Dott.ssa Debora Manoni

Dott.ssa Debora Manoni

Psicoterapeuta cognitivo - comportamentale/Neuropsicologo Clinico

Dubbi su come gestire un comportamento di mia figlia

Buongiorno, avrei bisogno di un consiglio su come affrontare alcuni comportamenti di mia figlia che ha 12 anni. Leggendo alcuni messaggi sul suo cellulare qualche mese fa sono venuta a sapere che la sua amica del cuore le ha confidato di essere omosessuale. Da quel momento mia figlia è cambiata moltissimo, all'inizio si è definita anche lei omosessuale, poi bisessuale, poi ancora pan sessuale e alla fine omnisessuale (non si definiva così con tutti, ma solo quando parlava con le sue amiche più intime). Da premettere che prima di allora era una ragazzina molto semplice, piuttosto ignara riguardo all'argomento LGBT. Sicuramente la confidenza della sua amica l'avrà messa di fronte a questa realtà e, a mio avviso, l'avrà anche turbata e confusa, tanto è vero che nel giro di pochissimo ha variato ampiamente il suo orientamento sessuale. Ho cercato di parlarne con mia figlia, spiegandole che per me è importante la sua felicità e che l'accetterei comunque, anche se prima di definirsi in un modo piuttosto che un altro, dovrebbe essere più consapevole, ma ho ottenuto solo un muro di silenzio e un atteggiamento di fastidio per essermi interessata ai fatti suoi e non ha gradito questa mia intromissione. Così ho deciso di non riprendere l'argomento e di "supervisionare" dall'esterno i suoi comportamenti e soprattutto la sua serenità.
Dopo qualche tempo ho notato che aveva iniziato a definirsi no binary e a usare pronomi maschili. Anche in questo caso soltanto con le sue amiche intime o in alcuni commenti su alcuni social, dove si è data un nome neutro.
Questa cosa mi ha gettato completamente nello sconforto, vedo che la situazione si sta complicando, mi chiedo perchè dovrebbe preferire i pronomi maschili se è sempre stata molto femminile? Ho paura che da sola non riesca a gestire questi sentimenti così contrastanti, anche se apparentemente sembra serena. Riprendere l'argomento con lei non porta a nulla, non ne vuole parlare con me e non gradisce l'idea di parlare con uno psicologo. Per questo motivo chiedo a voi un consiglio, lascio passare un po' di tempo per capire se spontaneamente mia figlia trovi la sua strada? o sarebbe opportuno che mi facessi aiutare io per cercare di seguirla meglio?
Da premettere che fino ad ora, all'esterno per lo meno, è rimasta la ragazzina brava, educata, che va bene a scuola e questo mi fa pensare che sia serena.
Allo stesso tempo ho paura, mi sento impotente e sconvolta da qualcosa che non avevo mai nemmeno immaginato, pensando all'adolescenza temevo tante cose, ma una cosa del genere non mi aveva mai sfiorato. Vi ringrazio per i consigli che vorrete darmi.

Buongiorno, comprendo il suo stato d'animo sia come psicologa che come mamma. Sua figlia si trova ad affrontare una età molto delicata dove la scoperta del mondo sessuale ha una grande rilevanza. I coetanei sono un punto di riferimento e possono avere una grande influenza su credenze e comportamento. Cercare di parlare apertamente con sua figlia senza giudizio è fondamentale; un ascolto sincero per collegarsi con le sue emozioni è la miglior cosa da fare anche se capisco che per un genitore può essere difficile. Confrontarsi con una psicologa sarebbe da supporto anche per lei stessa dato che dalle sue parole percepisco una certa instabilità su come procedere con sua figlia. Sarebbe opportuno che sua figlia accettasse di parlare con una psicologa, magari può proporglielo dicendole che una figura professionale può aiutarla a far chiarezza sul periodo di confusione che sta attraversando... una psicologa non è un'amica, può fornire una comprensione più profonda dei sentimenti, emozioni e pensieri che si provano. Se sua figlia capisse questo probabilmente capirebbe anche che la prima a trovare conforto sarebbe lei stessa. Cordiali saluti.