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Dott.ssa Francesca Carubbi

Psicologo, Psicoterapeuta

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Sto con un compagno che fa uso di cocaina

salve...attualmente sto con un compagno che fa uso di cocaina ormai dall eta di 20 anni. ad oggi ne ha 42. la dove non utilizza quella dorga beve a dismisura e fuma spinelli. in tutti questi mesi sono riuscita a farmi raccontare tutto ,la mia impressione e' che ha frustrazioni interne dolori mancanza di autostima ,lui soffre molto poiche si rende conto di tutto cio che gli ha tolto questo suo stile di vita e le dipendenze di cui fa uso. vorrebbe riniziare una seconda vita e cosi mi ha chiesto aiuto. nel mio piccolo mi sono informata e le possibilita' ad oggi sono due: rivolgersi al s.e.r.t di zona e richiedere un percorso di terapia territoriale con colloqui individuali o di gruppo e controlli di esami per verificarne l inuso. ( gia anni fa , a quanto mi e' stato detto haveva provato ma con nessun risultato dopo due mesi, fece l agopuntura e qualche colloquio con psicologo) smise di andare... la seconda possibilita e' fare un trattamento breve di disintossicazione in un ospedale di verona ( li usano il NALOXONE e altre medicine di provenienza inglese)ed in contemporanea appoggiarsi ad uno psicologo-spicoterapeuta che usi un trattamento cognitivo comportamentale delle dipendenze.qual e' il vostro parere?inoltre vi chiedo se esiste un comportamento adeguato da adottare con lui. lui e' un uomo chiuso che fugge fronte ai problemi, sofre internamente in silenzio. ad oggi ha un comportamento infantile ,insensibile e al quanto egoistico.. dettato forse da cio che il suo stile di vita gli ha tolto, e forse anche da coloro che l hanno circondato facendoglio solo morali e dando giudizi senza mai realmente ascoltando la sua persona paure e debolezze. cosa mi consigliate? al di la se la nostra storia funzionera' o meno io vedo in lui un anima che merita essere aiutato. certa di una benevole risposta un sorriso per voi . grazie
Buonasera Sonia. Prima di parlare dei trattamenti più idonei, le voglio dire che comprendo la sua voglia di aiuatare la pesrona che ama, di starle vicino, al di là dei pregiudizi e delle difficoltà. Tuttavia, vorrei chiederle se è cosciente e consapevole di cosa le attende. Questo certamente non per spaventarla, ma per farle capire che ci saranno giorni molto faticosi e frustranti, poiché curare la tossicodipendenza è un processo lungo e faticoso: due mesei sono davvero pochi. Ci volgiono anni di terapia per avre una stabilizzazione dell'astinenza e l'acquisizione di comportamenti sociali più adeguati.E riordi un aspetto importante: il cambiamento dipende da lui: è lui il responsabile della sua vita. Le dico questo in quanto il pericolo di molto familiari, specialmente delle compagne, è quello di divenire "crocerossine", sostituendosi in tutto e per tutto a loro, arrivando ad instaurare una vera e propria co - dipendenza, ovvero un comportamento di controllo sull'altro, talmente pressante, da dimenticarsi di se stessi, da annullarsi tanto da non ascoltare più i propri bisogni. Il co - dipendente sente di esistere e funzionare solo in funzione del dipendente. Può essere considerata una vera propria forma di dipendenza relazionale. Essere consapevoli di questo ci aiuta ad avere aspettative realistiche di cambiamento per l'altro: il suo compagno ha una storia di 20 anni di cocaina e non sono pochi. Ed è vero quello che dice: dietro all'uso di qualsiasi sostanza o della messa in atto di comportamenti compulsivi c'è sempre una persona, un'anima sofferente. E come ogni persona, le persone che soffrono di dipendenza (perché di malattia si tratta) hanno bisogno di riconoscimento, di amore, di qualcuno che si accorgano del soggetto che sta dietro alla sostanza, che si è smarrito. MA occorre che per primo questi inizi ad amarsi a cercare e chiedere aiuto, a non demoralizzarsi davanti alle ricadute, che non si aspettino un cambiamento in pochi mesi. Il suo compagno dovrà lottare e lei, se vuole, con lui, con amore e anche con fermezza se necessario e con onestà, comunicandogli ciò che per lei è inaccettabile. Per i trattamenti: la detossificazione, in effetti, è un metodo più veloce, ma riguarda prettamente una pulizia dei recettori sensibili alla gratificazione legata all'uso della sostanza. Ricrdi: un trattamento integrato, sia farmacologico che psicoterapeutico, è, secondo gli studi più recenti, il metodo più efficace anche se temporalmente più lungo. Un caro saluto. Cordialmente
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Psicologo, Psicoterapeuta - Pesaro e Urbino

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