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Psicologo, Psicodiagnosta, Neuropsicologia, Consulente Tecnico di Parte

Bambino di 9 anni non accetta il distacco

Buongiorno,

ho un bimbo di 9 anni, figlio unico. Per evitare di tenerlo a Milano nei mesi di giugno e luglio, abbiamo preso una casa in montagna dove in settimana resta con la sua tata, che conosce e con cui si trova bene. Purtroppo è in crisi, piange inconsolabilmente, mi chiama mattina, pranzo e sera per piangere al telefono dicendo che gli manco. Ho fatto in modo che non si annoiasse, iscrivendolo ad un campus multisport con bambini della sua età (lui è uno che adora fare movimento e sport, non è un pigro). Quando gli chiedo se si diverte è entusiasta di quello che fa (arrampicata, equitazione, mini basket, lavoretti ecc), ma poi aggiunge subito "si ma mi manchi, io non ce la faccio, vienimi a prendere" e piange a dirotto. Nel week end con il papà lo raggiungiamo, quindi non è lasciato 2 mesi solo senza vederci. Oltretutto si aggiungono dei malesseri che non so se sono da ritenersi psicosomatici: la prima settimana ha avuto per la prima volta una crisi d'asma, tanto che siamo tornati a prenderlo e l'ho portato a visitare. Poi ha avuto una settimana di mal di testa, ora questa settimana dice di avere nausea e mal di pancia. Due settimane fa il pediatra l'ha visitato e ha detto che stava bene, magari gli è venuto qualcosa nel frattempo e lo sto sottovalutando pensando sia una scusa per attirare l'attenzione.
Anche lo scorso anno ha fatto lo stesso, si chiudeva in cameretta e piangeva ogni volta che lo sentivo, ma avevo dato la colpa alla baby sitter che lui diceva non piacergli e pensavo non gli stesse vicina. Lo scorso settembre l'abbiamo cambiata, e questa ragazza è davvero carina, mi aggiorna 100 volte al giorno, dicendo che la malinconia poi gli passa, però la nausea ogni tanto ritorna. Ho provato tante strade: cerco di consolarlo, dicendo che è normale mancarsi, perchè ci vogliamo bene, che anche lui mi manca, ma è in un posto bello e fa cose divertenti, che a Milano non potrebbe fare. Niente, inconsolabile. Ho tentato anche la carta del "se piangi non ci sentiamo", un po' funziona ma, da un lato mi sento la mamma cattiva e mi assalgono sensi di colpa, dall'altro magari evita di piangere, ma il problema gli resta. Non so davvero più che strada prendere, non tanto perchè poi io passo la giornata in ansia, quanto perchè non voglio che lui stia male, che non si goda le vacanze.
A Milano durante l'anno sta con la baby sitter dall'uscita di scuola, io lavoro fino alle 18, quindi non siamo sempre assieme.
Non so come fare per aiutarlo...

Carissima, uno vacanza passata a vomitare, a piangere di continuo e farsi prendere d'attacchi d'asma, non penso sia una vacanza, ma una tortura. Non lo crede pure lei? Cerco di capire: il bimbo quando è a Milano e lo vede dopo il lavoro, il piange? Se no vuoldure che ha imparato a separarsi da lei per quelle ore in cui è lontana per lavoro, così come si è abituato all'assenza del papà, ma pensiamo al fatto che questo bambino vive solo, con una baby sitter che conoscerà, stando a ciò che scrive, da ben poco. Con chi mangia? Con chi la sera si accoccola? Chi lo mette a letto rassicurandolo? Una poco più che estranea..! Ora, le baby sitter possono essere compagne di gioco sostegno nell' axudirli, ma non si sostituiscono ai genitori. Il calore e l'affetto di mamma sono essenziali nei bambini. Se l'estate a Milano rende suo figlio più sereno lo faccia rimanere a Mimano, andrà in giro al parco o che so, farà altro con la beby sitter, ma la sera con lui ci sarà la sua mamma. Resto a disposizione se avesse ben sogno.

Cari saluti.

 

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