Dott.ssa Debora Govoni

Dott.ssa Debora Govoni

Psicologa, Psicoterapeuta psicoanalitica

il mio "handicap"

Sono Maria e ho 19 anni.
Vivo costantemente nella paura di essere abbandonata. Una decina di anni fa ho perso una delle persone più importanti della mia vita, mia zia, e non mi sono mai ripresa del tutto; ogni giorno affiorano i ricordi e cerco invano di reprimerli.
E per di più vivo nel senso di colpa di non averle mai mostrato veramente quanto ci tenessi a lei. L'ultima cosa che le ho detto prima che morisse è stata un insulto.
Tale perdita ha influenzato pesantemente la mia personalità e le mie relazioni sociali; prima ero una ragazzina molto vivace, socievole, spigliata, non avevo alcun problema a fare amicizia con le persone; mentre ora non ci riesco più.
Ho degli amici, se così si possono definire. Anzi convinco me stessa di avere degli amici, ma in realtà sono e sarò sempre sola nella mia bolla, nella mia zona di comfort. Con alcuni riesco a mostrare leggermente briciole di una vecchia me, con altri fingo di essere un'altra persona oppure mi comporto da persona normale quando invece dentro ho tantissima rabbia e dolore repressi che dovrei invece esternare per stare meglio con me stessa. Tendo sempre ad allontanare gli amici a cui tengo di più perchè so che senza di me staranno meglio. Non a caso mia madre mi ha più volte detto "per il tuo carattere schifoso non avrai mai un vero amico, un migliore amico (parola che io non oso neanche pronunciare)". Con la mia famiglia ho a tratti un bel rapporto. La maggior parte delle volte li tratto consapevolmente male non so per quale motivo. Forse l'unico membro della mia famiglia con cui mi trovo assai bene è mia sorella chissà perchè, forse perchè entrambe eravamo molto legate a mia zia e quindi, avendo provato gli stessi sentimenti, ci proteggiamo l'un l'altra.
Fatto sta che vorrei capire perchè sono cosi, perchè non riesco ad andare avanti...vorrei solo fuggire lontano e dimenticare ogni cosa, lasciare tutti i problemi alle spalle e rinascere proprio come una dannata fenice.
E per finire molte volte mi sento come Mersault, il personaggio de "Lo straniero" di Albert Camus, perchè ho il difetto/capacità di fregarmene di qualsiasi cosa, anche di qualcosa di molto grave.
Devo continuare a ignorare tutto e tutti, soprattutto il dolore, o riaprire lo scrigno del mio cuore?

Cara Maria,

Da quello che racconti non deve essere stato facile perdere una persona a te così cara, con cui probabilmente avevi un rapporto molto intimo e affettuoso.

Tutti necessitiamo di un tempo personale per affrontare una perdita importante, associato alle diverse paure e timori che tale lutto può portare con sé.

È possibile che, come tu stessa hai anticipato, il fatto di aver perso un affetto così importante può forse averti portata a investire con maggiore difficoltà su altri affetti, con il timore di poterli perdere o deludere.

Comprendo bene anche la tua sensazione di colpa ma posso assicurarti Maria, che la tua amata zia si ricorderà certamente di te per tutto l’affetto e l’intimità tra voi, non solamente per la tua ultima frase.

In conclusione, quello che mi verrebbe da suggerirti è di provare a contattare il dolore che hai provato, questa perdita e quanto ha significato per te, per poi poterti gradualmente sentir sempre più legittimata ad avere al fianco nuove persone, nuovi cari, nuovi amici che possano apprezzarti per come davvero sei, e solamente tu sai.

Per fare questo, potresti anche farti accompagnare da una professionista che ti permetta di portare “fuori” certe sensazioni ed emozioni, così da elaborarle e sentirti sempre più pronta a convivere e dialogare con ciò che è accaduto, lasciando che ciò che è stato non influenzi totalmente nè nasconda quanto di bello c’è in te.

Ti auguro davvero di riuscire a fare questo passo.

Per qualsiasi informazione, domanda o dubbio non esitare a contattarmi.

Un caro saluto

Dott.ssa Govoni