Non ho voglia di andare a lavorare

Buongiorno.
Vorrei esporre un mio problema specifico che, probabilmente, dipenderà anche da una mia insicurezza di fondo, ma vorrei ricevere qualche spunto per poterlo affrontare in maniera più serena. Arrivo al punto: “Non ho voglia di lavorare”.

Ho avuto molte esperienze professionali, in una moltitudine di settori, ma non ho mai trovato un impiego che mi soddisfacesse. In ogni lavoro ho sempre trovato lati negativi che sovrastavano quelli positivi. Ad eccezione di un paio di esperienze a tempo determinato, affrontate più come un gioco che come un lavoro, non sono mai stato contento di andare a lavorare.

L’ho fatto solo per guadagnare e per “compiacere la gente”. Adesso che ho 40 anni e dovrei essere più maturo ed avere la cosiddetta testa sulle spalle, non sono cambiato. Nonostante abbia un impiego a tempo indeterminato, non sono per niente soddisfatto.

Mi annoio a lavorare e non vedo l’ora di tornare a casa. Penso tutti i giorni di dimettermi, ma non lo faccio, perché mi dispiacerebbe rinunciare ad uno stipendio (anche se questa rinuncia non influirebbe in maniera incisiva sul budget familiare e sul mio tenore di vita) e per “non vergognarmi” di fronte alla gente, dicendo che preferisco stare a casa, piuttosto che lavorare.

Però mi chiedo: “Vale la pena lavorare solo per poter dire agli altri che si ha un’occupazione”? “Vale la pena lavorare solo per guadagnare uno stipendio?”.

Vi sarei grato se mi deste qualche consiglio e qualche spunto di riflessione per affrontare questo mio cruccio. Vi chiederei, se possibile, di pubblicare questa mia domanda in maniera anonima e di trasmettermi la risposta privatamente, tramite e-mail.

GRAZIE.

Caro Saverio, 

purtroppo il concetto di lavoro ha un valore sociale, differente tra culture diverse. Nella società in cui viviamo il lavoro è associato alla propria vita, si vive per lavorare. O almeno è quello che ci hanno sempre insegnato. In verità non esistono regole, ciascuno dovrebbe affrontare la sfera lavorativa come crede, senza la necessità di avere pregiudizi o di essere visto in malo modo da persone esterne.  

Se per te la dimensione economica che il tuo lavoro ti fornisce è superflua, se puoi permetterti di non avere quell’entrata a fine mese, e se il tuo lavoro non ti soddisfa, potresti tentare di ripartire. Ti consiglio di provare a cercare dentro di te cosa ti piace, cosa ti rende felice. A volte non è semplice leggersi dentro, andare alla ricerca di quei tasselli che costruiscono la propria essenza. Ma è necessario farlo per poter vivere bene. Se questo però ti risulta difficoltoso, o ti crea paura per qualche motivo, ti consiglio di chiedere aiuto ad un professionista. Ma non vivere mai una vita che non ti appartiene, una vita che non desideri. Non procrastinare il tempo, scopri ciò che ti fa stare bene ed inseguilo. Non abbiamo tempo illimitato, né possiamo ipotecare il futuro, ma una cosa è certa. Ora puoi fare cose infinite, persino ripartire da te stesso. Scegliti. 

Un abbraccio 
Davide Bertelloni (unopsicologo.it)