Dott.ssa Alessia Gollini

Dott.ssa Alessia Gollini

Centro di Psicoterapia, Consulenza e Mediazione Familiare

Mio figlio di 4 anni se non riesce a fare qualcosa, si arrabbia e tira oggetti

G.ma dott.ssa, ho un bambino di 4 anni che frequenta il 2 anno di materna. E' molto intelligente ma il suo problema è la difficoltà a gestire le frustrazioni. Davanti ad un NO secco risponde alzando le mani sia verso gli adulti (maestre e genitori) che verso i suoi compagni. Se invece non riesce a fare qualcosa, si arrabbia e tira oggetti. Inutile dire quanti problemi a scuola ci stia causando. A nulla servono botte e punizioni.. Io e mio marito lo abbiamo fatto vedere da una neuropsichiatra infantile; da una psicomotricista e da una logopedista che ci hanno consigliato una terapia familiare. Abbiamo anche fatto un corso di un importante professore che si basa sull'utilizzo dell'ascolto attivo. I suoi “momenti“ sono ridotti e gli scatti d'ira durano meno temporalemente, ma ancora ci sono. Cosa possiamo fare? Potreste darci qualche consiglio? Grazie mille

Cara Signora,

sicuramente la tolleranza alla frustrazione è una qualità che si acquisisce lentamente nello sviluppo infantile e l'età di suo figlio rientra pienamente in una fase in cui si può avere difficoltà ad accettare di sbagliare e di avere dei limiti.

Tuttavia limiti e regole servono non solo agli adulti di riferimento, ma maggiormente a dare ai bambini un senso di contenimento che li aiuterà nel tempo a tollerare sempre meglio di non essere onnipotenti.

Chiaramente tutto questo è agevolato da due genitori uniti, che impartiscono pochi "no", ma in modo coerente, non disconfermandosi fra loro, nè squalificandosi. Inoltre l'esempio è sempre più forte di qualsiasi altro insegnamento. Quindi è poco utile insegnare a non alzare le mani sugli altri, se poi lo stesso metodo viene utilizzato per punire gli stessi bambini quando ci si arrabbia o si perde la pazienza.

La terapia familiare ha dato ottimi risultati ad aiutare i genitori a comprendere le strategie funzionali da mettere in atto nell’educazione dei figli e diventare consapevoli di quelle che invece sono poco funzionali. Penso che potrebbe giovare sia a suo figlio che alla coppia.

A volte è necessario andare a capire anche le differenti modalità educative che entrambi i genitori hanno acquisito sin da piccoli, nelle loro famiglie di origine. Entrambi i coniugi hanno infatti imparato a gestire le proprie emozioni in modo assolutamente diverso e se questo come coppia non è stato un ostacolo, ma piuttosto un fattore di attrazione, con la nascita del primo figlio invece si può tradurre in un elemento di criticità, che necessita di essere analizzato e compreso.

Spesso la coppia è costretta per motivi lavorativi a chiedere l’aiuto degli stessi nonni, che non sempre riescono poi a rispettare le regole che i genitori pongono. Chiaramente anche questo può offrire motivi di tensione in famiglia, soprattutto con i genitori dell’altra parte con cui si è meno liberi di poter esprimere una critica, dal momento che ci si sente in debito per l’aiuto offerto.  Riuscire quindi a mettere dei confini con le proprie famiglie di origine diventa in questi casi molto utile.

Generalmente si effettuano sedute ogni due settimane e gli incontri durano sempre un’ora. Inoltre le sedute possono durare alcuni mesi, in alcuni casi anche di più, ma è generalmente considerata una terapia breve, nel senso che le problematiche presentate si risolvono in un periodo di tempo abbastanza breve, con un ulteriore tempo di consolidamento dei risultati acquisiti.

Un cordiale saluto

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