Dott.ssa Daniela Fornari

Dott.ssa Daniela Fornari

Psicologo, Psicoterapeuta

Perché penso di continuo al suicidio?

Buonasera,
Sono una ragazza di 20 anni che ultimamente non riesce più a fare alcunché.
Tre anni fa ho sofferto di attacchi di panico e episodi di ipocondria abbastanza gravi da costringere i miei a portarmi in pronto soccorso e farmi rimproverare persino dai medici. Questa ansia veniva dal fatto che non accettavo me stessa per colpa del mio aspetto e del mio pensiero, il solo essere me mi disgustava al punto da sentirmi sempre di troppo e sempre sbagliata, in qualsiasi situazione, anche nelle migliori. A pensare che tutti, nel silenzio, sparlassero di me e che tutte le risate fossero per me. Sapendo che fosse impossibile.
Questa ansia mi faceva venire le palpitazioni, la nausea, il vomito; ho passato giornate intere a letto per paura di poter morire mentre ero fuori di casa.
Ho fatto elettrocardiogrammi su elettrocardiogrammi, visite su visite, e sempre nulla di male, eppure io avevo un terrore incredibile di morire. Dormii per 3 mesi sul divano con la TV perennemente accesa e in preda a costanti disturbi del sonno.
Se ci ripenso ora mi sembra tutto così strano, e non so nemmeno spiegare come tutto si è calmato, improvvisamente, dopo 3 anni. È stato dopo aver perso circa 20 chili ed aver capito di dover crescere e impegnarmi con la scuola, ma dopo poco tempo di gioia e normalità ho cominciato ad avere delle reazioni contrarie a quelle ansiose di prima: una inspiegabile melassa che bloccava tutte le mie azioni. Plasmavo la mia persona a mio piacimento, ma senza sapere se quello che provavo era gioia, perché non sentivo nulla. Niente. Se non tristezza e angoscia, pensavo ogni giorno che la vita che facevo era stupida, perché la gente che adesso voleva essere mia amica prima mi dava della balena. Ma dentro ero sempre io, e allora perché la gente è così attaccata all'aspetto fisico? Così cominciai a non fidarmi di nessuna persona nuova nella mia vita.. ho comunque tanti amici, fortunatamente. Ma non avevo voglia di fare nulla, né si studiare, né di uscire..
Poi è successa una cosa felice. Ho scoperto un gruppo di volontariato, sono stata in Africa, la mia vita si è svoltata di punto in bianco e sono stata felice per tanto. Fino a che, con questa esperienza, non conobbi una persona, di cui mi sono innamorata nel tempo. Bello, si potrebbe pensare, se non che questa persona ed io per una serie di motivi non potremmo mai e poi mai avere una storia seria. E più la porto avanti più so che potrà finire solo male, eppure non posso pensare di porvi fine, morirei. E quindi giungiamo ad ora, dove per un anno mi sono tenuta dentro tutto, e non ce la faccio proprio più. Ritorno più insistentemente di prima a pensare di non volere esistere senza questo amore destinato a morire, e mi sento intrappolata in una persona che poteva avere delle potenzialità incredibili ma che ha fatto tutte le scelte sbagliate.
Dovrò anche scegliere l'università, e sono iscritta a due prove che supererò anche, ma è come se la mia mente dicesse "ma sì, non preoccuparti, tanto ci ammazziamo prima." in un modo terribilmente calmo.
E non pensavo di arrivare anche solo a pensare al suicidio. O a tentarlo.. proprio davanti ai miei e a mia sorella quando, durante un litigio (abituale) , ci manca pochissimo che io mi lanci dal balcone. Ma non l'avrei fatto ora come ora, davvero! È stato istintivo.. è stato liberatorio.. stavo soffrendo così tanto che avrei fatto di tutto...
E le mie ultime giornate (dopo un breve periodo di serenità, che ogni tanto torna, come una molla, ma solo per lasciare poi spazio ad una bile nera come la pece) sono state vuote, ho fatto una passeggiata, con la musica, gli uccellini, la natura.. e tornata a casa volevo morire. Ed il bello è che ho anche moltissima paura di morire e non saprei nemmeno come farlo, semplicemente ho paura che un giorno, senza ragionamento, io lo faccia. Proprio come è successo per il balcone.
Per ora sto aspettando che passi, ma beh, ecco.. è un'attesa infinita.
Aiuto.

Carissima Sofia,

le difficoltà che descrive, la sofferenza che si porta dentro, non sono certo compagne semplici da sopportare. Dalle sue parole emerge tutta questa sofferenza e la difficoltà, comprensibile, nel farvi fronte.

La questione è comprendere che cosa abbia scatenato tutto questo e che cosa sia ancora possibile per lei. A questo pare non abbia pensato, che vi sia qualcosa di alternativo alla sofferenza ma affrontare tutto questo in solitudine è molto complicato. Ha mai pensato di intraprendere un percorso terapeutico?

Parlare permettere di rimettere insieme i tasselli, permette di rimescolare le carte e trovare alternative possibili e un po' più vivibili.

Rimango a disposizione.

Un caro saluto