Dott.ssa Manuela Serra

Dott.ssa Manuela Serra

Psicologa / Psicoterapeuta / Psicotraumatologa - E.M.D.R.

Vita rovinata da corso di laurea imposto e sbagliato

Buongiorno,
scrivo perchè non riesco a venire a capo da un'afflizione che accompagna tutta la mia vita adulta.
Dopo una carriera scolastica con risultati originali ed eccellenti la famiglia sotto la volontà materna e con pesanti manipolazioni mi ha imposto studi in Ingegneria calpestando il mio sogno di filosofia. Ho subito l'imposizone e consumato le mie risorse giovanili per prendere questa laurea indesiderata. Da allora la mia vita ha perso di senso. Mi sono rifiutato di procedere nella direzione sbagliata ma non ho avuto sufficente forza per riprendere la mia strada, perchè ho dovuto sempre inseguire lavori che scaturivano dalla mia immagine di ingegnere. Ho anche disperso molte energie dopo questa scissione interiore. La mia via originale si è sfuocata, io mi sono mezzo specializzato per sopravvivere in ciò che non amo e non può offrirmi un percorso felice ne di successo. Così a 40anni mi ritrovo coi sogni bruciati, a fare dei lavori di sfruttamento a testa spenta (l'unica risorsa che avrei). Ho capito che mia madre è malata, e rientra in un profilo di genitore narcisista con una storia clinica di psicofarmaci e una storia familiare che l'ha vista vittima a sua volta di violenza che poi ha replicato. Mio padre nel frattempo è morto 9 anni fa. Vivo in un'altra città da tempo perchè impazzirei altrimenti. Mia madre anche per questo vuole favorire mio fratello maggiore e dargli una casa vicino casa sua, lasciando me alla ventura. Me lo dice in faccia specifando tu cosa c'entri e da di matto o chiude il telefono in caso di tentativo di dialogo.
Morale sono al limite della sopravvivenza, controvoglia e mal specializzato in informatica e la mia testa è occupata da lavori lobotomizzanti. Insomma mi sento un pò la rana bollita di Chomsky.
Ho sempre sentito l'assenza del percorso in cui avrei potuto investire il mio capitale umano. Permettersi il lusso di un'ambizione.
Per ora mi lascio sfruttare per pochi euro, vivo in povertà e ho amici e persone che mi vogliono bene e apprezzano.
Una passione per il cinema come attore e un mio sito web di linguistica che mi aiuta un pochino economicamente.
So che le storie come le mie, cioè con studi forzati, finiscono spesso nell'infelicità. Ma c'è qualche caso diverso? Qual è la strada?
Anche Gadda subì studi forzati e fino ai 40 lavorò tristemente come ingegnere, poi coi risparmi riprese la sua via, ma visse sempre molto sofferto. E' questo il caso migliore?
La mia testa ancora funziona e l'unica via che ho attualmente è fare trascrizioni sottopagate 6 ore al giorno per l'affitto, mangiare riso ed investire il resto del cervello per ricostruire la mia identità. Anche se il dentro e il fuori non coincidono più e il mio cuore (che si sentiva forte) piange ogni giorno, non di avere perso, ma di non aver mai potuto partecipare al gioco, alla sfida della vita, alla lotta per i propri sogni. Perdere ha un senso, essere squalificato prima della gara no.

Caro amico,

con molta sensibilità ha tracciato le ragioni del suo malessere. Vorrei solo aggiungere che l’imposizione di un percorso universitario non gradito da solo non può costituire la causa di una sofferenza così grande. Come ha sottolineato, parlando di Gadda, anche quando ci si affranca da ciò rimane comunque un dolore. Credo per il fatto che quello che fa realmente soffrire sia la sensazione che ci portiamo dentro di non essere accettati, amati, accolti, insomma che non ci sia davvero un posto nel mondo per noi. Quello che accade nella sua vita reale sembra essere una manifestazione di questa sensazione che si muove dentro di lei. Una sensazione molto antica, da quello che racconta e che coinvolge lei, sua madre prima di lei e chissà chi altri, come in un macabro passaggio di testimone. La staffetta si interrompe se qualcuno arresta il gioco, qualcuno che possa vincere la sensazione di essere perduti, ovunque ci tocchi vivere e qualsiasi sia il lavoro in cui ci imbattiamo. Come Gadda le insegna, se questo non cambia, nemmeno il lavoro dei sogni ci può restituire la gioia di vivere.

Credo che lei possa fare affidamento sulla sua sensibilità, sulle passioni che sta portando avanti e sulla capacità di costruire degli affetti soddisfacenti. Se le è possibile pensi anche alla possibilità di seguire un percorso che l’aiuti in questo senso.

Un caro saluto.