Dott.ssa Elisabetta Gagliardi

Dott.ssa Elisabetta Gagliardi

Psicologo, Psicoterapeuta

A 5 anni sembra avere paura di relazionarsi e di interagire

Buongiorno,

mio figlio ha 5 anni, non ha fatto il nido ed è all'ultimo anno di scuola materna "privata".
Non è mai andato alla scuola in piena felicità.

I primi 6 mesi ha tanto pianto prima di andare a scuola e mentre lo lasciavamo alla maestra. Poi nei mesi successivi sembrava assestarsi, ma dopo che una bambina gli ha detto che la mamma non sarebbe venuta a prenderlo, è ricaduto nell'oblio e solo all'ultimo mese si è un po' assestato.
Il secondo e terzo anno ha pianto poco, ma sempre con questa tristrazza che lo pervade da quando si sveglia a quando lo lasciamo alla porta della classe; vuole tante coccole, ti bacia in continuazione, come se avesse paura di perderti e vuole mille rassicurazioni, che andremo a prenderlo alle 15.30 precise e non ci dobbiamo far sorpassare dalle altre mamme.
Il suo asilo è molto bello e raramente vedo bambini tristi o piangere.
Le insegnanti dicono che una volta in classe si comporta sempre benissimo, è attivo, partecipa, ma a volte ha dei momenti di sconforto o di crollo in pianto.
La scorsa domenica andiamo al museo dei bambini di Milano per un'attività ludica.
Appena entra vede gli altri bambini della sua età e si mette a piangere e dice che vuole andare via.
Con calma lo facciamo ragionare e cerchiamo di farlo partecipare.
L'animatrice a terra con intorno gli altri bimbi felici e contenti che interagivano, lui in un angolo al limite del cerchio con una parte del corpo che doveva stare attaccata a noi. E noi li a spiegargli che non doveva stare appiccicato a noi, ma divertirsi come gli altri bambini "era un laboratorio con esperimenti sui colori"; un'attività che a lui piace molto a casa, nel senso che gli piace molto sperimentare cose nuove soprattutto "scientifiche".
Questa situazione si è presentata in altre situazioni simili es. scuola di calcio che ha voluto lasciare dopo un mese, all'inizio di ottobre, e non lo abbiamo forzato a continuare (all'inizio diceva che non gli piaceva, ma poi dopo due mesi sembrava uscita una frustrazione perché non gli riusciva segnare), poi il miniclub al mare perchè voleva stare solo con noi....
Con noi è praticamente sempre felice e giocoso, ha molta voglia di imparare anche se a volte quando da per assodato che un gioco l'ha imparato è ora di farne uno nuovo e lo abbandona.
Insomma non so se siamo i classici genitori che si preoccupano per poco, ma vedere gli altri bambini felici di stare tra di loro e lui sempre diffidente, che si lascia andare con moltissima fatica, ci dà da pensare.
Forse lo teniamo troppo addosso a noi, forse dovremmo essere più genitori distaccati, o forse perché è figlio unico.
A noi comunque dà molta tristezza vederlo affrontare la sua giovinezza con questa "angoscia".
Ringrazio chiunque avrà il piacere e la cortesia di rispondere.

Buonasera Marco,

comprendo le sue riflessioni. Mi chiedevo, al di là del giusto incoraggiamento che date al vostro piccolo e alle buone occasioni di socializzazione che pensate per lui, quale siano le idee e le premesse sul mondo esterno e sull'altro che il vostro piccolo potrebbe avere fatto sue. Magari queste premesse possono essere state veicolate direttamente da voi, oppure da qualcuno che è vicino al bimbo e si occupa di lui. Quali idee circolano nella vostra cerchia familiare sul mondo esterno e sulla dimensione dell'estraneo, del non noto? Forse una riflessione in questo senso potrebbe aiutarvi a fare chiarezza. I piccoli sono molto sensibili ai non detti e alle idee degli adulti che li circondano. Il mio è solo uno spunto di riflessione non necessariamente esaustivo. Le auguro buona serata.