Dott.ssa Anna Ambiveri

Dott.ssa Anna Ambiveri

Psicologo, Psicoterapeuta

Ho un senso cronico di vuoto che mi fa stare male

Gentili Dottori, Sono una studentessa di Psicologia e ultimamente mi sono resa conto di avere qualcosa che non va. In passato ho sofferto di disturbi alimentari per circa 4-5 anni (che ora sono solamente abbuffate, anche se alcune volte mi provoco vomito autoindotto), e per due anni ho vissuto una relazione molto turbolenta con un ragazzo. Negli ultimi anni ho avuto moltissimi problemi con la mia carriera universitaria: facevo piani impossibili pensando di poter dare più di cinque esami al mese, finendo per il fallire miseramente in tutti quanti, ed ora mi ritrovo con un sacco di esami arretrati. Allo stesso modo non riesco ad avere amicizie vere, mi sento costantemente abbandonata e per evitarlo tendo ad allontanarmi per prima dalle persone. Ho una relazione con un ragazzo da circa un anno, e nonostante lui sia il fidanzato perfetto a volte mi ritrovo a pensare che sia solo un fallito come me, ma non potrei mai lasciarlo. Da tempo ho un senso cronico di vuoto che mi fa stare male, come se ci fosse una mano invisibile che mi stritola il petto e mi svuota di ogni sentimento. In questi momenti mi ritrovo spesso a pensare al suicidio o a tagliarmi, sentendomi poi in colpa una volta ritornata in me. Questo vuoto si alterna costantemente a fortissime emozioni, spesso mi arrabbio o sono arrogante senza alcun motivo, cerco disperatamente attenzioni da parte di tutti (in particolare uomini, nonostante io sia impegnata con un altro ragazzo), quasi tutti i giorni sono di pessimo umore, sono triste e non riesco a dormire nonostante mi senta sempre incredibilmente spossata. Passo da un'enorme tristezza ad essere felice senza alcun motivo, il mio umore oscilla continuamente durante il giorno. Di recente ho consultato la counsellor della mia università, e nei quattro colloqui che ho sostenuto mi ha detto che potrei avere delle tendenze borderline. Questa cosa mi spaventa moltissimo, perché vorrei solo sentirmi dire di essere sana e “a posto“, ma dopo le recenti lezioni universitarie mi rendo conto che ho molti tratti in comune con questo disturbo. Da un lato vorrei consultare uno psicologo per avere un parere professionale, dall'altro non voglio dire nulla ai miei genitori né fargli spendere soldi per una figlia pazza perché ho paura di deluderli e renderli tristi. Non so come gestire questa situazione, non avendo un lavoro non posso pagarmi nulla, ma sto iniziando a non sopportare più me stessa e questa situazione. Dopo questo papiro, la mia domanda: a chi potrei rivolgermi per una valutazione? Secondo voi dovrei iniziare una psicoterapia? Ho davvero il terrore di ricevere una diagnosi di disturbo di personalità (cosa un po' stupida detta da una studentessa di Psicologia); temo che questo possa ostacolare i miei studi e il mio futuro. Come posso superare questa paura? Ringrazio in anticipo per la risposta.

Gentile Serena,

la delusione ai suoi genitori, semmai, la può dare non andando avanti nel percorso universitario o non prendendo in mano la sua vita, non parlando loro del suo malessere e delle sue difficoltà. Lo sa benissimo che non si supera un problema nascondendolo, al massimo lo si peggiora. Chieda un incontro con un professionista all'ASL della sua zona, questo può essere un primo passo per capire cosa è meglio per lei. Io chiederei prima una valutazione psicologica, sarà il professionista a valutare se indirizzarla da uno psichiatra. Andare da uno psichiatra non significa essere "pazzi" significa solo che il medico può valutare se il suo disturbo richieda un intervento anche farmacologico. 

Nella speranza di aver risposto ai suoi interrogativo le invio cordiali saluti

domande e risposte

Dott.ssaAnna Ambiveri

Psicologo, Psicoterapeuta - Torino

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