Dott.ssa Alessia Savi

Dott.ssa Alessia Savi

psicologo, psicoterapeuta, consulente di parte

Come aiutare chi non vuole essere aiutato

Spesso mi arrivano richieste di aiuto per conto terzi: fidanzati, parenti o amici affettuosi e attenti che desiderano supportare e dare una mano ad un proprio caro che soffre di un qualche disagio psicologico o di un conclamato disturbo ma che rifiuta di riconoscerlo.

Le problematiche che portano sono le più diverse :
- Depressione
- Disturbi alimentari
- Difficoltà relazionali/familiari
- Isolamento sociale
- Scarsa autostima,…


Chi richiede aiuto per altri è spesso preoccupato ed esasperato. Dopo vari tentativi fallimentari in cui ha provato a far ragionare il proprio caro, a fargli ammettere l’esistenza di un problema e a convincerlo di rivolgersi ad un esperto, spesso non sa concretamente più cosa fare. Intanto bisogna dire che riconoscere che il proprio caro ha un problema non è certamente facile e ancora meno facile è ammettere che non si è in grado di aiutarlo da soli. Rivolgersi a uno psicologo può essere utile innanzitutto per inquadrare al meglio la situazione problematica.

Lo psicologo non è un cacciatore di colpevoli, ma una persona in grado di poter mettere ordine e dare chiarezza in un momento particolare in cui i familiari, i fidanzati o gli amici, immersi in una situazione di caos, non intravedono altre vie d’uscita. Inoltre spesso questi parenti e amici preoccupati, si ritrovano a “sospendere la loro vita” e ad impiegare la gran parte delle loro energie (pensieri, emozioni, azioni) a cercare un modo per aiutare il loro caro spesso col risultato opposto, inasprendo i rapporti ed alimentando quel circolo vizioso di resistenza all’aiuto.

Cosa si può fare se si notano dei comportamenti per così dire preoccupanti?

1) Intanto non colpevolizzarsi per non essere in grado di aiutarlo.

2) Poi, accettare che la persona che avrebbe bisogno di aiuto potrà cambiare e risolvere i suoi problemi solo se lo vuole lei stessa: uno dei principi cardine della psicoterapia è che non si può aiutare chi non vuole essere aiutato.

3) Infine, a volte può essere molto più utile e importante che chi si fa portatore della domanda di aiuto, aiuti in primis se stesso ad uscire dalla sensazione di ansia e impotenza e dal disagio di essere alla mercè degli stati d’animo del proprio caro, cercando per se stesso un sostegno psicologico. Dott.ssa Alessia Savi Psicologa -Psicoterapeuta

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