Ansie ossessioni e pensieri suicidari
Sono un uomo sui 40 anni, sposato e con figli, da circa un anno sto soffrendo di ansia, ho pensieri ossessivi e penso molte volte al suicidio. Inizialmente avevo anche problemi di attacchi di panico che mi hanno portato a qualche crisi di pianto e a rinchiudermi nel bagno come unico luogo nel quale mi sentivo al sicuro e in pace. Pensavo che il problema fosse il lavoro e quindi ho cambiato, sono stato un paio di volte dalla psichiatra ma poi non ho continuato nell'illusione che il problema fosse generato da ansie lavorative. Ora dopo circa 9 mesi ansie, pensieri ossessivi continuano a tormentarmi. Ho paura di aver fatto errori sul lavoro, di aver commesso chissà cosa, alcune volte mi rendo conto che questi pensieri nascono da cose addirittura inventate dalla mia mente o da ricordi inesatti. Il periodo di ansia dura alcuni giorni, sto bene per circa una settimana e poi vengono fuori nuove ansie. Anche su questioni che non dovrebbero avere alcun problema non riesco a capacitarmi e continuo a pensarci con esiti nefasti a livello personale o economico, immagino scenari brutti, di essere accusato di chissà cosa sul lavoro o in altri contesti. Mi rendo conto di dover iniziare una terapia ma non riesco a trovare la forza e alcune volte unica consolazione è quella di sparire definitivamente e trovare pace. I momenti di pace mi spingono poi a essere positivo ma purtroppo si ricomincia sempre daccapo.
Gentile Andrea,
mi spiace per la sua situazione, che immagino logorante ed estenuante, considerando i continui cicli di miglioramento e ulteriore peggioramento che descrive. Probabilmente vive anche la frustrazione di vedere ogni volta dissolversi la speranza di guarigione quando il ciclo ricomincia, riconducendola inesorabilmente a stare male di nuovo.
Dal suo racconto, tenderei ad escludere che il lavoro costituisca la causa profonda del suo disagio, anche perché questo non è svanito quando ha cambiato. Mi sembra piuttosto uno dei contesti in cui i suoi sintomi trovano maggiore terreno fertile per esprimersi e manifestarsi: la paura di commettere errori e di ricordare in maniera inesatta, di fatto, corrisponde essa stessa a un pensiero ossessivo, che la porta a temere di essere responsabile di esiti spiacevoli se non addirittura catastrofici.
Un percorso di sostegno psicologico potrebbe allora aiutarla ad identificare l’origine del suo malessere e, sulla base di questa consapevolezza, sviluppare strategie per gestirla. Concordo che iniziare una terapia richieda molta forza. Ma di forza e motivazione ne ha già dimostrate parecchie sia rivolgendosi alla psichiatra sia condividendo qui per iscritto la sua storia. È su quella forza che la invito a far leva, per provare a trovare pace senza necessariamente arrendersi alle lusinghe della tentazione autodistruttiva, le cui promesse di risoluzione dei problemi sono vane e illusorie.
Resto a disposizione.
Psicologo - Lecce