Mio figlio adolescente

Gentilissimi, Innanzitutto ringrazio chi leggerà questa mia richiesta di aiuto. Ho un figlio di 14, quasi 15 anni. Fin da 1 anno di età è sempre stato appassionato di auto. Non avendo le possibilità economiche per fargli intraprendere una carriera sui kart per diventare pilota professionista, alle medie ha deciso di iscriversi a un istituto tecnico informatico. Siamo adesso al primo anno. Purtroppo nel primo quadrimestre è andato molto male con molte insufficienze. Io e suo padre abbiamo così deciso di stargli addosso per i compiti e per lo studio (cosa fatta solo a richiesta prima) ma con pessimi risultati. Finite le medie gli abbiamo preso l'Ape. Lui ha preso il foglio rosa. Poi, per la scuola che ha deciso di frequentare, gli abbiamo preso anche un computer prestante. Forse abbiamo sbagliato. Attraverso il computer si è inserito in un gruppo di gamer "moderatori" all'interno di un videogioco, per fare il controllo sui comportamenti e le parole utilizzate da altri giocatori. Questo sicuramente gli ha portato via molto tempo e io e suo padre, sfiniti, siamo arrivati a staccargli la corrente di casa per fargli spegnere il computer. Questo ovviamente influisce sul suo rendimento scolastico. Lui dice che la scuola gli piace, che vuole organizzarsi lui con lo studio, ma i risultati continuano a essere pessimi. Mi dispiace perché so che una bocciatura farà calare la sua già bassa autostima. Se si mette a fare i compiti riesce a terminare tutto in fretta e furia, ma non riesce a starci più di mezz'ora. Si distrae molto facilmente. Non sono una mamma a cui interessano i voti o l'alto rendimento scolastico, vorrei solo vederlo presente a se stesso e a quello che fa. Lui non si preoccupa minimamente, o forse è quello che fa vedere. Io ho come l'idea che deve tirare i 16 anni per poi smettere la scuola perché non è ambiente per lui. Io però mi sento in colpa perché avrò sbagliato anch'io qualcosa... Adesso andrò a parlare con i professori, ma al solo pensiero mi viene da piangere.

Ringrazio di cuore.

Buongiorno Jennifer,

Grazie per aver condiviso con tanta sincerità e affetto la sua preoccupazione. Si percepisce quanto tenga a suo figlio e quanto stia cercando, con tutte le sue forze, di fare il possibile per sostenerlo nel suo percorso. È proprio questo amore che mi colpisce nelle sue parole: il desiderio di vederlo realizzato, presente a se stesso, più che semplicemente “bravo” a scuola.

L’adolescenza è un’età complessa, piena di contraddizioni. I ragazzi stanno cercando di costruire la propria identità e spesso lo fanno anche mettendo alla prova chi li circonda, pur senza rendersene conto. Il suo ragazzo sta cercando una direzione, un senso di autonomia e realizzazione, e probabilmente lo fa anche attraverso il gruppo dei gamer e quel ruolo da “moderatore”, che può dargli una sensazione di competenza e riconoscimento.

Tuttavia, come ha ben notato, questo bisogno va guidato, non combattuto con la forza ma canalizzato con dialogo e fiducia. Spegnere la corrente può sembrare una soluzione nell'immediato, ma rischia di alimentare solo un senso di incomprensione e conflitto.

È prezioso il fatto che lui le abbia detto che la scuola gli piace e che voglia organizzarsi da solo: queste sono le prime basi di una motivazione interna. Forse non ha ancora gli strumenti per farlo con costanza, e ha bisogno di essere affiancato in modo più strategico e meno “pressante”.

In questi casi, un intervento di supporto psicologico o educativo può aiutare molto: non tanto per “aggiustare” qualcosa che non va, ma per dare a lui uno spazio neutro dove riflettere sul suo percorso, sui suoi desideri e sulle sue difficoltà, e a voi genitori strumenti concreti per accompagnarlo con più serenità. La figura di un tutor o un/una psicologo/a dell’età evolutiva potrebbe aiutarvi proprio in questo.

Infine, non si colpevolizzi. I genitori sbagliano, sì, come tutti, ma l'amore che mette nel cercare una soluzione e il suo coinvolgimento sono già una forma di cura profonda. Il confronto con gli insegnanti sarà utile se orientato al cercare insieme soluzioni, e non al giudizio.

È una fase difficile, ma può trasformarsi in una preziosa occasione di crescita per tutti voi.

Un caro saluto.


Dott. Albino Elia