Dott. Antonio Mallamo

Dott. Antonio Mallamo

Psicologo, Sophianalista Esistenziale

Penso ci sia qualcosa che non va in me

Ciao, mi chiamo Paolo, ho 20 anni e per me è la prima volta che scrivo in un forum, specialmente uno di psicologi, quindi per me è tutto nuovo e ho pensato questo fosse un modo abbastanza "utile" per cercare aiuto. Premetto che non sono quel tipo di ragazzo che si confida con i suoi amici, per vari motivi che ora spiegherò bene; sono un ragazzo introverso ma non lo sono sempre stato, una volta ero solare e allegro, un giocherellone in pratica. Però è da ormai troppo tempo che si è rotto qualcosa.
Partendo dal principio, non ricordo una cosa che mi sia andata bene nella mia vita: bullizzato all'asilo, sempre preso di mira da ragazzi più grandi, il divorzio dei miei genitori (ormai sono passati un bel po' di anni, quasi 14) e via via discorrendo.
Da parte della mia famiglia non ho mai avuto grande sostegno, se non da mia madre, lei è sempre stata la mia roccia...anche se a volte lei, così come mia nonna (vivo con i miei nonni e mia madre), trovavano in me una valvola di sfogo a cui urlare di tutto. In questa casa mi son sentito dire che sono un fallimento, che non andrò da nessuna parte, che non sono buono a niente, eccetera. Quindi capirete che per me parlare dei miei problemi in famiglia venga abbastanza difficile, anzi, mi viene abbastanza difficile pensare che queste persone siano la mia famiglia per come vengo trattato dalla maggior parte dei membri.
Per quanto riguarda mio padre, non c'è molto da dire, ha sempre anteposto gli amici di fronte alla famiglia (chissà perché i miei hanno divorziato...) e non è il modello di padre che avrei desiderato, della maggior parte delle cose che io reputo importante a lui frega poco o niente, non gli è mai importato un mio parere e devo riconoscere che purtroppo non è stato un buon padre, però io (così come a mia madre) gli voglio un bene dell'anima.
Voi direte "E scusa non hai amici con cui sfogarti?". Sì, ho degli amici, che mi hanno sempre preso in giro, che mi trattano quotidianamente come uno straccio, a cui non frega veramente nulla di me. Perché li frequento? Perché questi sono i miei amici, sono un introverso del ca**o che fatica a fare conoscenze, non mi fido più delle persone, nemmeno dei miei parenti.
Eccomi quindi arrivato al nocciolo della questione: è da un paio d'anni che ci penso, ci rifletto, ma non ho mai il coraggio di suicidarmi. È diventato un pensiero fisso per me, ci penso ogni giorno. 4 anni fa ci sono andato seriamente vicino dopo una delle mie crisi con un coltello, ma il solo pensiero di dover dire addio a mia madre mi ha fermato. Se ci penso è solo per lei che ancora non mi sono aperto le vene. Ma da 2 anni a questa parte non ce la faccio più...non me ne va bene una nel vero senso della parola: pochi giorni prima del mio diciottesimo compleanno a mio nonno hanno diagnosticato la sla e credetemi, meglio ammazzarsi che vivere in quel modo; la mia ex mi aveva lasciato dopo 7 mesi di relazione per mettersi con un altro, ormai non mi manca più, però ripensando alla forza mentale che riusciva a darmi e all'amore che almeno lei mi dava, ho realizzato da poco tempo che lei sia stata la prima persona che mi abbia amato per come sono, nonostante parecchi difetti e turbe interiori e per me quello voleva dire moltissimo; poi è arrivata l'erba (l'unica cosa in grado di calmarmi veramente ormai e distrarmi) e l'ultimo anno di scuola passato non proprio al meglio, ma della scuola mai me n'è importato.
Ultimamente avevo pensato di vedere uno psicologo, ma non vorrei mettere strani pensieri in testa a mia madre, dato che al momento da ormai 1 anno e mezzo lavora troppo lontano da casa in una struttura ospedaliera...mi mancano il suo conforto e i suoi abbracci ma non posso farla preoccupare, lei ha già le sue difficoltà e io non voglio addossarle i miei problemi. Ho deciso di scrivere qui dopo un'altra mia crisi stasera, dove per la prima volta mi sono inferto dolore (mi son dato dei pugni nelle costole) per calmarmi...e mi preoccupa il fatto che non solo abbia funzionato, ma me ne volessi dare altri.
Dopo ciò che avete letto, qual è il vostro parere? Rispondete per favore non so più cosa fare

Paolo,

che ti devo dire, non è il caso che io faccia un'analisi psicologica di tipo professionale in questo frangente della tua vita e in un contesto web. Voglio solo dirti che la tua capacità di chiedere aiuto, che stai facendo adesso tramite questo sito, ma che potrai fare in mille altri modi una volta imparata la strada, ti porterà tanto amore che è quello di cui hai bisogno per allontanare i tuoi pensieri autolesionisti e iniziare un percorso di trasformazione. Sei molto arrabbiato, ne hai ben donde, ma se la rabbia la rivolti contro di te, come stai facendo e come fantastichi di fare in modo più drammatico cosa ne guadagni? La rabbia è un'alleata importante per uscire da situazioni difficili, purché governata e indirizzata a questo scopo. E per essere governata, occorre anzitutto non averne paura e imparare ad esprimerla senza far male, fisico, a nessuno, a cominciare da te stesso. Tu sei arrabbiato, ma allo stesso tempo preoccupato di non inquietare i genitori. Questo dualismo sento che è causa delle tue idee autolesioniste. E che questo è la prima, di tante altre cose, ma la più urgente da affrontare. Occorre lavorarci: dire alla mamma che vuoi incontrare uno psicologo può essere il primo passo verso la libertà, il primo passo per iniziare a smontare la rabbia, il primo passo per affermare che la tua vita non dipende solo dai tuoi genitori. Facile dirlo, meno facile farlo, comprendo le tue difficoltà e non vorrei nemmeno che ti condannassi se non riuscissi a farlo nell'immediato. Pertanto, Paolo, vorrei offrirti la mia disponibilità a darti una mano iniziale a distanza e senza alcun vincolo professionale, semplicemente, perchè sento di volerti bene, come se in te vedessi le possibili difficoltà di un figlio. Buone cose e, comunque, fammi sapere.