Dott. Adriano Raffaele Principe

Dott. Adriano Raffaele Principe

Psicologo, Psicodiagnosta, Neuropsicologia, Consulente Tecnico di Parte

Sono un saccente presuntuoso

Salve, uno dei miei problemi è che sono un saccente presuntuoso. Fin da quando ero bambino, con chiunque mi relazioni, ho sempre esibito la mia (presunta) “cultura“ utilizzando un vocabolario forbito, riferimenti alti, nozionismo, improbabili citazioni insomma tutto ciò che potesse farmi apparire come una persona molto intelligente; purtroppo tutto ciò mi viene naturale, automatico e contribuisce a rendermi come minimo antipatico (chi vuole avere a che fare con un saccente?) e, peggio, non riesco ad avere relazioni autentiche sul piano affettivo (indosso la maschera del guru saggio, oppure cerco di mettermi sulla loro lunghezza d'onda dimostrandomi più esperto di loro nei loro campi di interesse con la (vana) speranza di accattivare la loro simpatia ecc.). Inutile dire che a furia di studiare tuttologia non ho sviluppato una vera cultura, tanto meno una vera competenza in nessun campo, cosa che si fa sentire negli studi e nel lavoro. Ricollego questo mio atteggiamento all'eccessiva attenzione che i miei genitori ponevano sulla scuola, e alle sperticate lodi che ricevevo da mia madre quando riuscivo bene negli studi (che corrispondevano ad un clima da Terrore Bianco quando portavo brutti voti a casa) con una conseguente paura del giudizio altrui da cui mi difendo nella trincea della saccenza. Per superare tutto questo sto cercando di relazionarmi in maniera più autentica possibile con chi incontro e con ciò che faccio (ad esempio ho preso a suonare la chitarra per provare a dar sfogo alla creatività e alle emozioni) anche se torno per incappare sempre nello stesso errore e mi trovo a “fare il professore“, come sempre. Vi scrivo perché sarebbe per me prezioso un vostro pensiero su questo meccanismo perverso e sulle vie per smantellarlo. E come diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.” Vi ringrazio di cuore per la vostra pazienza.

Salve signor. Gabriele, le scrivo con molta sincerità; stavo pensando che forse lei da un lato spera che qualcuno di noi le risponda in una maniera tale che possa farle dei complimenti per ciò che ha scritto o riconosciuto. Penso che sia sulla strada giusta è l'altro complimento che penso lei si aspetti da qualcuno di noi. Sinceramente penso che lei stia soffrendo tanto e che abbia realmente bisogno, perchè esiste un modo per contrastare il dolore che vive e tornare sereno, per uscire fuori da questo circolo vizioso che è reale; le dico che quello che lei ci racconta nasconde altri aspetti che sono inconsci e lei non può vedere da solo e chelavorano al di sotto e la fanno soffrire. Non mi sento di darle una inquadratura nonostante ci siano 3 o 4 posizioni in cui lei potrebbe rientrare e per via di questo avrebbe bisogno di rivolgersi ad uno psicologo. Quando vorrà veramente affrontare quello che le accade chiamerà qualcuno al numero di telefono, perchè penso che questo tentativo di autocura tramite una domanda su internet rientri in quegli aspetti che lei riconosce di usare con l'intento di prendersi in giro e rimanere nel limbo del farsi del male. Penso realmente che per lei sia stato molto doloroso deve essere così sincero scrivendo e quindi osservando lei stesso ciò che le accade e rendendosi conto di quanto stia cercando una mano. Con la speranza che sceglierà qualcuno nella realtà per andare avanti oltre il dolore la saluto. Arrivederci