Relazione terapeuta-paziente

Buongiorno a tutti.

Sono una ragazza di 22 anni, sono in terapia da 2 anni (ero già stata in terapia con lo stesso terapeuta anni fa).
Sento di voler bene al mio terapeuta e sento che questo sentimento è ricambiato (come se fosse un rapporto padre-figlia).
Sono cresciuta in una famiglia con dei genitori che non sono stati cattivi, so per certo che hanno sempre desiderato il meglio per me e che abbiano usato tutti gli strumenti che avevano a disposizione, ma hanno avuto tante mancanze affettive nei miei confronti. Mi sono sempre stati vicini fisicamente, ma è mancato il sostegno morale, sono mancate le parole, gli abbracci, le carezze, il rispecchiamento, il contenimento... È mancata tutta la parte emotiva.
Sento che il terapeuta ha riempito e sta riempendo questi vuoti, le cose che mi dice e che mi riconosce mi fanno tanto piacere, perché so che sono davvero sentite, ma allo stesso tempo mi fanno tanta paura. Ho paura di essere legata più a lui che ai miei genitori, ho paura di non trovare nessun altro che sia in grado di riempire questo vuoti.
Ho paura di non riuscire a interrompere la terapia.
La terapia non è stata tutta in salita, ci sono stati dei momenti davvero difficili, lo psicologo si è preoccupato per me e mi è sempre stato vicino (nel rispetto del setting e dei limiti) con messaggi e parole di conforto che nessuno ha mai avuto per me.
Sono sola, ho qualche amica che vedo saltuariamente, ma si tratta di rapporti superficiali.. no ho mai avuto un ragazzo.
Sento di non aver ancora risolto tutto ciò che mi ha spinto ad andare in analisi, ho ancora tanti obbiettivi da raggiungere e sento di avere bisogno della terapia ma allo stesso tempo sono davvero preoccupata per questo rapporto col terapeuta, ho paura che in questo momento possa farmi più male che bene.

Non so cosa fare, sono molto confusa.

Gentile Laura, 

non c'è un modo giusto per chiarirsi questi dubbi, se non quello di affrontarli col suo terapeuta. Forse teme che esponendoglieli lui possa sentirsi ferito? Ma la persona che meglio la conosce  e che è in più un professionista, non avrà alcun problema a parlarne con lei e capire insieme cosa la preoccupi. Da quanto ci scrive non mi sembrerebbe proprio il momento di interrompere la terapia. Potrebbe essere invece un momento in cui sente di dipendere troppo da lui e la cosa la spaventa un po'. Penso proprio che serva parlarne e fare eventualmente qualche piccolo cambiamento. Ma lo deciderete insieme.

Si rivolga a lui con la fiducia di sempre.

Molti auguri