Dott.ssa Daniela Benvenuti

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Dott.ssa Daniela Benvenuti

Psicologa clinica cognitivo - comportamentale - Neuropsicologa forense

Ho 29 anni penso continuamente al suicidio

Buongiorno, mi chiamo Alex e ho 29 anni, è da tanto tempo ormai che medito il suicidio, ho una storia familiare molto difficile e non ho mai consultato uno psicologo o una psicoterapeuta.
Ripercorrendo il mio passato, i miei problemi cominciarono quando ero piccolo (mio fratello si ammalò gravemente quando era molto piccolo ed era seguito costantemente da mia madre negli ospedali lontani da casa nostra, mentre mio padre stava in galera, questo l'ho scoperto quando avevo 18 anni) quindi io ho vissuto con i miei nonni (i genitori di mio padre) buona parte della mia infanzia, a volte venivo ospitato da altri parenti o amici di mia madre.
La situazione si assestò più o meno durante i miei 11/16 anni di età, quando mio padre uscì dal carcere e tornammo a vivere come una famiglia "normale", mio fratello si riprese dalla brutta malattia.
Successivamente cominciò la sciagura, mio padre abbandonò la nostra casa e si prese anche i soldi (tra cui il rimborso di un incidente in cui io fui coinvolto a 14 anni, io lo venni a sapere dopo la maggiore età), io mio fratello e mia madre ci trovammo senza più nulla, nel 2012 subimmo uno sfratto e ci ritrovammo letteralmente in strada, poi piano piano siamo riusciti a ristabilirci, sempre vivendo tra mille difficoltà e con pochi soldi.
Il rapporto con mia madre non è mai stato ottimale, nel corso della relazione tossica con mio padre ha contribuito a distruggere anche la figura dei miei nonni paterni, con cui ho vissuto la maggior parte della mia infanzia, rendendomi privo di riferimenti "sani" a cui rimanere legato (premetto che i miei nonni, a quel tempo molto anziani, non si comportarono benissimo con noi durante la mia adolescenza, ospitarono mio padre),
Per quanto riguarda me, non ho fatto altro che chiudermi in me stesso, ho sofferto di disturbi di ansia e attacchi di panico per tanti anni che ho molto lentamente imparato a gestire, soffro anche di quella che penso sia una fobia sociale e una depressione che nel corso degli anni si è manifestata in vari modi, che penso sia cominciata quando ero alle superiori.
Sono sempre stato una persona introversa e riflessiva, ora mi considero fortemente disilluso e nichilista, ho problemi a legarmi alle persone, infatti ho pochissimi e selezionati amici, è da tanti anni che non mi lego a una ragazza (addirittura il mio primo bacio l'ho ricevuto da una ex ragazza perché non prendevo iniziativa).
Ultimamente i miei problemi sono riaffiorati in modo atroce, ogni mattina faccio uno sforzo immane per recarmi a lavoro (mi sono trasferito in nord italia sempre per lavoro) e ho paura del contatto sociale, il punto più basso l'ho toccato quest'estate durante una forte delusione per un'opportunità lavorativa che ho perso a Milano, e che mi ha portato a dover tornare in Sardegna (la mia terra di origine) e cercare lavoro in un settore che disprezzo, la ristorazione.
Durante questo lavoro ho avuto un conflitto con un collega (non particolarmente stimato dagli altri colleghi, anzi), che senza che io facessi nulla mi ha offeso davanti agli altri colleghi, definendomi uno sfigato e arrivando a deridermi sull'aspetto fisico senza nessun pretesto, arrivando a dire in un'occasione che pensava che fossi vergine.
Questo ha riacceso la mia insicurezza e la mia depressione e mi ha portato ad abbandonare quel lavoro, mi ha messo profondamente in crisi e ho ricominciato ad avere pensieri suicidi molto frequenti, la rabbia più profonda l'ho sviluppata per il fatto di non essere riuscito a farmi valere in quell'occasione.
Quando metto piede fuori di casa metto in discussione il mio valore come persona e il mio aspetto (fino a quell'episodio non ho mai avuto problemi di insicurezza dal punto di vista fisico, ho praticato palestra per tanti anni e mi sono stati fatti complimenti anche dall'altro sesso), ora mi sento insicuro e fragile, e come se fossero riaffiorati dei conflitti interiori non risolti che ho sepolto dentro di me, ma che ora mi stanno trascinando nel baratro.

Mi scuso per la lunghezza del testo, vorrei avere un parere vi ringrazio

Buongiorno, Alex, come lei consapevolmente dice, la sua infanzia ed adolescenza vissute in maniera così disagiata soprattutto dal punto di vista psicologico, non le hanno permesso di strutturare un'adeguata fiducia di base e un buon schema di attaccamento alle figure di riferimento. Tutto parte da lì, purtroppo...

Ovviamente lei non è portato a fidarsi di alcuno, nè ad instaurare veri rapporti di amicizia od amore. Sono ferite molto difficili da rimarginare, ma non è impossibile attuare un percorso riparativo, mi creda, e poter vivere una vita soddisfacente. Ho visto casi in cui con pazienza un bravo terapeuta è riuscito a ricucire e a ricreare la fiducia in pazienti reduci da esperienze simili alla sua e cresciuti in famiglie disorganizzate. Perchè non tentare? Perchè negarsi la possibilità di vivere una vita soddisfacente?

Mi scriva in privato, se crede. Resto a disposizione. Un caro saluto

domande e risposte

Dott.ssaDaniela Benvenuti

Psicologa clinica cognitivo - comportamentale - Neuropsicologa forense - Belluno - Padova

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