Ragazzino difficile?

Buongiorno,
Sono una mamma di tre ragazzi. Il secondo mi sta dando tantissimo problemi. Il primo ha 16 anni, il secondo 13 e la terza 12. Il secondo, sta peggiorando sempre più. Sin dalla scuola elementare le insegnanti dicevano che poteva fare di più. Ora è in terza media, e di studiare proprio non ha voglia.
Passa il tempo tra telefono e tablet, gli viene ripetutamente detto di metterli a posto ma non ascolta. Ho provato a dargli una sberla, ma visto che è più alto di me, mi è difficile. Non valgono rimproveri, né punizioni. Risponde con un tono che con i miei genitori non ho mai usato. Ho perso la pazienza. Non so più come comportarmi con lui. Vorrei si rendesse conto di come è diventato.

Gentile Claudia,

al di là del momento particolare che stiamo e che stanno vivendo, i ragazzi dell'età di suo figlio sono sempre più soggetti a malesseri che, inconsapevolmente, tentano di "auto-curare" con l'uso, spesso eccessivo, dei dispositivi elettronici. E' molto importante che i genitori facciano attenzione a quanto li usano e come. Uso il plurale perché, se presenti entrambe, è fondamentale che madre e padre siano concordi sul porre dei limiti e quali debbano essere. Si può decidere che i dispositivi elettronici si debbano usare solo in determinati momenti della giornata, ad esempio, o per un certo numero di ore. Si può inoltre decidere di bloccare la navigazione su certi siti anche tramite app che permettono un controllo da remoto (ad esempio dal cellulare del genitore).

Il fatto che suo figlio non abbia voglia di studiare può essere un'inclinazione, se ad esempio ha altre passioni (sport, interessi alternativi) o propensione per attività più pratiche e concrete; oppure può essere segno di disagio, di poca fiducia nelle proprie capacità. Non è possibile dirlo a priori, senza conoscerlo. Questo è anche l'anno in cui deve effettuare la scelta per le scuole superiori. Anzi dovrebbe averla già fatta. Sarebbe importante tenere conto della sua fatica già attuale per evitare ulteriori frustrazioni future e scontri con voi.

Rispetto ai metodi "punitivi", mi permetto di dire che non hanno molta validità né efficacia, specie se suo figlio ha già ora un atteggiamento di prevaricazione, per cui non si ottiene nulla a meno di non alzare il livello dei conflitti quotidiani.

E' vero che suo figlio avrebbe bisogno di potersi rendere conto di come è diventato e, aggiungerei, di immaginare come voglia diventare; ma per farlo ha bisogno di una guida e di uno sguardo esterno, che lo faccia prima sentire accolto, non giudicato come inevitabilmente succede con i genitori o con i professori. Potreste chiedere un aiuto a una professionista della vostra zona, magari se ci fosse nella scuola di suo figlio la psicologa scolastica vi potrebbe dare l'indicazione di una collega esperta in adolescenza.

Io ricevo a Monza, se lo ritiene utile può contattarmi per altre informazioni sull'apposito modulo contatti di questo sito.

Molti auguri

Francesca Fontana