Gestione emozioni bambina 4 anni

Buon pomeriggio, mia figlia di 4 anni, al secondo anno di scuola dell’infanzia, è una bambina solare, timida e dal carattere forte. Ha frequentato l’asilo nido da quando aveva 7 mesi con estrema serenità, dove ha mostrato una precoce autonomia legata ad una difficoltà nel gestire le emozioni forti (dinieghi e rabbia).

L’inserimento al primo anno della materna è avvenuto senza grosse difficoltà, unico punto segnalato era il fatto che preferiva stare in disparte e giocare da sola. Durante il primo anno ha stretto amicizia con alcuni bambini vivaci e si è fatta trascinare da loro.

Sembrava andare tutto abbastanza bene fino a tre mesi dall’inizio dell’anno scolastico, quando ha iniziato a lamentarsi di non voler più andare a scuola. Dopo essermi confrontata con le insegnanti, che mi hanno assicurato che a scuola non succedeva nulla e che si trattava di una normale reazione all’inserimento, mia figlia ha iniziato a manifestare una paura insensata per tutto (paura degli insetti, dei rumori forti, dell’erba...) e ha iniziato a farsi la pipì addosso (nonostante avesse tolto il pannolino da più di un anno.

Con calma ho parlato con lei e finalmente mi ha raccontato che a scuola alcuni bambini la picchiavano, ma che lei non diceva nulla alle insegnanti per paura di essere sgridata. Ho quindi richiesto con colloquio con le insegnanti, che mi hanno detto che era avvenuto qualche episodio, ma nulla di così grave è che secondo loro era un suo modo per attirare l’attenzione. Dopo nostra forte insistenza di alcuni mesi, una delle insegnanti mi ha detto che effettivamente erano accaduti alcuni episodi in cui era stata picchiata (una volta era stata buttata a terra da due bambini che avevano iniziato a prenderla a pugni e una volta è stata spinta dentro il water), ma poiché lei non piangeva nè andava a dirglielo non sempre potevano intervenire. Inoltre mi hanno fatto presente che aveva degli scatti di rabbia dove lanciava oggetti, urlava e si dimenava. A fatica abbiamo terminato l’anno facendo un grande lavoro a casa sul fatto che non doveva subire nè reagire a questi episodi, ma doveva dirlo subito ad un adulto. Per aiutarla a capire che la situazione vissuta non era la normalità l’abbiamo iscritta a un corso di nuoto. Già frequentava un corso d’inglese esterno alla scuola da inizio anno. Non abbiamo cambiato scuola perché mia figlia non voleva e non volevamo crearle un ulteriore stress.

Quest’anno sembrava tutto risolto sia perché i bambini coinvolti non frequentavono più quella scuola sia perché lei aveva imparato a calmarsi e soprattutto a parlare con le insegnanti. Sia l’istruttore di nuoto sia l’insegnante d’inglese hanno iniziato un percorso per aumentare fiducia in se stessa e gestire le emozioni forti che le causavano o un blocco (smetteva di parlare o si fermava) o un pianto interrotto.

Le insegnanti della scuola mi hanno detto che per loro non era necessario in quanto era tranquilla, solare, parlava e giocava con tutti. L’unica cosa che avevano notato era che, rispetto all’anno prima, era molto più serena e le “crisi” erano pressoché scomparse (solo in due episodi) o comunque meno evidenti rispetto a prima. Quindi sembrava tutto risolto fino alla scorsa settimana, quando le insegnanti mi hanno comunicato che mia figlia a causa di uno scatto di rabbia aveva picchiato la maestra che stava tentando di contenerla e nei giorni successivi, per ripicca nei confronti della maestra, ha alzato le mani anche sul alcuni bambini. Ho chiesto alle insegnanti se fosse successo qualcosa che avesse potuto causare un simile atteggiamento, ma mi hanno risposto che non è successo nulla di particolare. Mi hanno detto che hanno provato a ignorarla, ma lei continuava ad urlare e che non possono tollerare un atteggiamento simile e che sono necessari provvedimenti da parte nostra. Anche perché se si sparge la voce tra i genitori rischiamo che venga isolata. Gli ho detto che a casa non aveva l’abitudine di picchiare e che quando si arrabbiava usavamo delle tecniche di respirazione per aiutarla a calmarsi e che magari avrebbero potuto usarle anche loro; mi hanno risposto che non hanno il tempo di fare ciò.

Tornate a casa con calma ho chiesto a mia figlia se era successo qualcosa di particolare e mi ha raccontato che un suo compagno l’aveva picchiata diverse volte la scorsa settimana e che mentre un’insegnante era intervenuta per dividerli mentre litigavano lei si stava agitando e senza volere le ha tirato un calcio. Mi ha detto che non vuole tornare più a scuola perché le insegnanti la sgridano sempre e una in particolare le dice sempre di stare zitta perché le fa venire mal di testa. Ho spiegato a mia figlia che anche se la picchiano o si arrabbia non deve picchiare nessuno. Che per far passare la rabbia deve fare dei respiri profondi. Visto che questi atteggiamenti li ha solo a scuola come possiamo aiutarla a gestire queste situazioni? Stiamo valutando di cambiarle scuola, anche perché questi atteggiamenti non avvengono negli altri ambienti che frequenta.

Carissima, comprendo la vostra preoccupazione e immagino possiate avere anche il timore di sentirvi inadeguati in quanto genitori di una bimba che sembra dar del filo da torcere alle figure educative scolastiche. Dall'altra parte avverto con tenerezza il bisogno di una bimba che, viene da lei descritta come "un carattere forte" e "una precoce autonimia" ma sembra in realtà manifestare una fragilità che viene fuori nel gestire frustrazioni. Autonomia non sempre è sinonimo di una reale sicurezza in sè, quanto piuttosto un modo in cui ci forziamo a non "deludere" aspettative altrui o un modo con cui esprimiamo una velata mancanza di fiducia nei riferimenti che abbiamo intorno. E un carattere che si struttura così rischia di pagare il conto in futuro in altri momenti cruciali dell'evoluzione.

Comprendo che cambiare scuola e ripartire da un ambiente nuovo e percepito come libero da stress e pregiudizi possa essere una reazione, ma quasi sicuramente non sarà una soluzione definitiva, se non viene opportunamente accompagnata da una valutazione più precisa delle caratteristiche della bimba e della sua relazione con voi. Per poi costruire un percorso che la aiuti a rinforzare le sue fragilità, sia attraverso un sostegno alla bimba, sia attraverso un potenziamento delle caratteristiche dell'ambiente che la accoglie. Potete chiamarmi per una consulenza o anche solo per essere indirizzati a colleghi neuropsichiatri e pedagogisti di fiducia. 

Intanto le trasmetto tutta la mia vicinanza e la incoraggio a non vivere tale momento come un problema/fallimento ma come un'occasione di crescita vostra e di vostra figlia, un investimento sulla sua robustezza futura. Ogni frutto ha i suoi tempi di maturazione, basta fornirgli i giusti mezzi per farlo.

Ci tenga aggiornati 

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Dott.ssaLetizia Sala

Psicologo, Psicoterapeuta - Monza e della Brianza

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