Dott.ssa Mirella Caruso

Dott.ssa Mirella Caruso

psicologo, psicoterapeuta.

Padre autoritario, violento a parole

Sono un vostro iscritto e sto terminando un percorso psicologico che, sta iniziando a mostrare i suoi frutti. Vivo, per il momento, ancora a Stoccarda, dove lavoro presso un grande produttore di auto sportive di lusso.
Purtroppo, causa crisi, rischio di perdere il lavoro ma, per fortuna, ho altre opzioni in gioco: o trasferirmi in zona Salisburgo, o in zona klagenfurt oppure in Canada o Usa.
Avrei delle valide opzioni o a Vancouver oppure a Calgary, Canada. 
Ovviamente con contratto di lavoro regolare, visto apposito e pagato......lavori in regola.
Ne ho parlato in famiglia e, non appena ne ho parlato con mio padre, apriti cielo: me ne ha dette di tutti i colori, che sono un degenerato, non so cosa voglio, che sono bravo, ho la cittadinanza tedesca, quindi ho tanti vantaggi e non mi licenziano perché sono bravo nel mio lavoro. Si, ho la cittadinanza tedesca ma, non ho avuto tutti questi vantaggi che diceva, oltre a esserci in Germania una crisi molto forte.

Inoltre, mi porta sempre come esempio il figlio di un suo amico che vive a Ginevra e, ha sposato una manager tedesca che guadagna molto bene. Salvo poi scoprire che questa donna non è una manager ma una semplice impiegata, passano da un lavoro all'altro, cambiano casa ogni 6 mesi in quanto vengono sfrattati ad intervalli regolari e litigano furiosamente ogni giorno. 

Alla fine, ho firmato per una valida opzione a Calgary e parto il prossimo anno. 
Mio padre ha smesso di parlarmi, non mi considera più suo figlio e insiste a dirmi che dovevo parlare con la direzione, che sono bravo e non mi licenziano, che devo combattere per la mia posizione, che nelle ditte grandi si sta bene. Ma se la ditta non funziona e decidono di licenziare, posso sgolarmi e parlare come non mai, essere il migliore ma se decidono di licenziare lo fanno.

Mi chiedo solo: cosa ho fatto di male e perché un padre si comporta in questo modo? Lavoro, mi do da fare, non chiedo soldi.........

Saluti cari
Stefano

Gentile Stefano, credo che a 42 anni, ma anche molto prima, si abbia il dovere verso se stesso poter decidere liberamente delle proprie scelte. Ci si potrà confrontare, chiedere consigli, ascoltare le valutazioni anche dei propri genitori, poi però bisogna scegliere autonomamente per poter essere pienamente responsabili degli errori e anche dei successi nella propria vita. Ha deciso di andare a lavorare in Canada, un paese molto lontano. Le chiederei, quanto questa decisione di andare a vivere lontano sia stata determinata dal desiderio di sottrarsi all'autorità paterna che sente come troppo invasiva nella sua vita? Si percepisce da ciò che scrive una sua sofferenza rispetto a questo argomento e sente una figura paterna che non solo si oppone alle sue scelte lavorative, ma indica una via ed  impone i propri valori. Sposarsi con una manager in carriera. Non che le abbia proposto cose inverosimili e brutte, ma a volte un genitore volendo il meglio per i propri figli, inconsciamente li indirizza verso ciò che non ha avuto per se stesso. Non è però questo il problema. Semmai il problema è quanto questa autorità paterna abbia comunque un effetto nelle sue decisioni, nella sua vita. Ha scelto di andare lontano. Io le auguro di poter ricostruire la sua vita a partire dai propri desideri e valori da uomo adulto.

Un caro saluto.