Dott.ssa Daniela Azzarelli

Dott.ssa Daniela Azzarelli

Psicologo, Psicoterapeuta

Il perdono

Da sempre il tema del perdono è stato trattato dalle religioni, soprattutto quella Cristiana, sull’esempio del perdono che Dio riserva agli esseri umani. L’appello di Papa Francesco al perdono ne è un grande esempio : «Nella vita facciamo tanti errori e siamo portati ad accusare gli altri e a giustificare noi stessi: questo istinto è all’origine di tanti disastri. Impariamo a riconoscere i nostri errori e a chiedere scusa. Non esiste la famiglia perfetta, il marito perfetto, la moglie perfetta, la suocera perfetta. Non finire mai una giornata senza chiedersi perdono, senza che la pace torni nella nostra casa e nella nostra famiglia» (Papa Francesco)

Ma perdonare non è solo un gesto di carità. Oggi l’atto del perdonare è un modo per proteggersi dalla rabbia e da tutte quelle emozioni negative, legate alla percezione di aver subito un torto e che mettono a repentaglio lo stato di benessere psicofisico. Perdonando, la persona rielabora il risentimento e l’ ostilità provato verso un’altra persona che ha agito il torto. Diversi studi di neuroscienze affermano che perdonare fa bene alla salute: si riduce il rischio di sviluppare sintomi depressivi, diverse forme di dipendenza, si gode di un miglior rendimento psico-fisico, allevia la sofferenza, si è più vitali, ottimisti e sicuri di sé. Ma quanto è difficile perdonare? Nessuna relazione umana è immune dalle conflittualità e dalle incomprensioni. Perdonare non vuol dire far finta che non sia successo nulla o negare l’evidenza, né tanto meno essere un perdente o sentirsi umiliato perché ci si pone in una posizione inferiore rispetto a chi ci ha arrecato l’offesa; perdonare non cancella l’amarezza del passato ma aiuta a ricordare in modo più leggero e meno doloroso soprattutto quando tra la vittima e l’offensore c’è un legame affettivo significativo come tra amici, parenti, partner. Tutti possono avere delle colpe o essere causa di mancanze. Perdonare è un atto di coraggio e maturità che richiede un grande sforzo emotivo e cognitivo, con un costo benefico: significa sviluppare un atteggiamento positivo, donando a se stessi e all’altro un’altra possibilità. E’ un processo che necessita di un tempo personale e della capacità di oltrepassare diversi ostacoli emotivi come l’orgoglio, la delusione, il rancore, l’odio, il desiderio di vendetta. Per poterlo fare, occorre mettersi nei panni dell’altro, guardare la realtà dal punto di vista dell’altro e non più solo dal nostro, comprendendo quelle che possono essere state le radici più o meno consapevoli presenti in chi ha commesso l’offesa senza sottovalutare anche la propria fetta di responsabilità che ha portato l’altra persona all’offesa subita. Magari ci renderemo conto che l’altro, con il suo comportamento, non aveva intenzione di ferirci? Sicuramente arrivare a questo pensiero è un buon punto di partenza verso una relazione nuova, più sana che ci offre benessere personale e relazione.

 

 

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