Frequento un ragazzo che in passato ha sofferto di disturbo bipolare

Gent.mi, ho 38 anni e da circa due mesi frequento un ragazzo che ne ha 39 e che, fino ad ora anche se è un periodo breve, si è comportato con me in maniera ineccepibile!!!! L'altra sera mi ha detto che gli sembrava corretto dirmi una cosa su di lui molto personale: mi ha raccontato che da adolescente era una persona egoista ed era convinto che lui fosse perfetto, poi a 23 anni si era innamorato e, dopo che la ragazza l'ha lasciato, ha avuto un esaurimento nervoso. I suoi genitori spaventati l'hanno portato da un psichiatra che gli ha diagnosticato un disturbo bipolare (stando a lui perchè poco dopo si era comprato una macchina... una golf) con prescrizione di terapia farmacologica che prosegue tutt'ora. Lui mi ha confessato che i farmaci continua a prenderli soprattutto per far star tranquilli i suoi genitori ma non con regolarità perché dice di non percepire differenze fra quando le prende e quando no. Ho apprezzato molto il suo gesto di sincerità nei miei confronti, siamo stati a parlarne per tutta la serata, ma io mi sono sentita male.... Le mie domande sorgono spontanee: la diagnosi era corretta? Perché lo psichiatra che l'ha in cura non gli propone di provare a diminuire i dosaggi per vedere cosa succede ? Potrebbe avere un senso fare altri consulti? Io lavoro in ospedale e conosco i vari approcci dei medici.... C'è chi prima di darti un farmaco passano mesi e chi invece li prescrive con troppa facilità.... ma capisco anche che non dev'essere facile gestire una situazione del genere! Non esiste un esame diagnostico, qualche tipo di rmn, in grado di valutare se il problema esiste a livello cerebrale? Vi ringrazio in anticipo per il valido supporto che darete, ho letto alte domande e risposte e le ho veramente apprezzate! Viviana

Gentile Viviana,

 se la diagnosi effettuata è corretta, il disturbo bipolare è una condizione che non può completamente "passare". Certo con le terapie giuste si può tenere sotto controllo (ad esempio utilizzando farmaci stabilizzatori dell'umore e psicoterapia), anche in maniera molto efficace, come sembra nel caso del suo ragazzo. E' strano ma non impossibile che non sia mai stata proposta una variazione nella terapia farmacologica. Rispetto a un esame che rilevi la malattia (RMN, TAC, ecc) non è possibile stabilire relazioni così certe tra quanto si osserva e il disturbo. Il cervello - e ancor più la mente - è estremamente complesso. Ci sono molti fattori che concorrono a creare una condizione di questo genere e quelli organici e rilevabili sono solo una parte. Ma se posso permettermi, io cercherei di capire cosa realmente voglia cercare. Cosa di questa patolgia la allarmi tanto. E' con questo che forse deve fare i conti, magari prima di coinvolgere una persona che sembra stare bene in un nuovo iter diagnostico o in una variazione della cura, che potrebbe essere per lui molto pesante.

Molti auguri