ritrova nel ruolo “scomodo” della nuova compagna del papà. La bambina, a nove anni, si trova in un’età in cui le emozioni sono intense e spesso espresse in modo diretto, anche attraverso atteggiamenti provocatori o rifiutanti. Questi comportamenti, però, non sono necessariamente un rifiuto della sua persona: possono essere un modo per dare voce alla confusione, alla lealtà divisa tra i genitori e alla difficoltà di accettare una figura nuova nella propria quotidianità.

È positivo che il suo compagno stia assumendo un ruolo più chiaro e fermo come genitore. Per la bambina, è fondamentale percepire che ci sono confini e regole stabili, che non deve “scegliere” o gestire lei la relazione con lei, bensì che gli adulti sanno tenere la situazione. Allo stesso tempo, per lei può essere utile riconoscere che non tutto il peso deve ricadere sulle sue spalle: il rapporto con la figlia del compagno si costruisce gradualmente, e non può dipendere solo dai suoi sforzi o dalle sue iniziative.

Può essere prezioso, in questi contesti, un sostegno psicologico per la coppia, proprio per affrontare insieme le difficoltà di una famiglia allargata, trovare modalità comunicative condivise e non sentirsi soli davanti alle oscillazioni della bambina.

Se desidera parlarne più a fondo, resto a disposizione qui, tramite il modulo di contatto.

Cordiali saluti

Alessandra Toni

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