Dott. Antonio Cisternino

Dott. Antonio Cisternino

specialista in psicologia clinica e psicoterapeuta

Non riesco ad uscire dalla solitudine

Ho 23 anni e sono ormai 5 anni che non ho più una vita sociale. Ho perso tutti quelli che erano i miei amici di infanzia e quando mi sono iscritto all'università ero ansioso di fare nuove amicizie, ma non ne sono stato capace. Sono molto introverso e non mi riesce naturale relazionarmi a degli sconosciuti. In un anno intero non ho conosciuto una singola persona. Poi ho fatto amicizia con due ragazzi, ma non abbiamo mai avuto una vera e propria vita sociale insieme.
In questi ultimi due anni di pandemia mi sto sentendo più solo che mai. Non vedo i miei amici da prima che cominciasse tutto, e stando chiuso in casa per tutto questo tempo ho cominciato a soffrire di depressione e solitudine.
Di recente ho conosciuto una ragazza, una bravissima ragazza; mi sono illuso di aver trovato una compagna (che ho sempre cercato, ma non ho mai avuto) e di essere uscito dalla depressione. Quando ho scoperto che in realtà è fidanzata mi sono abbattuto drasticamente.

Ormai non riesco più a concentrarmi, ne a godermi le piccole cose. Vorrei uscire di casa un po' più spesso, fare nuove esperienze, ma la depressione vince sempre e mi rinchiudo sempre più in casa, aumentando il sentimento di solitudine.
Tutti i giorni penso agli amici che ho perso (molti dei quali sono contento di aver perso), a quello che non ho, e immagino il mio futuro privo di una vita sociale e privo di una compagna. Trattengo le lacrime agli occhi per tutto il giorno, e quando mi sfogo piangendo in camera tremo dalla paura, paura di restare da solo per tutta la vita. La cosa che più mi fa paura è che ciò mi sembra molto reale. In 4 anni da studente universitario ho conosciuto solo due persone e, per via del mio carattere molto introverso, temo di non poter fare di meglio..
Per questo motivo sto pensando costantemente di farla finita, di smettere di soffrire una volta per tutte. Se ancora non l'ho fatto è per paura e per non far soffrire i miei cari, ma non so per quando possa resistere.
Per favore, vi chiedo aiuto.

Gentile Roberto,

entriamo in relazione con gli altri così come le varie parti di noi comunicano tra loro: in genere acquisiamo i modelli relazionali durante i primi anni di vita nel rapporto con i nostri caregivers.

Il primo passo è acquisire una consapevolezza integrata di se stessi per trasformare le fragilità in risorse: ciò è possibile lavorando sulla propria sfera emotiva.

Le emozioni sono come l'oro nell'arte del kintsugi e ci proteggono dai pensieri negativi circa noi stessi.

Buona vita.

Dr. Antonio Cisternino MDPAC (Ricevo a aTorino e online).